Tutti gli errori dei 5 Stelle sull'Isis - Diritto di critica
Da Di Battista a Di Stefano, sulle loro parole ecco qualche dovuta precisazione
Parole sconcertanti quelle di due deputati del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda lo Stato Islamico di Iraq e Siria (Isis), gruppo terrorista che da settimane sta perpetrando massacri e violenze di ogni tipo nei confronti delle minoranze nel nord dell’Iraq. Non è mia intenzione intervenire su esternazioni ideologiche o opinioni politiche quanto piuttosto mettere in evidenza alcuni punti su Isis, Iraq e Califfato messi in evidenza dai due deputati e che risultano parzialmente se non totalmente scorretti. Ci sarebbero ulteriori elementi su cui discutere ma, per motivi di spazio, mi limiterò ai sopra citati e ad alcune considerazioni personali. Partiamo dall’intervista di Manlio Di Stefano, capogruppo M5S alla commissione Esteri della Camera, secondo cui: “fenomeni radicali come l’Isis sarebbero da approfondire con calma e rispetto”….. Egli ha poi aggiunto: “Noi occidentali abbiamo dato per scontato che la nostra fosse l’unica democrazia possibile. Affrontare le cause con rispetto significa interrogarsi se non ci siano altre forme di governo e di democrazia che vanno bene per i posti dove sono”. Di Stefano ha inoltre definito la dichiarazione dell’Isis di “arrivare fino a Roma” come un “più voi intervenite, più noi reagiremo”. A rincarare la dose è intervenuto il deputato M5s Alessandro Di Battista con un post sul blog di Beppe Grillo, secondo cui il terrorismo è “la sola arma violenta rimasta a chi si ribella”. Secondo Di Battista: Non sta scritto da nessuna parta che popolazioni diverse debbano vivere sotto la stessa bandiera. Occorre, finalmente, trovare il coraggio di riflettere su un nuovo principio organizzativo. Troppi confini sono stati tracciati a tavolino con il righello dalle potenze coloniali del ‘900. L’obiettivo politico (parlo dell’obiettivo politico non delle assurde violenze commesse) dell’ISIS, ovvero la messa in discussione di alcuni stati-nazione imposti dall’occidente dopo la I guerra mondiale ha una sua logica. Il processo di nascita di nuove realtà su base etnica è inarrestabile sia in Medio Oriente che in Europa. Bisogna prenderne atto e, assieme a tutti gli attori coinvolti, trovare nuove e coraggiose soluzioni.” Al punto 6 “dibba” afferma: “Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione. Questo è un punto complesso ma decisivo…..Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore. Compito difficile ma necessario, altrimenti non si farà altro che far crescere il fenomeno”. A questo punto è necessario mettere in evidenza alcuni punti:
1- “Arrivare fino a Roma” non è in senso allegorico e non sta certo a significare “più voi intervenite, più noi reagiremo”. Credere ciò significa in primis ignorare totalmente la storia della penisola italiana che da metà dell’IX secolo dc al 1571 ha subito ripetuti tentativi di conquista da parte delle armate islamiche. In secondo luogo significa ignorare tutta una serie di documentazioni e filmati di diversi predicatori radicali, trasmessi ben prima dell’avvento dell’Isis in Iraq; basta pensare a quello di Yunis al-Astal, l’11 aprile 2008, nella Gaza da poco conquistata da Hamas, trasmesso e tradotto dal Memri; eccone una parte: “Allah vi ha scelto per Lui e per la Sua religione, così che voi siate un motore per trascinare la sua nazione, verso la fase di successione, sicurezza e consolidamento del potere e persino con la conquista attraverso la dawa (proselitismo) e le conquiste militari delle capitali del mondo intero. Molto presto, se Allah vuole, Roma verrà conquistata, proprio come fu conquistata Costantinopoli, come profetizzato dal nostro profeta Maometto. Oggi Roma è la capitale dei cattolici, la capitale dei crociati, che ha dichiarato la sua ostilità all’Islam e che ha insediato i fratelli delle scimmie e dei maiali in Palestina per prevenire la rinascita dell’Islam. Questa loro capitale sarà una postazione avanzata della conquista islamica, che si espanderà poi interamente al resto d’Europa e poi nelle Americhe e in Europa orientale……” Interpretare un sermone del genere in senso “allegorico” significa veramente arrampicarsi sugli specchi. Il sito “The Investigative Project” ricorda che nel lontano 1995, ben prima dell’ 11 settembre 2001, il leader spirituale dei Fratelli Musulmani, Yusuf Qaradawi, aveva parlato della conquista di Roma a una conferenza della Muslim Arab Youth Association (Maya) a Toledo, Ohio: “Cosa resta, allora, è quello di conquistare Roma. La seconda parte del presagio. ‘La città di Hiraq [una volta imperatore di Costantinopoli] sarà conquistata prima,’ quindi ciò che rimane è quello di conquistare Roma. Ciò significa che l’Islam tornerà in Europa per la terza volta, dopo che è stato espulso due volte … conquista attraverso Da’wa [proselitismo], che è quello che speriamo. Conquisteremo l’Europa, noi conquisteremo l’America! Non attraverso la spada, ma per mezzo di Da’wa. ” Che si tratti di dawa e di spada, gli intenti sono più che evidenti.
2- Una gran confusione tra “Califfato”, “etnie” e “imperialismo”
Secondo quanto si legge dalle dichiarazioni di Di Battista, l’Isis metterebbe in discussione i confini tracciati a tavolino dalle potenze coloniali a favore di nuove realtà su base etnica, o almeno così si capisce. Nulla di più sbagliato; l’Isis è agli antipodi del discorso “etnico”, a favore di un’ideologia totalitarista, estremista, violenta, volta a cancellare fisicamente qualunque tipo di differenza ideologico-religiosa (come dimostrano gli stermini messi in atto). Un Isis che è stato tra l’altro condannato dalle principali guide religiose del mondo sunnita e sciita. Per l’Isis si è soltanto musulmani (o meglio, quello che loro pensano voglia dire “essere musulmani), senza distinzione di razza, nazionalità, etnia, si è tutti uguali, anzi, si deve essere tutti uguali, pena la morte. Il gesto di bruciare il passaporto, ripreso, in video da numerosi jihadisti, parla chiaro. Le nazioni non esistono, esiste soltanto il califfato, a prescindere dalla nazionalità e dalla provenienza. L’Isis ha tra le sue fila combattenti provenienti da tutto il mondo, parecchi dei quali sotto i 30 anni; dal Marocco all’Indonesia, dal Pakistan ai Balcani alla Cecenia; ci sono poi interni battaglioni di europei provenienti in gran parte da Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Svezia, Germania e anche Italia, con tanto di traduttori in battaglia. Molti dei suoi reclutatori si trovano in Europa e sono cittadini europei. Si tratta tra l’altro di un’organizzazione che ormai ha ben pochi legami con quella che una volta era “al-Qaeda Iraq” e che nulla ha ormai a che vedere con la “resistenza irachena” all’invasione americana, come dimostra la struttura stessa dell’organizzazione.
3- L’imperialismo dell’Isis
Si può essere d’accordo sul fatto che l’Isis voglia cancellare i confini nazionali, ma per imporne di nuovi, ampi, basati sul Califfato, ovvero il dominio di un presunto Stato Islamico in espansione su una vasta area che dovrebbe includere anche l’Europa. Un ennesimo progetto imperialista, basato su una differente ideologia, ma pur sempre imperialista. Se dunque per i deputati grillini l’espansione statunitense in Medio Oriente viene definita “imperialismo”, come definirebbero l’espansione di uno Stato Islamico in Occidente? “Lotta per la libertà e l’ingiustizia”?
4- Il rispetto
Secondo i deputati M5s bisognerebbe “approfondire i fenomeni radicali con rispetto” e “smettere di considerare il terrorista come “soggetto disumano”. Bisognerebbe chiedere loro come si dovrebbe dunque considerare chi seppellisce vivi i bambini, chi mette in atto stupri di massa, chi trucida con esecuzioni sommarie centinaia di uomini. Coloro che marchiano le porte delle abitazioni di sciiti e cristiani per renderli riconoscibili. Sono questi i personaggi con cui i due parlamentari vorrebbero intavolare una discussione? Sarebbero queste le “forme di governo alternative alla democrazia che andrebbero bene per i posti dove sono”? Dal nord dell’Iraq emergono racconti agghiaccianti di uomini uccisi a sangue freddo, donne e bambini separati, stupri di massa e i lor signori parlano di “umanità”? Di rispetto? Il rispetto si guadagna col merito, con il coraggio, si può aver rispetto per persone come Mahmoud al-Asali, professore di legge all’Università di Mosul, ucciso dai terroristi dell’Isis per essersi opposto alla distruzione delle proprietà dei cristiani, ma non di certo per chi commette crimini di questo. www.giovannigiacalone.net
Parole sconcertanti quelle di due deputati del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda lo Stato Islamico di Iraq e Siria (Isis), gruppo terrorista che da settimane sta perpetrando massacri e violenze di ogni tipo nei confronti delle minoranze nel nord dell’Iraq. Non è mia intenzione intervenire su esternazioni ideologiche o opinioni politiche quanto piuttosto mettere in evidenza alcuni punti su Isis, Iraq e Califfato messi in evidenza dai due deputati e che risultano parzialmente se non totalmente scorretti. Ci sarebbero ulteriori elementi su cui discutere ma, per motivi di spazio, mi limiterò ai sopra citati e ad alcune considerazioni personali. Partiamo dall’intervista di Manlio Di Stefano, capogruppo M5S alla commissione Esteri della Camera, secondo cui: “fenomeni radicali come l’Isis sarebbero da approfondire con calma e rispetto”….. Egli ha poi aggiunto: “Noi occidentali abbiamo dato per scontato che la nostra fosse l’unica democrazia possibile. Affrontare le cause con rispetto significa interrogarsi se non ci siano altre forme di governo e di democrazia che vanno bene per i posti dove sono”. Di Stefano ha inoltre definito la dichiarazione dell’Isis di “arrivare fino a Roma” come un “più voi intervenite, più noi reagiremo”. A rincarare la dose è intervenuto il deputato M5s Alessandro Di Battista con un post sul blog di Beppe Grillo, secondo cui il terrorismo è “la sola arma violenta rimasta a chi si ribella”. Secondo Di Battista: Non sta scritto da nessuna parta che popolazioni diverse debbano vivere sotto la stessa bandiera. Occorre, finalmente, trovare il coraggio di riflettere su un nuovo principio organizzativo. Troppi confini sono stati tracciati a tavolino con il righello dalle potenze coloniali del ‘900. L’obiettivo politico (parlo dell’obiettivo politico non delle assurde violenze commesse) dell’ISIS, ovvero la messa in discussione di alcuni stati-nazione imposti dall’occidente dopo la I guerra mondiale ha una sua logica. Il processo di nascita di nuove realtà su base etnica è inarrestabile sia in Medio Oriente che in Europa. Bisogna prenderne atto e, assieme a tutti gli attori coinvolti, trovare nuove e coraggiose soluzioni.” Al punto 6 “dibba” afferma: “Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione. Questo è un punto complesso ma decisivo…..Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore. Compito difficile ma necessario, altrimenti non si farà altro che far crescere il fenomeno”. A questo punto è necessario mettere in evidenza alcuni punti:
1- “Arrivare fino a Roma” non è in senso allegorico e non sta certo a significare “più voi intervenite, più noi reagiremo”. Credere ciò significa in primis ignorare totalmente la storia della penisola italiana che da metà dell’IX secolo dc al 1571 ha subito ripetuti tentativi di conquista da parte delle armate islamiche. In secondo luogo significa ignorare tutta una serie di documentazioni e filmati di diversi predicatori radicali, trasmessi ben prima dell’avvento dell’Isis in Iraq; basta pensare a quello di Yunis al-Astal, l’11 aprile 2008, nella Gaza da poco conquistata da Hamas, trasmesso e tradotto dal Memri; eccone una parte: “Allah vi ha scelto per Lui e per la Sua religione, così che voi siate un motore per trascinare la sua nazione, verso la fase di successione, sicurezza e consolidamento del potere e persino con la conquista attraverso la dawa (proselitismo) e le conquiste militari delle capitali del mondo intero. Molto presto, se Allah vuole, Roma verrà conquistata, proprio come fu conquistata Costantinopoli, come profetizzato dal nostro profeta Maometto. Oggi Roma è la capitale dei cattolici, la capitale dei crociati, che ha dichiarato la sua ostilità all’Islam e che ha insediato i fratelli delle scimmie e dei maiali in Palestina per prevenire la rinascita dell’Islam. Questa loro capitale sarà una postazione avanzata della conquista islamica, che si espanderà poi interamente al resto d’Europa e poi nelle Americhe e in Europa orientale……” Interpretare un sermone del genere in senso “allegorico” significa veramente arrampicarsi sugli specchi. Il sito “The Investigative Project” ricorda che nel lontano 1995, ben prima dell’ 11 settembre 2001, il leader spirituale dei Fratelli Musulmani, Yusuf Qaradawi, aveva parlato della conquista di Roma a una conferenza della Muslim Arab Youth Association (Maya) a Toledo, Ohio: “Cosa resta, allora, è quello di conquistare Roma. La seconda parte del presagio. ‘La città di Hiraq [una volta imperatore di Costantinopoli] sarà conquistata prima,’ quindi ciò che rimane è quello di conquistare Roma. Ciò significa che l’Islam tornerà in Europa per la terza volta, dopo che è stato espulso due volte … conquista attraverso Da’wa [proselitismo], che è quello che speriamo. Conquisteremo l’Europa, noi conquisteremo l’America! Non attraverso la spada, ma per mezzo di Da’wa. ” Che si tratti di dawa e di spada, gli intenti sono più che evidenti.
2- Una gran confusione tra “Califfato”, “etnie” e “imperialismo”
Secondo quanto si legge dalle dichiarazioni di Di Battista, l’Isis metterebbe in discussione i confini tracciati a tavolino dalle potenze coloniali a favore di nuove realtà su base etnica, o almeno così si capisce. Nulla di più sbagliato; l’Isis è agli antipodi del discorso “etnico”, a favore di un’ideologia totalitarista, estremista, violenta, volta a cancellare fisicamente qualunque tipo di differenza ideologico-religiosa (come dimostrano gli stermini messi in atto). Un Isis che è stato tra l’altro condannato dalle principali guide religiose del mondo sunnita e sciita. Per l’Isis si è soltanto musulmani (o meglio, quello che loro pensano voglia dire “essere musulmani), senza distinzione di razza, nazionalità, etnia, si è tutti uguali, anzi, si deve essere tutti uguali, pena la morte. Il gesto di bruciare il passaporto, ripreso, in video da numerosi jihadisti, parla chiaro. Le nazioni non esistono, esiste soltanto il califfato, a prescindere dalla nazionalità e dalla provenienza. L’Isis ha tra le sue fila combattenti provenienti da tutto il mondo, parecchi dei quali sotto i 30 anni; dal Marocco all’Indonesia, dal Pakistan ai Balcani alla Cecenia; ci sono poi interni battaglioni di europei provenienti in gran parte da Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Svezia, Germania e anche Italia, con tanto di traduttori in battaglia. Molti dei suoi reclutatori si trovano in Europa e sono cittadini europei. Si tratta tra l’altro di un’organizzazione che ormai ha ben pochi legami con quella che una volta era “al-Qaeda Iraq” e che nulla ha ormai a che vedere con la “resistenza irachena” all’invasione americana, come dimostra la struttura stessa dell’organizzazione.
3- L’imperialismo dell’Isis
Si può essere d’accordo sul fatto che l’Isis voglia cancellare i confini nazionali, ma per imporne di nuovi, ampi, basati sul Califfato, ovvero il dominio di un presunto Stato Islamico in espansione su una vasta area che dovrebbe includere anche l’Europa. Un ennesimo progetto imperialista, basato su una differente ideologia, ma pur sempre imperialista. Se dunque per i deputati grillini l’espansione statunitense in Medio Oriente viene definita “imperialismo”, come definirebbero l’espansione di uno Stato Islamico in Occidente? “Lotta per la libertà e l’ingiustizia”?
4- Il rispetto
Secondo i deputati M5s bisognerebbe “approfondire i fenomeni radicali con rispetto” e “smettere di considerare il terrorista come “soggetto disumano”. Bisognerebbe chiedere loro come si dovrebbe dunque considerare chi seppellisce vivi i bambini, chi mette in atto stupri di massa, chi trucida con esecuzioni sommarie centinaia di uomini. Coloro che marchiano le porte delle abitazioni di sciiti e cristiani per renderli riconoscibili. Sono questi i personaggi con cui i due parlamentari vorrebbero intavolare una discussione? Sarebbero queste le “forme di governo alternative alla democrazia che andrebbero bene per i posti dove sono”? Dal nord dell’Iraq emergono racconti agghiaccianti di uomini uccisi a sangue freddo, donne e bambini separati, stupri di massa e i lor signori parlano di “umanità”? Di rispetto? Il rispetto si guadagna col merito, con il coraggio, si può aver rispetto per persone come Mahmoud al-Asali, professore di legge all’Università di Mosul, ucciso dai terroristi dell’Isis per essersi opposto alla distruzione delle proprietà dei cristiani, ma non di certo per chi commette crimini di questo. www.giovannigiacalone.net
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Rizzetto è un ipocrita.
Ed i giornalisti sono fascisti. Sottolineo fascisti.
Infatti Di Battista si è espresso in modo molto diverso da come viene raccontato. Rizzetto sa benissimo che un mese fa discussero a lungo nel M5S della “ricerca di metodi pacifici per la soluzione delle controversie internazionali”. Tenendo ben presente che i veri terroristi sono gli USA che ammazzano “gratuitamente” centinaia di migliaia di persone ogni anno ed in tutto il globo terrestre direttamente o indirettamente come nel caso di Israele e Palestina.
Pannella è l’unico che abbia letto con attenzione e fatto i dovuti appunti a tutta la classe dei media che farneticano in continuazione contro “la migliore gioventú”… che sta tutta nel M5S e non tra gli scout o a Casa Pound.
Di Battista dice tutt’altro e mi meraviglio che anche Huffington Post sia caduto nella rete dei “semplici e disonesti”.-
Ecco cosa dice Di Battista: “Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori:”..
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e bravo giacalone, anche oggi ti sei guadagnato il tuo biscottino!
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