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Diritto di critica | November 5, 2024

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Padre Dall'Oglio, un anno di silenzi

In questa Italia distratta ormai in ferie oppure concentrata a commentare le vicende di Gaza, in pochi si sono ricordati di un triste anniversario che ricorre proprio oggi: un anno fa veniva rapito padre Paolo Dall’Oglio. Il religioso è stato rapito in un altro di quei Paesi di cui ormai quasi non si parla più: la SiriaEra rientrato nel Paese dopo l’espulsione da parte del regime di Assad, per mediare la liberazione di alcuni ostaggi. Tutto avrebbe dovuto svolgersi in segreto e durare pochi giorni. Poi qualcosa non è andato per il verso giusto e di Paolo Dall’Oglio si sono perse le tracce.

In Siria padre Dall’Oglio aveva dato vita a una comunità monastica che per trent’anni ha vissuto in un Paese mosaico di religioni, tradizioni e culture. Tre decenni fa, infatti, aveva dato il via alla ricostruzione del monastero di Mar Musa al Habashi, sui monti Qalamun. 

Dopo la sua scomparsa, il 29 luglio del 2013, sulla sorte di padre Dall’Oglio sono circolate tante e troppe voci, tutte smentite – una dopo l’altra. Diverse, infatti, sono state le notizie di un’esecuzione da parte degli uomini dell’Isis. Ma si è parlato anche di un fantomatico incontro con una delegazione italiana per trattare la sua liberazione. Ad oggi di certo c’è solo la speranza della sua liberazione, che sia ancora vivo e che possa tornare presto a casa, come auspicato anche da papa Francesco.

E ieri i familiari del sacerdote hanno lanciato un appello in inglese via Youtube per chiedere “ai responsabili della scomparsa di un uomo buono, di un uomo di fede, di un uomo di pace, di avere la dignità di farci sapere della sua sorte”.

“Da un anno – hanno sottolineato – non si hanno più notizie di nostro figlio e fratello Paolo, sacerdote, gesuita, italiano, scomparso in Siria il 29 luglio 2013. Tanto, troppo tempo anche per un luogo di guerra e sofferenza infinita come la Siria […] in tanti pregheremo e saremo vicino a lui, a tutti i rapiti, agli ingiustamente imprigionati e alle tante persone che soffrono a causa di questa guerra”.

Per non dimenticare. Per ridare speranza.

@emilioftorsello