Pos obbligatorio, una legge "all'italiana"
Entra in vigore l'obbligo di accettare pagamenti con bancomat e carte di credito. Ma non ci sono sanzioni. Ecco perché
Prendiamola con un sorriso. Perché altrimenti ci sarebbe da piangere. La nuova legge sul Pos obbligatorio per pagamenti sopra i 30 euro è forse l’emblema comico di un Paese che fa una legge pur sapendo che nessuno l’applicherà. Anni fa si soleva dire: “Fatta la legge, trovato l’inganno”. Ora siamo al paradosso che lo stesso legislatore fornisce al “furbetto” il modo per aggirarla.
Nessuna sanzione. La norma, entrata in vigore oggi, viene da lontano. Fu il governo Monti a concepirla. Prevede che tutti gli esercizi commerciali e tutti i professionisti e artigiani debbano dotarsi del Pos per pagamenti superiori ai 30 euro. Così, se un cliente estrae dal proprio portafogli il bancomat o la carta di credito al momento del pagamento, gli esercenti non possono accampare scuse. Peccato che, nonostante la legge sia ben chiara, chi dovesse rifiutarsi di accettare pagamenti via Pos non rischia nulla. Infatti, la legge non prevede, al momento, alcuna forma di sanzione.
Un colpo al cerchio e uno alla botte. Anche se la cosa può far sorridere, non si tratta di una dimenticanza del legislatore. La norma nasce per combattere l’evasione, contribuendo ad aumentare il numero delle transazioni tracciabili. In un Paese dove la “moneta elettronica” fatica a prender piede e dove l’economia sommersa rappresenta il 17% del Pil, questa legge avrebbe potuto essere una vera e propria manna dal cielo per combattere il malcostume italico. Ma se oggi possedere un bancomat o una carta di credito è facile ed economico, dall’altro lato – cioè quello degli esercenti – detenere un Pos rappresenta un costo non indifferente. Secondo La Repubblica, un commerciante con un fatturato di circa 50mila euro, sarà costretto a pagare a fine anno 1.700 euro tra l’istallazione, la manutenzione e il canone del Pos. Un vero e proprio balzello che, in molti casi, è insostenibile.
La responsabilità delle banche. Così, niente multe o sanzioni, proprio perché era chiaro che per i commercianti, professionisti e artigiani un costo del genere è insostenibile, anche in considerazione della crisi. La responsabilità maggiore è quella delle banche. In Italia, infatti, le commissioni sulle transazioni elettroniche via Pos sono tra le più costose al mondo. Questo perché non si è sviluppato un mercato realmente libero per questo servizio. La Confesercenti, in alternativa a questa legge, propone una strada volontaristica basata su incentivi fiscali per chi decide di istallare un Pos e la riduzione di un punto percentuale dell’Iva per il cliente che vuole pagare con carta di credito o bancomat. Rimane comunque la necessità di ridurre, magari anche per legge, le commissioni su transazioni “virtuali” che hanno costi reali minimi per le banche.
Prendiamola con un sorriso. Perché altrimenti ci sarebbe da piangere. La nuova legge sul Pos obbligatorio per pagamenti sopra i 30 euro è forse l’emblema comico di un Paese che fa una legge pur sapendo che nessuno l’applicherà. Anni fa si soleva dire: “Fatta la legge, trovato l’inganno”. Ora siamo al paradosso che lo stesso legislatore fornisce al “furbetto” il modo per aggirarla.
Nessuna sanzione. La norma, entrata in vigore oggi, viene da lontano. Fu il governo Monti a concepirla. Prevede che tutti gli esercizi commerciali e tutti i professionisti e artigiani debbano dotarsi del Pos per pagamenti superiori ai 30 euro. Così, se un cliente estrae dal proprio portafogli il bancomat o la carta di credito al momento del pagamento, gli esercenti non possono accampare scuse. Peccato che, nonostante la legge sia ben chiara, chi dovesse rifiutarsi di accettare pagamenti via Pos non rischia nulla. Infatti, la legge non prevede, al momento, alcuna forma di sanzione.
Un colpo al cerchio e uno alla botte. Anche se la cosa può far sorridere, non si tratta di una dimenticanza del legislatore. La norma nasce per combattere l’evasione, contribuendo ad aumentare il numero delle transazioni tracciabili. In un Paese dove la “moneta elettronica” fatica a prender piede e dove l’economia sommersa rappresenta il 17% del Pil, questa legge avrebbe potuto essere una vera e propria manna dal cielo per combattere il malcostume italico. Ma se oggi possedere un bancomat o una carta di credito è facile ed economico, dall’altro lato – cioè quello degli esercenti – detenere un Pos rappresenta un costo non indifferente. Secondo La Repubblica, un commerciante con un fatturato di circa 50mila euro, sarà costretto a pagare a fine anno 1.700 euro tra l’istallazione, la manutenzione e il canone del Pos. Un vero e proprio balzello che, in molti casi, è insostenibile.
La responsabilità delle banche. Così, niente multe o sanzioni, proprio perché era chiaro che per i commercianti, professionisti e artigiani un costo del genere è insostenibile, anche in considerazione della crisi. La responsabilità maggiore è quella delle banche. In Italia, infatti, le commissioni sulle transazioni elettroniche via Pos sono tra le più costose al mondo. Questo perché non si è sviluppato un mercato realmente libero per questo servizio. La Confesercenti, in alternativa a questa legge, propone una strada volontaristica basata su incentivi fiscali per chi decide di istallare un Pos e la riduzione di un punto percentuale dell’Iva per il cliente che vuole pagare con carta di credito o bancomat. Rimane comunque la necessità di ridurre, magari anche per legge, le commissioni su transazioni “virtuali” che hanno costi reali minimi per le banche.