Gli 80 euro? "Non bastano, serve la riforma del lavoro"
La Corte dei Conti avverte il governo: "Così si rischia di non centrare il pareggio di bilancio del 2016"
Gli 80 euro? Non bastano. È la Corte dei Conti a lanciare l’allarme. Se l’iniziativa del governo rappresenta una boccata d’aria per 11 milioni di italiani e uno stimolo per l’economia, secondo l’istituto statale questa non può essere intesa come una riforma strutturale. La tassazione sul lavoro e sulle aziende è ancora troppo alta. Insomma, secondo la Corte, il governo deve portare avanti una riforma fiscale coraggiosa e drastica che trasformi completamente l’Irpef.
“Tagliare le tasse sul lavoro, aumentare quelle sui consumi”. Secondo le recentissime indicazioni della Commissione europea, il governo italiano ha già fatto molto ma deve proseguire verso una riforma completa del sistema fiscale: abbattere il cuneo fiscale e aumentare la tassazione sui consumi. Significa, quindi, che il premier dovrà impegnarsi a ridurre il costo del lavoro a vantaggio delle imprese e dei lavoratori (le prime potranno “respirare” ed investire, mentre i secondi potranno spendere di più), ma puntare su un aumento ulteriore dell’Iva. Tradotto: stipendi più ricchi, ma prezzi in crescita.
Rischio evasione. Se da una parte, in teoria, tutto questo permetterebbe di uscire dal rischio di finire in una spirale deflattiva, dall’altro bisogna tenere conto dell’elevata evasione fiscale nel nostro Paese. Senza una lotta seria contro i “furbetti” (l’Iva è una delle tasse più evase) si rischia di vanificare una riforma non ancora programmata dal governo Renzi.
Pareggio di bilancio? “Solo con investimenti e riforma del lavoro”. La Corte dei Conti ha analizzato vari scenari. Solo quello che prevede uno shock positivo di investimenti in Italia potrebbe permettere di rispettare i parametri europei. Ma se gli investimenti dovessero tardare, il governo rischia di non riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio nemmeno nel 2016, dopo lo slittamento ottenuto dalla Commissione europea. Secondo la Corte, solo una riforma radicale del mercato del lavoro produrrebbe uno shock positivo che avrebbe come effetto non solo una sensibile riduzione della pressione fiscale, ma anche un aumento della spesa pubblica.
Gli 80 euro? Non bastano. È la Corte dei Conti a lanciare l’allarme. Se l’iniziativa del governo rappresenta una boccata d’aria per 11 milioni di italiani e uno stimolo per l’economia, secondo l’istituto statale questa non può essere intesa come una riforma strutturale. La tassazione sul lavoro e sulle aziende è ancora troppo alta. Insomma, secondo la Corte, il governo deve portare avanti una riforma fiscale coraggiosa e drastica che trasformi completamente l’Irpef.
“Tagliare le tasse sul lavoro, aumentare quelle sui consumi”. Secondo le recentissime indicazioni della Commissione europea, il governo italiano ha già fatto molto ma deve proseguire verso una riforma completa del sistema fiscale: abbattere il cuneo fiscale e aumentare la tassazione sui consumi. Significa, quindi, che il premier dovrà impegnarsi a ridurre il costo del lavoro a vantaggio delle imprese e dei lavoratori (le prime potranno “respirare” ed investire, mentre i secondi potranno spendere di più), ma puntare su un aumento ulteriore dell’Iva. Tradotto: stipendi più ricchi, ma prezzi in crescita.
Rischio evasione. Se da una parte, in teoria, tutto questo permetterebbe di uscire dal rischio di finire in una spirale deflattiva, dall’altro bisogna tenere conto dell’elevata evasione fiscale nel nostro Paese. Senza una lotta seria contro i “furbetti” (l’Iva è una delle tasse più evase) si rischia di vanificare una riforma non ancora programmata dal governo Renzi.
Pareggio di bilancio? “Solo con investimenti e riforma del lavoro”. La Corte dei Conti ha analizzato vari scenari. Solo quello che prevede uno shock positivo di investimenti in Italia potrebbe permettere di rispettare i parametri europei. Ma se gli investimenti dovessero tardare, il governo rischia di non riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio nemmeno nel 2016, dopo lo slittamento ottenuto dalla Commissione europea. Secondo la Corte, solo una riforma radicale del mercato del lavoro produrrebbe uno shock positivo che avrebbe come effetto non solo una sensibile riduzione della pressione fiscale, ma anche un aumento della spesa pubblica.
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altro che mose! per salvarvi da queste acque che vi sommergono, vi serve mosè!
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