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Diritto di critica | November 25, 2024

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Analisi di una sconfitta: tutti gli errori di Grillo e Casaleggio

Dall'intervista con Mentana fino al salotto di Vespa, passando per piazza San Giovanni, i due guru del M5S non si sono accorti di tanti - troppi - sbagli

di | 26 Mag 2014Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard

Ma Grillo ha fatto di peggio, perché va bene la protesta al sistema politico finanziario – sacrosanta e su cui è obiettivamente impossibile non concordare – ma l’uso non casuale dei campi di sterminio, ad esempio, che senso aveva? Comunicativamente erun’ascia bipenne medievale a doppia lama: da un lato, significava il lager in cui la politica ha rinchiuso gli italiani, dall’altro, il lager in cui andranno rinchiusi i politici. Bisognava scomodare la Shoah per fare notizia. Usare un immaginario lugubre, tanto per cambiare, ancora di morte. Eppure – come sanno purtroppo benissimo tanti suoi elettori – chi rischia la rovina tutti i giorni vorrebbe anche una speranza.

Forse doveva essere l’ennesima scioccante prova di un movimento diverso dalla vecchia politica, peccato non facesse ridere e giustamente ha indignato. Non solo, ha risvegliato quel legame con la resistenza che – a differenza dei politici – in tanti elettori di sinistra e centrosinistra continua ad essere vivo nonostante il rosso sbiadito e la falce e martello in soffitta. Una cultura che ha almeno il merito di aver creato una maniera di trattare certi argomenti. Con il rispetto e la delicatezza dovuta alle vittime di un orrore iniziato nelle parole prima che nei fatti. Invece niente. Giù tutto al macero, tanto è una battuta. Come quando ha tirato in ballo il Papa – per dire che hanno lo stesso programma – tradendo la paura e la voglia di agganciare qualche voto cattolico.

La frase su Hitler non voleva certo essere un inno al nazismo. È chiaro. Ma Renzi – da bravo boyscout – ha fatto subito notare che non è un nome su cui si può scherzare liberamente. Soprattutto accostandolo a uno dei due tre politici unanimemente amati. Quel tentativo tardivo di rubare Berlinguer alla storia post comunista ha scosso l’animo di quanti lo hanno amato prima di Grillo e Casaleggio. Altro caso strano, prima dici che i partiti sono morti e le ideologie sono sparite, poi inneggi al “dolce Enrico”?

Tuttavia, se l’impegno di Grillo si fosse limitato alle piazze e avesse lasciato spazio ai migliori dei suoi – che almeno a comunicazione sono in gamba – forse la sconfitta sarebbe stata meno cocente, invece, ha messo la sua faccia ovunque, per poi dire che lui non è un leader e il suo non è un partito. E via a una incoerenza dopo l’altra. Dopo aver sempre detto che la tv era finita perché tanto c’era il web, era un mostro pericolosissimo pullulante di servi e lecca culo (che certo non mancano) su cui sputare e da additare al pubblico ludibrio. Uno schifo a cui nessuno doveva avere l’ardire di accedere, ha accettato di esibirsi. Lui in persona, negli studi più importanti in Italia, dove ha fatto discutere non poco. Da Mentana è stato quasi un assolo, ma da Vespa Grillo ha commesso un altro errore. Doveva attendersi che il conduttore di Porta a porta non sarebbe stato tenero con lui, invece, non aveva immaginato le domande, ma, soprattutto, non conosceva le risposte. Su come trovare i soldi per il reddito di cittadinanza, su come arrivare al governo, sul programma. Si è incartato più volte cercando di scantonare sulle domande più stringenti e dando l’idea di non sapere nemmeno lui che cosa andare a fare. È stato fiacco. Quando si è seduto non aveva più il mordente delle filippiche in piazza, è sembrato un uomo normale, anche un po’ pressappochista. Proprio quello che un guru non può essere.

Del resto pressappochista era anche il programma dei cinque stelle, i sette punti erano evanescenti e irrealistici e di Europa, almeno di realizzabile a Strasburgo avevano ben poco. Nemmeno un accenno all’unione bancaria alla riforma del rapporto tra i vari organismi, niente. Tra un referendum sull’euro – assolutamente irrealizzabile, dato che si tratta di una materia di cui referendum non possono occuparsi -, un’abolizione del Fiscal compact (come?) ed ipotetiche alleanze con non identificati paesi mediterranei, più da Risiko che da geopolitica, Grillo ha mostrato carenze al limite dell’ignoranza. Le stesse che lo avevano spinto ad annunciare una multa da 250 mila euro ai parlamentari “traditori”. Un’altra idea assolutamente fuori dalla Costituzione italiana che tutela la libertà del singolo eletto.

Già le epurazioni, avevano messo in risalto il carattere tutto personalistico e legato una leadership carismatica del movimento. Il capo sta sempre sotto i riflettori e chi si oppone o dissente sparisce, muore, semplicemente. Ma in fondo a Grillo i suoi sembrano – o almeno sembravano – perdonare tutto. Tanto che nel PD, in Forza Italia e gli altri ad un certo punto si è creato il terrore, il panico. E qui Renzi ha reagito e – cosa rara per uno che appartiene alla casta dei politici e sa che cosa il popolo pensa di essa- contrattaccato, ma senza inseguire i toni beceri del suo rivale numero uno. Una mossa che – l'”ebetino” – ha senz’altro azzeccato, mentre Grillo ha perso sempre più la sua vis comica, dando l’idea di esagerare. Le piazze piene, il calore di un popolo appassionato e sinceramente convinto, provato e desideroso di cambiare, avrebbero forse consigliato di non strafare.

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