Grillo, il suo blog e quel mix tra politica e pubblicità
Con i banner pubblicitari sul sito il confine tra la comunicazione istituzionale del MoVimento e la produzione di post “strappa clic” è piuttosto labile
di Paolo Ribichini ed Emilio Fabio Torsello
IL GRAFFIO – È l’organo di informazione per eccellenza del MoVimento 5 Stelle: il blog di Beppe Grillo, dal quale il comico genovese lancia invettive, insulti, campagne. È intorno ad un “non-giornale” che ruota tutto. Ruota la comunicazione politica, ruota la “contro-informazione” a 5 stelle, ruota ogni aspetto della vita pubblica del MoVimento. Insomma, un blog che è allo stesso tempo sede virtuale del partito, organo di stampa e macchina per raccogliere pubblicità. In ultimo: l’indirizzo web è presente
Quel blog è un organo ufficiale. Precisiamo subito che non c’è nulla di male o di illegale a finanziare un partito, con qualsiasi mezzo permesso dalla legge. Quindi, visto che il MoVimento ha rinunciato al finanziamento pubblico (a eccezione di quello a uso dei gruppi parlamentari e consiliari), è più che lecito che possa chiedere soldi attraverso sottoscrizioni volontarie. Ma Beppe Grillo, però, non si limita a questo. Il suo blog, che è organo ufficiale del MoVimento (la sua pagina /movimento5stelle è indicata nello statuto firmato dal comico, suo nipote e il suo commercialista il 18 dicembre 2012 a Cogoleto (Ge), come luogo virtuale di riferimento per le comunicazioni del MoVimento stesso) non appartiene ai 5 Stelle, bensì, si legge sempre nello statuto firmato oltre un anno fa, a lui. “Giuseppe Grillo, in qualità di titolare effettivo del blog raggiungibile dall’indirizzo www.beppegrillo.it, mette a disposizione della costituita Associazione […] la pagina del blog www.beppegrillo.it/movimento5stelle […]. Spettano quindi al Signor Giuseppe Grillo […] titolarità e gestione della pagina del blog www.beppegrillo.it/movimento5stelle”. Eppure, controllando i dati di registrazione, il blog di Grillo è stato registrato non dal comico, bensì da un certo Emanuele Bottaro di Modena. Co-fondatore di una società specializzata nella realizzazione di siti internet, la HCE, di recente, è stato querelato con l’accusa di diffamazione a mezzo internet per un post pubblicato sul blog. Come mai Grillo non si assume la responsabilità civile e penale di ciò che compare sul suo blog?
Pubblicità e marketing politico. Ecco la prima anomalia. La seconda invece riguarda la pubblicità presente sul sito web. Nulla di illegale, è chiaro. Ma certamente una scelta poco opportuna, soprattutto perché gestita con modalità aziendalistiche più che politiche. Perché è chiaro che il confine tra la comunicazione istituzionale del MoVimento e la produzione di post “strappa clic” è piuttosto labile. Il sistema che genera visite sul blog di Grillo è stupefacente: Facebook gioca un ruolo centrale. Qui, infatti, lo staff del comico produce un elevato numero di post che vengono visualizzati dai suoi 1,3 milioni di fan. Si tratta di post che non danno quasi mai una notizia o un’informazione in modo completo da subito (con titolo e didascalia esaustivi), ma sono scritti in modo da incentivare il clic sul link: “È accaduto nei corridoi del Parlamento! Ecco chi c’era ad aspettare il pd: [link] Smascheriamoli!” oppure “il video che nessun tg vi ha mostrato. E’ successo a Milano: [link] Diffondete!”. Sono questi alcuni esempi di post “strappa clic” che lo staff di Grillo diffonde quotidianamente. Inoltre, il blog ospita sulla colonna di destra alcuni post di TzeTze, piattaforma di Gianroberto Casaleggio che raccoglie gli incipit di articoli scritti in rete (accostandoli ad un banner pubblicitario) e che a sua volta riprende alcuni post pubblicati sul blog di Grillo.
Cavalcare il sentiment della rete. Insomma, quando Beppe Grillo scrive un post, lo fa scrivere ad altri o ospita contributi come quelli del professor Paolo Becchi o di Claudio Messora, lo fa come politico o come editore che si deve confrontare con le esigenze del mercato della comunicazione sul web? E quanto, in questo, è libero di scrivere ciò che pensa piuttosto che cavalcare il sentiment della Rete? Perché, pur trattandosi di un blog, la sua struttura ha un costo. Grillo assicura che gli introiti pubblicitari servono a mala pena a coprire le spese di gestione. Ma poco importa. Sia che questo blog sia fonte di ingenti guadagni, sia che lotti per la sopravvivenza economica, resta il fatto che dipende dall’aspetto economico. Forse lo strumento meno adatto per fare politica, con la P maiuscola.
di Paolo Ribichini ed Emilio Fabio Torsello
IL GRAFFIO – È l’organo di informazione per eccellenza del MoVimento 5 Stelle: il blog di Beppe Grillo, dal quale il comico genovese lancia invettive, insulti, campagne. È intorno ad un “non-giornale” che ruota tutto. Ruota la comunicazione politica, ruota la “contro-informazione” a 5 stelle, ruota ogni aspetto della vita pubblica del MoVimento. Insomma, un blog che è allo stesso tempo sede virtuale del partito, organo di stampa e macchina per raccogliere pubblicità. In ultimo: l’indirizzo web è presente
Quel blog è un organo ufficiale. Precisiamo subito che non c’è nulla di male o di illegale a finanziare un partito, con qualsiasi mezzo permesso dalla legge. Quindi, visto che il MoVimento ha rinunciato al finanziamento pubblico (a eccezione di quello a uso dei gruppi parlamentari e consiliari), è più che lecito che possa chiedere soldi attraverso sottoscrizioni volontarie. Ma Beppe Grillo, però, non si limita a questo. Il suo blog, che è organo ufficiale del MoVimento (la sua pagina /movimento5stelle è indicata nello statuto firmato dal comico, suo nipote e il suo commercialista il 18 dicembre 2012 a Cogoleto (Ge), come luogo virtuale di riferimento per le comunicazioni del MoVimento stesso) non appartiene ai 5 Stelle, bensì, si legge sempre nello statuto firmato oltre un anno fa, a lui. “Giuseppe Grillo, in qualità di titolare effettivo del blog raggiungibile dall’indirizzo www.beppegrillo.it, mette a disposizione della costituita Associazione […] la pagina del blog www.beppegrillo.it/movimento5stelle […]. Spettano quindi al Signor Giuseppe Grillo […] titolarità e gestione della pagina del blog www.beppegrillo.it/movimento5stelle”. Eppure, controllando i dati di registrazione, il blog di Grillo è stato registrato non dal comico, bensì da un certo Emanuele Bottaro di Modena. Co-fondatore di una società specializzata nella realizzazione di siti internet, la HCE, di recente, è stato querelato con l’accusa di diffamazione a mezzo internet per un post pubblicato sul blog. Come mai Grillo non si assume la responsabilità civile e penale di ciò che compare sul suo blog?
Pubblicità e marketing politico. Ecco la prima anomalia. La seconda invece riguarda la pubblicità presente sul sito web. Nulla di illegale, è chiaro. Ma certamente una scelta poco opportuna, soprattutto perché gestita con modalità aziendalistiche più che politiche. Perché è chiaro che il confine tra la comunicazione istituzionale del MoVimento e la produzione di post “strappa clic” è piuttosto labile. Il sistema che genera visite sul blog di Grillo è stupefacente: Facebook gioca un ruolo centrale. Qui, infatti, lo staff del comico produce un elevato numero di post che vengono visualizzati dai suoi 1,3 milioni di fan. Si tratta di post che non danno quasi mai una notizia o un’informazione in modo completo da subito (con titolo e didascalia esaustivi), ma sono scritti in modo da incentivare il clic sul link: “È accaduto nei corridoi del Parlamento! Ecco chi c’era ad aspettare il pd: [link] Smascheriamoli!” oppure “il video che nessun tg vi ha mostrato. E’ successo a Milano: [link] Diffondete!”. Sono questi alcuni esempi di post “strappa clic” che lo staff di Grillo diffonde quotidianamente. Inoltre, il blog ospita sulla colonna di destra alcuni post di TzeTze, piattaforma di Gianroberto Casaleggio che raccoglie gli incipit di articoli scritti in rete (accostandoli ad un banner pubblicitario) e che a sua volta riprende alcuni post pubblicati sul blog di Grillo.
Cavalcare il sentiment della rete. Insomma, quando Beppe Grillo scrive un post, lo fa scrivere ad altri o ospita contributi come quelli del professor Paolo Becchi o di Claudio Messora, lo fa come politico o come editore che si deve confrontare con le esigenze del mercato della comunicazione sul web? E quanto, in questo, è libero di scrivere ciò che pensa piuttosto che cavalcare il sentiment della Rete? Perché, pur trattandosi di un blog, la sua struttura ha un costo. Grillo assicura che gli introiti pubblicitari servono a mala pena a coprire le spese di gestione. Ma poco importa. Sia che questo blog sia fonte di ingenti guadagni, sia che lotti per la sopravvivenza economica, resta il fatto che dipende dall’aspetto economico. Forse lo strumento meno adatto per fare politica, con la P maiuscola.
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