Le lacerazioni dell'Islam italiano, "ma la Dottrina non c'entra"
Intervista a Ibrahim Gabriele Iungo, direttore editoriale della rivista “‘Âlim - The Sharî‘ah Scholar's Journal”
di Giovanni Giacalone | 20 Mag 2014Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Come si può risolvere il problema delle guide spirituali ed imam impreparati?
“Bisogna, per questo, investire innanzi tutto sulle risorse attualmente disponibili, mettendo gli imâm competenti nella condizione di esercitare con serenità e continuità il proprio ruolo di guida e di riferimento, e provvedendo a fornire loro un adeguato supporto linguistico, che gli permetta di misurarsi direttamente con lo specifico contesto italiano e, allo stesso tempo, di garantire quella gran parte dei credenti che eventualmente non parlasse la loro lingua. In secondo luogo, è necessario sostenere e promuovere gli sforzi di coloro che hanno intrapreso od intendono intraprendere un curriculum di studi islamici tradizionali, secondo l’indicazione coranica che invita una parte della comunità ad istruirsi nella religione, di modo che l’intera comunità possa poi beneficiarne: è possibile stabilire all’uopo specifici accordi con centri di studio qualificati, anche appoggiandosi alla mediazione di coloro che vi fossero già iscritti ed impegnati. Contestualmente, è importante che si eviti con accuratezza qualsiasi forma di “mediazione” che preluda alla formazione di una sorta di “imâm di Stato”, il cui cursus studiorum sia dettato da considerazioni di ordine politico; sarebbe invece opportuno coltivare più generalmente rapporti di reciproca fiducia e responsabilizzazione, tra le comunità islamiche e le istituzioni italiane, di modo da agevolare il necessario processo di sviluppo comunitario. In alcuni contesti locali, si tratta di realtà consolidate già da diverso tempo: si tratta ora di superare un approccio “securitario” – che spesso si traduce anche nel tentativo di “influenzare” le comunità, dal punto di vista dottrinale e della loro auto-determinazione identitaria – in favore di un approccio più collaborativo e paritario: anche in questo senso, il ruolo e la funzione di opportune competenze šara‘îtiche rappresenta un elemento di mediazione imprescindibile”.
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di Giovanni Giacalone | 20 Mag 2014Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Come si può risolvere il problema delle guide spirituali ed imam impreparati?
“Bisogna, per questo, investire innanzi tutto sulle risorse attualmente disponibili, mettendo gli imâm competenti nella condizione di esercitare con serenità e continuità il proprio ruolo di guida e di riferimento, e provvedendo a fornire loro un adeguato supporto linguistico, che gli permetta di misurarsi direttamente con lo specifico contesto italiano e, allo stesso tempo, di garantire quella gran parte dei credenti che eventualmente non parlasse la loro lingua. In secondo luogo, è necessario sostenere e promuovere gli sforzi di coloro che hanno intrapreso od intendono intraprendere un curriculum di studi islamici tradizionali, secondo l’indicazione coranica che invita una parte della comunità ad istruirsi nella religione, di modo che l’intera comunità possa poi beneficiarne: è possibile stabilire all’uopo specifici accordi con centri di studio qualificati, anche appoggiandosi alla mediazione di coloro che vi fossero già iscritti ed impegnati. Contestualmente, è importante che si eviti con accuratezza qualsiasi forma di “mediazione” che preluda alla formazione di una sorta di “imâm di Stato”, il cui cursus studiorum sia dettato da considerazioni di ordine politico; sarebbe invece opportuno coltivare più generalmente rapporti di reciproca fiducia e responsabilizzazione, tra le comunità islamiche e le istituzioni italiane, di modo da agevolare il necessario processo di sviluppo comunitario. In alcuni contesti locali, si tratta di realtà consolidate già da diverso tempo: si tratta ora di superare un approccio “securitario” – che spesso si traduce anche nel tentativo di “influenzare” le comunità, dal punto di vista dottrinale e della loro auto-determinazione identitaria – in favore di un approccio più collaborativo e paritario: anche in questo senso, il ruolo e la funzione di opportune competenze šara‘îtiche rappresenta un elemento di mediazione imprescindibile”.