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Diritto di critica | November 5, 2024

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Grillo da Vespa, uno show senza contenuti

Pieno di contraddizioni e non a suo agio. l'ex comico genovese ha davvero vinto la sfida di Porta a Porta?

Tante contraddizioni in meno di un’ora. È Beppe Grillo Show. Questa volta non in piazza e nemmeno nei palazzetti che ospitano i suoi tour. Bensì in tv. Nell’odiata tv del servizio pubblico. Nel salotto “buono” di Bruno Vespa, l’ “uomo-casta” per eccellenza. Ci va perché il MoVimento ha un limite ben identificabile da alcuni approfonditi sondaggi: non conquista le fasce più anziane della popolazione e non sfonda al nord.

Perdere, giocando fuori casa. Quindi, dopo anni di divieti alle partecipazioni nei talk show, dopo “la tv è morta, l’informazione corre sul web”, non resta che arrendersi a mamma Rai. Così, dopo 30 anni, Beppe Grillo rimette piede negli studi della Rai. Ed inizia il suo show. Bisogna conquistare i moderati. Ma gioca subito male le sue carte. Vaga nello studio con atteggiamento supponente, come se fosse sul palco in uno dei suoi show, mentre Vespa fatica a farlo sedere. Funziona finché è in piedi, come quando – decenni fa – faceva ridere con i suoi monologhi a Fantastico, il sabato sera. Ma non è sabato sera, Vespa non è Pippo Baudo e Porta a Porta non è Fantastico. Quando si siede non regge il confronto con un Vespa improvvisamente rinvigorito.

Reddito di cittadinanza? Che confusione. Era chiaro che non giocasse in casa. Ma era anche chiaro che Vespa non sarebbe stato con le mani in mano, ad ascoltare il suo show. Alla domanda “Dove trovate i soldi per il reddito di cittadinanza?”, va nel pallone e non riesce a dare una risposta soddisfacente: per recuperare 19 miliardi via i soldi dei rimborsi elettorali, via alle ruberie, tassiamo il gioco online, via gli F35. Ma quando Vespa gli fa notare che è troppo poco e che i nuovi aerei da guerra vengono realizzati in un impianto hi-tec italiano che fa lavorare migliaia di operai italiani, lui rigira la frittata: “Fategli fare le turbine degli aerei di linea con le stampanti 3D, gli F35 tra due anni sono obsoleti, domani ci saranno i droni”. Quelli, però, non costano. Ma non basta: per recuperare i 19 miliardi “mettiamo un tetto alle pensioni”.

“Via l’Expo”. Per quanto riguarda le elezioni, Vespa gli chiede come pensa di andare al governo senza alleanze, Grillo risponde: “50, 51, 52%…Vespa ci tratta come un partito normale”. E sull’immigrazione il conduttore gli fa notare di avere lo stesso programma di Alfano. “Può darsi”, risponde e devia sui rimborsi elettorali. “Diciamo tutti le stesse cose. Questo è un voto politico tra chi è sincero e chi no”. Su una cosa Grillo, però, è originale: vuole chiudere l’Expo 2015, opportunità per rilanciare il made in Italy nel mondo.

E la lotta all’evasione fiscale? Insomma, molta confusione, poche idee e tanta veemenza. Non è Hitler, non è Stalin. Ci tiene a dirlo e a farlo capire. Ma non frena la lingua. Non la frena nemmeno quando gli sfugge una frase su canone Rai: “Non l’ho pagato due o tre volte”. Trattasi di evasione fiscale. E forse non è un caso che la lotta agli evasori per recuperare i soldi per il reddito di cittadinanza non viene mai citata durante l’intervista.

Quella vecchia volpe di Vespa. Se Grillo è in difficoltà in un terreno che non è il suo, a suo agio è invece Vespa. Non risparmia una parola a Grillo. Abbastanza preciso, si è impegnato a far emergere ogni contraddizione. Non si ricorda una puntata di Porta a Porta così. Forse che il “giornalista della casta” doveva dimostrare proprio al suo principale accusatore di saper fare il suo lavoro?

Purché se ne parli. Poco importa. Conta alla fine il risultato. Grillo non è riuscito a sfondare tra i moderati. Troppa veemenza e troppa confusione. Tuttavia, siamo sicuri che non ha perso voti. Non si trattava, infatti, di un confronto con un altro leader politico, ma di una semplice intervista per convincere i moderati incerti. Qualcuno è stato convinto, molti altri no. Ma già oggi l’intervista di ieri sera è diventata un evento che tutti i giornali e tg stanno riproponendo. Diceva bene Oscar Wilde: “C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé”.

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