Il Movimento 5 Stelle raccontato da Toni Jop
Il cronista dell'Unità da anni fine osservatore del M5S e finito alla gogna sul sito di Grillo, racconta il suo punto di vista sui pentastellati
Con loro non accade nulla di tutto ciò…
Esatto. Per noi, figli della Rivoluzione francese, del movimento operaio, dell’illuminismo e del pensiero liberale, l’ottica è pluralista. Loro invece spostano il punto di vista con il diktat dell'”esiste il problema in quanto tale” quindi – sciolta nell’acido la nostra appartenenza a un fronte politico piuttosto che a un altro – ecco che siamo tutti d’accordo nell’individuare un problema, nell’analizzarlo e nel dargli la stessa soluzione: e possiamo essere sia di estrema sinistra che di Casapound. Viene cancellata la relatività di una realtà invece grande e degna.
Però gli italiani abboccano a questa strategia.
E’ questione di inclinazione. Sono convinto che gli italiani siano un pubblico che abbia bisogno di essere alimentato da uno spettacolo ininterrotto e per un buono spettacolo siano disposti a qualsiasi cosa. E’ come se per un antico cinismo si dica: “sì poi ne parliamo, intanto però lasciami ascoltare questa storia”. Direi che storicamente siamo molto grati alla politica che ci racconta delle storie: lo ha fatto Mussolini, lo ha fatto Berlusconi, lo ha fatto Bossi (pensiamo alle corna sul cappello o alle parole d’ordine più ridicole e più assurde). Poi è venuto Grillo.
Toni, tu sei stato “schedato” come Giornalista del Giorno da Grillo…come sta cambiando il giornalismo italiano?
Io resto sempre sorpreso dalla lentezza con cui il giornalismo italiano segue alcuni fenomeni allarmanti. In larga misura si tende ad accettare la dignità del potere e di chi interpreta questi nuovi fenomeni. Penso che molta stampa in Italia sia disposta a riconoscere e ad accettare e quindi a muoversi di conseguenza.
Quindi anche nei confronti di Grillo.
Certo. Prendiamo il caso di Travaglio. Travaglio è una jena – lo dico positivamente – ed è un dato inconfutabile, con Grillo è passato al pelo rasato di un barboncino. Se non sbaglio, fu il primo a intervistare Grillo e gli ha fatto delle domande che – scherzando – posso dire che non avrei fatto neanche a mia nonna. Gli ha chiesto se per caso guardi i dibattiti politici in televisione. Questa è una delle domande che ha fatto uno dei giornalisti più feroci, più temuti e più dotati che ci siano in Italia.
Quindi il giornalismo italiano si sta adeguando anche a Grillo, nonostante lui critichi di continuo i giornalisti?
Sì. Il fiuto fa parte delle risorse di chi fa questo mestiere. E il fiuto lo applichi sia alle vicende di cronaca nera sia a chi fa politica.
Eppure, tornando al Movimento, i grillini in Parlamento si sono impegnati.
I Cinque stelle sono entrati in Parlamento, si sono messi a studiare intensamente, si sono fatti una cultura in regime di totale isolamento – per loro scelta ma lo hanno fatto – e hanno cercato di produrre e trascinare in Aula questioni che a loro stavano a cuore. Questo bisogna dirlo per essere leali, non bisogna mentire né essere sleali: hanno fatto e hanno prodotto. Ma come in un laboratorio, hanno prodotto in un’ampolla, quindi abbiamo una colonia di batteri con una grandissima vitalità da cui però esce poco o nulla che interessi la collettività nel suo insieme.
Certo ma c’è anche l’atteggiamento.
Beh c’è da dire che sono entrati in Parlamento con l’arroganza e l’ignoranza dei primi della classe, senza aver neanche provato a dimostrarlo: vuol dire che sono usciti da un percorso formativo – ovunque sia avvenuto – il cui obiettivo principale è stampare nel loro cervello la consapevolezza di essere un’avanguardia gloriosa del Movimento. Tutti gli altri – il resto del mondo – sono meno di zero, possono nulla e sanno nulla. Loro, invece, sono i salvatori di un mondo corrotto e sporco. Ma sono arrivati sul fronte istituzionale compiendo una serie di errori enormi dal punto di vista strategico: mai sottovalutare l’avversario, loro invece sottovalutano alcuni avversari molto grandi. Ed è un passo falso che alla fine gli costerà.
Eppure il Pd naviga a vista, Berlusconi è in crisi…
Certo, ma la destra è la destra ed esiste in Italia. Lo stesso movimento di Grillo è un movimento di destra: per come è costruito e per come si muove. Sono tutti codici nettamente di destra. All’interno della piramide poi hanno assunto e attinto temi che sono anche di sinistra. E’ tutto frutto di un processo di riduzione della complessità di tutto ciò che ci circonda: dallo sguardo, al vocabolario, all’uso delle parole. Questa riduzione della complessità ha bisogno di strumenti agili per manifestarsi come surrogato di qualche potere. Ecco che allora vince il “Vaffanculo”. Cosa c’è di più sintetico di una parola sola? Dio deve aver creato il mondo con una parola sola. Nessuna parola da sola ammette repliche. Il “Vaffanculo” indica la direzione della parola: da noi a loro, da me a te, dalla salvezza alla dannazione. Nel seminato del Movimento 5 Stelle c’è molta religione: hanno portato una quantità enorme di persone a credere che con loro è possibile la salvezza. Non cambiare il Paese, non migliorarlo, ma salvarsi. C’è qualcosa di millenaristico in questa nuova politica.
Twitter: @emilioftorsello
Con loro non accade nulla di tutto ciò…
Esatto. Per noi, figli della Rivoluzione francese, del movimento operaio, dell’illuminismo e del pensiero liberale, l’ottica è pluralista. Loro invece spostano il punto di vista con il diktat dell'”esiste il problema in quanto tale” quindi – sciolta nell’acido la nostra appartenenza a un fronte politico piuttosto che a un altro – ecco che siamo tutti d’accordo nell’individuare un problema, nell’analizzarlo e nel dargli la stessa soluzione: e possiamo essere sia di estrema sinistra che di Casapound. Viene cancellata la relatività di una realtà invece grande e degna.
Però gli italiani abboccano a questa strategia.
E’ questione di inclinazione. Sono convinto che gli italiani siano un pubblico che abbia bisogno di essere alimentato da uno spettacolo ininterrotto e per un buono spettacolo siano disposti a qualsiasi cosa. E’ come se per un antico cinismo si dica: “sì poi ne parliamo, intanto però lasciami ascoltare questa storia”. Direi che storicamente siamo molto grati alla politica che ci racconta delle storie: lo ha fatto Mussolini, lo ha fatto Berlusconi, lo ha fatto Bossi (pensiamo alle corna sul cappello o alle parole d’ordine più ridicole e più assurde). Poi è venuto Grillo.
Toni, tu sei stato “schedato” come Giornalista del Giorno da Grillo…come sta cambiando il giornalismo italiano?
Io resto sempre sorpreso dalla lentezza con cui il giornalismo italiano segue alcuni fenomeni allarmanti. In larga misura si tende ad accettare la dignità del potere e di chi interpreta questi nuovi fenomeni. Penso che molta stampa in Italia sia disposta a riconoscere e ad accettare e quindi a muoversi di conseguenza.
Quindi anche nei confronti di Grillo.
Certo. Prendiamo il caso di Travaglio. Travaglio è una jena – lo dico positivamente – ed è un dato inconfutabile, con Grillo è passato al pelo rasato di un barboncino. Se non sbaglio, fu il primo a intervistare Grillo e gli ha fatto delle domande che – scherzando – posso dire che non avrei fatto neanche a mia nonna. Gli ha chiesto se per caso guardi i dibattiti politici in televisione. Questa è una delle domande che ha fatto uno dei giornalisti più feroci, più temuti e più dotati che ci siano in Italia.
Quindi il giornalismo italiano si sta adeguando anche a Grillo, nonostante lui critichi di continuo i giornalisti?
Sì. Il fiuto fa parte delle risorse di chi fa questo mestiere. E il fiuto lo applichi sia alle vicende di cronaca nera sia a chi fa politica.
Eppure, tornando al Movimento, i grillini in Parlamento si sono impegnati.
I Cinque stelle sono entrati in Parlamento, si sono messi a studiare intensamente, si sono fatti una cultura in regime di totale isolamento – per loro scelta ma lo hanno fatto – e hanno cercato di produrre e trascinare in Aula questioni che a loro stavano a cuore. Questo bisogna dirlo per essere leali, non bisogna mentire né essere sleali: hanno fatto e hanno prodotto. Ma come in un laboratorio, hanno prodotto in un’ampolla, quindi abbiamo una colonia di batteri con una grandissima vitalità da cui però esce poco o nulla che interessi la collettività nel suo insieme.
Certo ma c’è anche l’atteggiamento.
Beh c’è da dire che sono entrati in Parlamento con l’arroganza e l’ignoranza dei primi della classe, senza aver neanche provato a dimostrarlo: vuol dire che sono usciti da un percorso formativo – ovunque sia avvenuto – il cui obiettivo principale è stampare nel loro cervello la consapevolezza di essere un’avanguardia gloriosa del Movimento. Tutti gli altri – il resto del mondo – sono meno di zero, possono nulla e sanno nulla. Loro, invece, sono i salvatori di un mondo corrotto e sporco. Ma sono arrivati sul fronte istituzionale compiendo una serie di errori enormi dal punto di vista strategico: mai sottovalutare l’avversario, loro invece sottovalutano alcuni avversari molto grandi. Ed è un passo falso che alla fine gli costerà.
Eppure il Pd naviga a vista, Berlusconi è in crisi…
Certo, ma la destra è la destra ed esiste in Italia. Lo stesso movimento di Grillo è un movimento di destra: per come è costruito e per come si muove. Sono tutti codici nettamente di destra. All’interno della piramide poi hanno assunto e attinto temi che sono anche di sinistra. E’ tutto frutto di un processo di riduzione della complessità di tutto ciò che ci circonda: dallo sguardo, al vocabolario, all’uso delle parole. Questa riduzione della complessità ha bisogno di strumenti agili per manifestarsi come surrogato di qualche potere. Ecco che allora vince il “Vaffanculo”. Cosa c’è di più sintetico di una parola sola? Dio deve aver creato il mondo con una parola sola. Nessuna parola da sola ammette repliche. Il “Vaffanculo” indica la direzione della parola: da noi a loro, da me a te, dalla salvezza alla dannazione. Nel seminato del Movimento 5 Stelle c’è molta religione: hanno portato una quantità enorme di persone a credere che con loro è possibile la salvezza. Non cambiare il Paese, non migliorarlo, ma salvarsi. C’è qualcosa di millenaristico in questa nuova politica.
Twitter: @emilioftorsello