Gli 80 euro? Ecco a chi spettano
Dalla busta-paga di maggio, 10 milioni di italiani con un reddito inferiore ai 26mila euro si ritroveranno accreditato il bonus
“Ci faccio la spesa per due settimane”. La dichiarazione della capolista Pd alle prossime elezioni Europee Pina Picierno sugli 80 euro che molti italiani (circa 10 milioni) si ritroveranno in busta-paga, ha sollevato non poche polemiche. Ma se è vero che con questi soldi un single senza persone a carico riesce ad acquistare i beni di prima necessità senza eccessive rinunce per due settimane, quello che conta è a chi questi soldi spetteranno.
Obiettivo: tornare a spendere. Non tutti spenderanno questi soldi in beni di prima necessità o per pagare le bollette, il mutuo o l’affitto. Perché 80 euro equivalgono ad un buon paio di scarpe, quattro cene in pizzeria, un pieno di benzina, due abbonamenti ai mezzi pubblici, una notte in hotel per due, un viaggio andata e ritorno in treno da Roma a Milano. Poco, troppo poco, sostengono i detrattori del governo. Ma per la prima volta viene detassato il lavoro. Ed è un importante segnale in un paese che ha sempre premiato la rendita e penalizzato i lavoratori.
A chi il bonus di 80 euro? A tutti i lavoratori dipendenti (o con contratti assimilabili) con redditi lordi (al netto di quello derivante dall’abitazione) fino a 24 mila euro. Sono inclusi i contratti a progetto, i contributi per i lavori socialmente utili, le remunerazioni dei sacerdoti, le borse di studio e le pensioni (ma solo quelle complementari). Per redditi superiori il bonus diminuirà progressivamente fino a 26mila euro. Gli 80 euro spettano, però, se l’imposta lorda è superiore alle detrazioni per lavoro dipendente. Spetta comunque se è azzerata da detrazioni per le altre tipologie di detrazione, incluse quelle per carico familiare.
Come si richiede? Gli 80 euro non si richiedono. Sarà il datore di lavoro a versare automaticamente già nella busta paga di maggio la maggiorazione. Infatti, non si tratta di un esborso da parte dello Stato, bensì un mancato incasso sulle trattenute Irpef. Di conseguenza, sono esclusi dai bonus gli incapienti, cioè coloro che guadagnano nell’anno meno di 8mila euro, in quanto già esclusi dalla tassazione. Per loro il governo ha annunciato una serie di interventi a partire da settembre. Esclusi, quindi, anche i disoccupati, ma possono usufruire del bonus anche coloro che hanno perso il lavoro nel 2014 prima del mese di maggio. In questo caso, o nel caso in cui si lavori per un periodo inferiore ai 12 mesi nell’anno corrente, il bonus 640 euro annui sarà ridotto e dovrà essere ricalcolato dal datore di lavoro o in sede di dichiarazione dei redditi.
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“Ci faccio la spesa per due settimane”. La dichiarazione della capolista Pd alle prossime elezioni Europee Pina Picierno sugli 80 euro che molti italiani (circa 10 milioni) si ritroveranno in busta-paga, ha sollevato non poche polemiche. Ma se è vero che con questi soldi un single senza persone a carico riesce ad acquistare i beni di prima necessità senza eccessive rinunce per due settimane, quello che conta è a chi questi soldi spetteranno.
Obiettivo: tornare a spendere. Non tutti spenderanno questi soldi in beni di prima necessità o per pagare le bollette, il mutuo o l’affitto. Perché 80 euro equivalgono ad un buon paio di scarpe, quattro cene in pizzeria, un pieno di benzina, due abbonamenti ai mezzi pubblici, una notte in hotel per due, un viaggio andata e ritorno in treno da Roma a Milano. Poco, troppo poco, sostengono i detrattori del governo. Ma per la prima volta viene detassato il lavoro. Ed è un importante segnale in un paese che ha sempre premiato la rendita e penalizzato i lavoratori.
A chi il bonus di 80 euro? A tutti i lavoratori dipendenti (o con contratti assimilabili) con redditi lordi (al netto di quello derivante dall’abitazione) fino a 24 mila euro. Sono inclusi i contratti a progetto, i contributi per i lavori socialmente utili, le remunerazioni dei sacerdoti, le borse di studio e le pensioni (ma solo quelle complementari). Per redditi superiori il bonus diminuirà progressivamente fino a 26mila euro. Gli 80 euro spettano, però, se l’imposta lorda è superiore alle detrazioni per lavoro dipendente. Spetta comunque se è azzerata da detrazioni per le altre tipologie di detrazione, incluse quelle per carico familiare.
Come si richiede? Gli 80 euro non si richiedono. Sarà il datore di lavoro a versare automaticamente già nella busta paga di maggio la maggiorazione. Infatti, non si tratta di un esborso da parte dello Stato, bensì un mancato incasso sulle trattenute Irpef. Di conseguenza, sono esclusi dai bonus gli incapienti, cioè coloro che guadagnano nell’anno meno di 8mila euro, in quanto già esclusi dalla tassazione. Per loro il governo ha annunciato una serie di interventi a partire da settembre. Esclusi, quindi, anche i disoccupati, ma possono usufruire del bonus anche coloro che hanno perso il lavoro nel 2014 prima del mese di maggio. In questo caso, o nel caso in cui si lavori per un periodo inferiore ai 12 mesi nell’anno corrente, il bonus 640 euro annui sarà ridotto e dovrà essere ricalcolato dal datore di lavoro o in sede di dichiarazione dei redditi.