Così è fallita la "rivoluzione liberale" di Berlusconi - Diritto di critica
Berlusconi ai servizi sociali, il suo storico braccio destro, Dell’Utri, fermato in Libano, Cosentino arrestato in Campania, il portavoce di sempre – Bonaiuti – pronto all’addio, il delfino Angelino Alfano ormai lontano con il suo NCD. E poi i processi, gli scandali e la “decadenza” che hanno infiacchito e indebolito sempre più l’ormai ex Cavaliere e il suo partito, il Pdl degli ultimi anni e oggi Forza Italia.
Ma mentre attorno a lui tutto crollava, Berlusconi ha mollato gli ormeggi ed è andato alla deriva, incapace di individuare un successore, di riformare la classe politica del centrodestra. Il timore che ha impedito questo rinnovamento è stato forse quello di perdere le redini del partito, di essere messo all’angolo dal nuovo venuto, di perdere quella centralità che da sempre era una garanzia anche durante le vicende giudiziarie che hanno costellato la vita politica dell’ex Cavaliere. Per anni, dunque, l’Italia ha dovuto subire i vari Gasparri, Brunetta, Carfagna, Fitto, Gelmini, Razzi, Dell’Utri, e chi più ne ha più ne metta. Personaggi stantii, ridondanti a fronte di un partito che cambiava nome ma non sostanza.
QUANDO DELL’UTRI DICEVA: “LA MAFIA NON ESISTE” – VIDEO
Quella di Dell’Utri fermato a Beirut è solo l’ultima tegola sulla credibilità del partito, ridotto ormai a un carryon che ripete se stesso, con gli stessi medesimi e identici esponenti di sempre. E in un contesto simile, Giovanni Toti può far poco, la caratura dell’ex direttore del telegiornale Mediaset si è misurata sul fuorionda carpito da Repubblica qualche giorno fa.
A pochi giorni dalle europee, dunque, si misura il fallimento della “rivoluzione liberale” con cui Berlusconi si era presentato in politica e che da sempre aveva guidato i suoi comizi e le proposte del centrodestra. Cosa resta di tutto il moto propulsivo del 94? Cenere.
A tutto questo si aggiunga che proprio Berlusconi rappresenta ormai la migliore stampella per Matteo Renzi. E se anche alle europee Forza Italia si ritrovasse terza forza in campo, l’intero centrodestra avrebbe comunque molti più voti rispetto a Grillo, circostanza che permetterebbe di lasciare sostanzialmente immutati gli equilibri. Almeno fino alle prossime elezioni politiche. Per tacer della stampella.
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