Autopsia della retorica di Beppe Grillo, ecco come convince
La retorica di Beppe Grillo nei confronti di chi dissente è sempre la stessa. Molto elementare ma efficace, capace di impattare e agganciare la frustrazione di tanti elettori e la loro rabbia nei confronti della Casta. Nel momento in cui uno dei Parlamentari, sindaci o esponenti del MoVimento 5 Stelle osa criticare la linea del M5S, infatti, le risposte sono quasi sempre simili tra loro: “cerca visibilità!”, “lo fa per soldi”, “è un sabotatore”.
L’ultimo ad andarci di mezzo, in ordine di tempo, è stato il sindaco pentastellato Federico Pizzarotti che in più di un’occasione ha dimostrato di essere un buon amministratore cittadino e – al contempo – di saper prendere le distanze dalle sparate del comico o dalle più radicali decisioni del M5S. Ieri, infatti, riguardo le candidature europee, il sindaco di Parma ha spiegato che si tratta di «gente che noi non abbiamo mai visto. Questo vuol dire che non si sono spesi per il territorio. Non so quali competenze possano esprimere rispetto ai temi da portare avanti. È vero che sono temi europei però l’attivismo è sempre stata una delle basi fondanti del movimento. E in questo modo viene un po’ fatto cadere». Critiche anche alla modalità di votazione: «Per la prima votazione a livello regionale si potevano raccogliere le candidature con un po’ più di tempo. Siamo arrivati un po’ troppo a ridosso delle elezioni, si poteva costruire una rete territoriale con l’impegno di tutti per avere un rapporto più diretto con le rappresentanze». La risposta del comico non si è fatta attendere, prevedibile nei contenuti: “è uno che ha bisogno di visibilità” […] “Pizzarotti può dire quello che vuole, non è che la mia parola vale qualcosa. Io esprimo un parere, sono solo una voce”.
Una replica che racchiude in sé i capisaldi della comunicazione grillina, secondo cui: 1) chi critica lo fa per interesse personale (visibilità, fama, soldi, etc… lo si è visto anche quando alcuni grillini “non autorizzati” hanno partecipato a qualche talk show); 2) Beppe Grillo – di recente autonominatosi “capo politico” del MoVimento – di se stesso dice spesso di essere”solo una voce” e di esprimere “solo un parere”; 3) ognuno, sulla carta, è libero di “dire quello che vuole” (salvo essere espulso in caso di aperto dissenso rispetto all’orientamento generale, come troppe volte già è accaduto).
Scendendo in profondita rispetto alla superficie del messaggio, i significati di questa manciata di parole sono molteplici. L’essere “solo una voce”, ad esempio, richiama il concetto di purezza del singolo cittadino al servizio della comunità, inserito in un movimento che appare così un coro di più voci. Pizzarotti, di contro, “cerca visibilità”, quindi – questo è il messaggio sotteso a quelle poche parole – si sta tirando fuori dalla coralità indistinta di quanti lavorano e sono “solo una voce”: è il singolo Pizzarotti che si estranea, lo fa per ragioni personali, per acquisire ulteriore vantaggio e visibilità rispetto ai “giusti”. E questi primi significati sono sintetizzati in una sentenza secca, diretta, immediata: “è uno che ha bisogno di visibilità”.
E’ utile sottolineare anche un ulteriore particolare: Pizzarotti viene presentato retoricamente in una condizione di svantaggio: “ha bisogno”.
Scendendo ancora di un livello, è facile ritrovare un ulteriore meccanismo comunicativo sotteso, tipico di tanta parte della comunicazione grillina: la comunità dei “cittadini” giusti vs gli italiani che ancora devono essere “convertiti”, i giornalisti “servi”(o “walking dead”), la casta, eccetera. E allora l’appartenenza ai “giusti” contrapposti al mondo circostante è un concetto che appaga, attira con facilità e in un certo senso dà legittimazione etica in un contesto politico fatto di continue notizie di indagini, sprechi e corruzione in politica. Una comunicazione di questo tipo sarebbe anche positiva e utile se non venisse contraddetta dalle espulsioni, dalle direttive e da decisioni prese “in cima” alla piramide pentastellata che da poco ha messo nero su bianco l’esistenza del suo “capo politico“. Lo stesso che ai dissidenti diceva: “Basta! Fuori dalle palle!” […] “Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente“. Non esattamente “solo una voce”.
C’è poi un altro meccanismo molto interessante, che riguarda però il blog e l’illusione per gli attivisti di poter dire la propria, di contare. La fa notare il sociologo Alessandro Dal Lago, nel suo ultimo libro su Beppe Grillo, pubblicato da Cronopio: ““In termini comunicativi, la presenza sul blog di centinaia o migliaia di commenti, positivi o negativi, plaudenti o insultanti, comporta semplicemente la loro neutralizzazione. Chi posta un commento si illude di esprimersi, di partecipare, mentre la sua opinione è insignificante, finendo tutt’al più per confluire nel computo dei favorevoli o contrari” […] “Chiunque sia iscritto al movimento e partecipi alle elezioni è, in quanto chiamato a cliccare un nome, considerato ufficialmente il padrone di se stesso e delle proprie scelte”.
Ed è in questa illusione che sta il cortocircuito rispetto agli partiti dove tutto – almeno questa è la percezione – viene deciso da pochi e potenti (quali differenze rispetto al M5S in questo?): nel M5S il “cittadino” con un clic, con un commento o dicendo la sua ha l’illusione di contare qualcosa. Nei fatti – al di là di votazioni certificate non si capisce bene da chi – la linea politica la detta Grillo, le alleanze vengono decise – come nei grandi partiti – da pochi. A ribadirlo è stato il comico stesso in uno degli ultimi interventi sulle prossime elezioni europee. Ma non è tutto, nel MoVimento 5 Stelle non ci sono più le manifestazioni, le assemblee di partito (non davanti a un fantomatico streaming che rende tutto uno spettacolo), le riunioni pubbliche aperte ai cittadini e persino le primarie (con milioni di votanti, non dove i candidati sono scelti da poche centinaia di voti: amici e parenti).
Twitter@emilioftorsello
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dott. Torsello sono un simpatizzante m5s (scrivo a titolo personale) ed ho trovato la sua analisi interessante e anche condivisibile in certi punti. Rimane però il fatto che l’attuale/precedente politica si è portata un po troppo avanti sulla strada dell’impudenza e quindi è diventata insopportabile un po per tutti (scommetto anche per Lei) …fatto non certo imputabile a Grillo.
Noi del movimento rispettiamo ciò che ha fatto Grillo ed anche il suo ruolo di megafono ma crediamo che il movimento debba crescere ulteriormente. Intanto però è necessario un punto di riferimento che comunque mi/ci sembra migliore di tutti gli altri del panorama politico. Ho conosciuto personalmente Beppe quando ho firmato per consentire al movimento di partecipare alle elezioni. Pensi che ho firmato proprio perchè non trovavo giusto che non fosse permesso di esprimersi ad una forza politica non per ragioni di voto. Ho trovato una persona che mi ha convinto della propria onestà e delle proprie intenzioni. Secondo me c’e’ molto del buono nel movimento ma è giovane ed in questo momento è attaccato da tutte le parte per motivi (tra l’altro) politico/elettorale/lobbistico: infatti è andato a ‘toccare’ gli interessi di molti e questi stanno reagendo non ultime le testate giornalistiche. Se il movimento 5 stelle arriverà dove penso (ed in questo momento non ho motivi di dubitarne) Grillo rimarrà come fondatore perchè non possiamo dimenticare il grande lavoro che ha fatto compreso lo tsunami tour dove alla fine a roma ha portato in piazza ed in collegamento 1 milione di persone. Credo anche che lui stesso lascerà la presa che ripeto ancora è necessaria ed il m5s si muoverà con le proprie gambe: basta guardare come sono cresciuti i ragazzi in parlamento (presi in giro all’inizio) …ed anche il 10/15% di ‘scilipoti’ era stato previsto e detto durante i comizi da Beppe come peraltro è successo …cari saluti-
Ma vatti a rivedere Apocalisse morbida.
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solito commetto da bulletto di terza media e da film americano…non dici niente…non dialoghi…non esisti…ciao auguri ne hai bisogno…
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Semmai Topo Galileo.
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