Dividi et impera, la strategia vincente di Putin in Europa
Ora che le temperature si sono fatte più miti, l’Europa ha meno paura di un conflitto in Ucraina. Perché il rialzo termico con l’avvicinarsi della primavera permette di ridurre o di spegnere gli impianti di riscaldamento alimentati con il gas che giunge alle nostre case proprio passando per il territorio ucraino. E se dovesse scoppiare un conflitto regionale o se Mosca decidesse di far sentire il suo pugno duro nei confronti dell’Europa per spezzare quel filo che la lega agli Usa, interruzioni nelle forniture di gas in questo periodo dell’anno sono un’arma spuntata per Putin. Paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna potrebbero andare avanti fino all’estate grazie alle scorte. Ma se un eventuale conflitto dovesse prolungarsi o Mosca decidesse di attuare uno stop alle forniture almeno fino alla prossima stagione fredda, potremmo ritrovarci al freddo, impossibilitati da stoccare in estate il gas per l’inverno.
L’Europa divisa (da Putin). In questa crisi l’Europa non è assente. Piuttosto la sua voce si è fatta flebile perché, pur tentando di parlare con una voce sola, riesce a malapena a sussurrare qualcosa. La divisione interna alla Ue ha radici nell’allargamento ad Est. Mentre i paesi entrati recentemente, tutti provenienti dall’esperienza comunista o sovietica, hanno fatto di tutto per affrancarsi da Mosca e cercare l’appoggio americano, i paesi della vecchia Europa sono diventati negli anni sempre più dipendenti dalla Russia. Anzi, lo stesso Putin ha puntato sulla scommessa energetica per ridare forza al proprio paese che, sul finire degli anni novanta, era sull’orlo del baratro. Vendere gas all’esigente Europa, renderla dipendente e drenare risorse per rilanciare l’impero. E l’Europa è rimasta a guardare. In primo luogo perché Puntin ha cercato sempre di spaccare il vecchio continente rivolgendosi non a Bruxelles bensì ai singoli governi.
La Russia è più forte, anche grazie all’Italia… In tutto questo l’Italia di Berlusconi ha giocato un ruolo fondamentale. Il governo di Roma ha stretto accordi energetici con Mosca e, grazie all’alleanza tra Eni e Gazprom con la nascita del progetto South Stream, ha fatto fallire il progetto statunitense di un gasdotto proveniente dal Mar Caspio che doveva bypassare il territorio russo. Il progetto “Nabucco” (così si chiama il gasdotto statunitense) è fallito anche a seguito dell’intervento russo in Georgia di qualche anno fa (l’esercito di Mosca, infatti, si è fermato a soli 20 km dalla linea del gasdotto), e a seguito di un drenaggio da parte di Mosca di gran parte delle risorse energetiche dell’Asia centrale. L’obiettivo degli Stati Uniti di liberare economicamente le repubbliche asiatiche dal peso russo e affrancare – allo stesso tempo – l’Europa dal gas di Mosca è miseramente venuto meno.
…e alla Germania. Se a sud l’alleanza italo-russa sta portando al completamento dell’opera che permetterà l’approvvigionamento energetico dei paesi meridionali e occidentali dell’Europa bypassando l’Ucraina, a nord, un’altra alleanza tra Mosca e Berlino ha già permesso la realizzazione del cosiddetto North Stream che consente alla Russia di vendere gas alla Germania senza attraversare gli ostili paesi baltici.
La vittoria di Putin. In questa situazione l’Europa non può parlare con una voce sola, perché abilmente lacerata dalla strategia messa in piedi da Vladimir Putin, il quale – in 14 anni – ha creato le condizioni per indebolire politicamente l’Europa (almeno sull’aspetto energetico) e sgretolare lentamente la presenza economica e politica degli Usa nel Vecchio Continente.