Aborto addio, oramai sono tutti obiettori
L’aborto in Italia? È solo un lontano ricordo. Perché oggi nel nostro Paese la stragrande maggioranza dei ginecologi è obiettore. In fondo, “se ora una vuole abortire, poteva pensarci prima”. Peccato che spesso questa visione venata da un sentimento quasi vendicativo, ha poco o nulla a che fare con la realtà. Una realtà fatta non solo di quindicenni sprovvedute, ma anche di donne pienamente consapevoli. Perché – e questo ben pochi lo capiscono – non si abortisce solo per un capriccio o un errore.
Quando si ricorre all’aborto terapeutico. Spesso capita che bisogna ricorrere al cosiddetto aborto terapeutico, come previsto dalla legge 194, anche dopo il terzo mese, per motivi legati alla salute psicofisica della donna, anche quando il feto è malato ed è destinato a morte certa. È il caso di malattie genetiche trasmesse dai genitori al feto. È il caso di Valentina, 28 anni, costretta ad abortire un feto morto in un bagno di un ospedale romano, perché lasciata sola dai medici obiettori.
La triste storia di Valentina. Dopo aver cercato inutilmente di farsi prescrivere un ricovero per l’interruzione terapeutica della gravidanza dalla propria ginecologa, Valentina è riuscita a rintracciare un medico disponibile all’ospedale Sandro Pertini. La donna, secondo la sua testimonianza, viene ricoverata il 27 ottobre 2010 e le vengono somministrati i farmaci per procurare l’aborto. Probabilmente a causa di un cambio turno, Valentina e suo marito si ritrovano soli in ospedale. “Venivano per le flebo, ma nessuno li ha visti arrivare quando chiamavo aiuto. Nessuno ci ha assistito nel momento peggiore”, accusa Valentina. Alla fine sarà costretta ad abortire in bagno assistita solo dal marito. “In più, mentre ero lì stravolta dal dolore entravano degli attivisti anti aborto con Vangeli in mano e voci minacciose”.
Le colpe della legge sulla fecondazione assistita. Tutto questo è frutto di una legge sulla fecondazione assistita ideologica e sbagliata. Ancora oggi, nonostante le modifiche apportate dalla Corte Costituzionale, la legge 40 non permette alle coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche di poter ricorrere alla fecondazione assistita con l’analisi pre-impianto degli embrioni. Per queste coppie ci sono solo tre strade: andare all’estero (con i relativi costi che ne conseguono), tentare con rapporti naturali di mettere al mondo un figlio sano (gran parte di queste malattie, quando sono entrambi i genitori ad esserne portatori, lascia una speranza del 25%), oppure rinunciare ad avere un figlio.
Consiglio d’Europa, “basta obiettori”. Con una legge sulla fecondazione assistita che non abbia un approccio ideologico oggi per queste coppie si eviterebbe il calvario di un aborto o di ritrovarsi un figlio malato con qualche mese di speranza di vita. E con una legge sull’interruzione di gravidanza realmente rispettata, una donna non sarebbe costretta ad abortire da sola in un bagno di un ospedale, dove l’obiezione prevale di fronte all’omissione di soccorso. Non è un caso che il Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa accusa l’Italia di violare “i diritti delle donne che, in base alla legge 194, intendono interrompere la gravidanza, a causa dell’elevato e crescente numero di obiettori di coscienza”, accogliendo il ricorso avanzato dalla Cgil.
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Dentro alle strutture pubbliche. Se paghi fanno tutto quello che chiedi.
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