Ucraina, gli interessi dietro una (possibile) guerra
Che Putin abbia a cuore le sorti dei russi di Crimea è tutto da dimostrare. La vicenda ricorda molto l’invasione delle province occidentali della Cecoslovacchia ad opera di Hitler per “proteggere” i tedeschi dei Sudeti. Quella vicenda rappresentò il vero inizio della seconda guerra mondiale. Qui parlare di guerra mondiale è poco realistico, ma il paragone può spiegare bene come dietro l’affinità etnica si nascondano interessi ben più profondi.
Gli interessi di Mosca. La Russia ha interessi commerciali e militari da difendere in Ucraina. Con la cacciata del presidente ucraino Yanukovich, Mosca teme di perdere il controllo su un paese essenziale per i suoi affari con l’Unione europea. Infatti, proprio per l’Ucraina passano i principali gasdotti che riforniscono di metano gran parte delle abitazioni di Francia, Italia, Spagna e Germania, pari all’80% del gas consumato in Europa. Solo la Germania è meno preoccupata dalla questione ucraina perché è l’unico grosso paese europeo ad usufruire del North Stream, cioè di un gasdotto che parte dalla Russia e raggiunge le coste settentrionali della Germania attraverso il Mar Baltico e bypassando molti paesi potenzialmente ostili come le repubbliche baltiche, la Polonia e la stessa Ucraina. Mosca teme, e non a torto, di ritrovarsi con un governo ostile insediato a Kiev. Chi infatti oggi guida il nuovo esecutivo ucraino è figlio di quella rivoluzione arancione che ha prodotto quegli attriti causa della grave crisi tra Russia e Ucraina del 2006, quando i due paesi non riuscivano ad accordarsi sul prezzo del gas in transito sul territorio ucraino. Otto anni fa si rischiò già lo scontro armato, ma poi si trovò un accordo con la mediazione della Ue. Sulla base di esperienze precedenti, Mosca sa che solo con governi filo-russi (come quello del presidente deposto Yanukovich) è possibile avere il pagamento delle forniture del gas. Più volte l’Ucraina, nella sua breve storia di paese indipendente, non ha potuto o non ha voluto pagare il gas a Mosca.
Crimea, avamposto militare. Al di là dei gasdotti, Mosca non vuole perdere il controllo sulla Crimea. La penisola del Mar Nero, ha da sempre rappresentato per Mosca il naturale sbocco verso il mar Mediterraneo, sia per gli scambi commerciali, sia per garantirsi una proiezione militare verso sud-est. Qui entra la questione siriana. Nonostante l’intervento delle navi russe per difendere il regime di Assad dall’attacco franco-britannico, Mosca è ben consapevole che l’instabilità regionale può da un momento all’altro, compromettere la possibilità di usufruire di porti militari siriani nel Mediterraneo. Così, per evitare di arretrare ulteriormente sul piano geopolitico, con la Nato presente anche sulle coste occidentali del Mar Nero, non vuole perdere la Crimea, ultimo vero avamposto verso il Mediterraneo.
LEGGI LA STORIA DEGLI ITALIANI DI CRIMEA
Gli interessi dell’Italia. L’Italia si trova in una posizione piuttosto scomoda. La Russia e l’Ucraina sono due importanti partner commerciali per il nostro Paese. La Russia, inoltre, ha stretto con il governo italiano importanti accordi commerciali per lo sfruttamento delle risorse energetiche. La stessa Eni sta con Gazprom il South Stream (contro il volere di Washington), un gasdotto che, attraverso il Mar Nero, bypassi l’Ucraina e raggiunga l’Austria e la costa pugliese. Ma, almeno fino al 2015 questo gasdotto non sarà pronto. La situazione per il nostro Paese si è ulteriormente complicata perché attualmente il gas algerino e libico non arriva a causa dell’instabilità in Libia. L’Italia, quindi, stretta in una morsa in cui si è andata ad infilare da sola, non può che sperare in un accordo politico tra Ucraina e Russia che veda accolte molte richieste formulate da Mosca (ad iniziare dalla Crimea).