Ma Civati sarà la stampella di Renzi
LO SCENARIO – Civati oggi voterà la fiducia al nuovo governo. E al di là degli annunci che gli sono costati una magra figura con chi lo ha sempre sostenuto, non avrebbe potuto fare diversamente. Bocciare preventivamente l’Esecutivo Renzi sarebbe stato tanto paradossale quanto sbagliato e l’avrebbe costretto ad abbandonare subito il partito. Anche la gestione della decisione non è stata perfetta, anzi. Civati è apparso troppo simile – nel metodo – a Beppe Grillo: una votazione online, una scelta fatta in virtù di uno smilzo 0,1%, un’uscita di sicurezza stretta imboccata in tutta fretta tentando di non smentirsi.
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Eppure Civati sembra ormai la vera anima di un futuro centrosinistra. Vendola ha infatti ormai esaurito qualsiasi spinta propulisva e Sel fa registrare percentuali minime nei sondaggi. Di contro, se nessuno riuscirà a intercettare il voto degli ex vendoliani, della sinistra meno centrista e dei delusi a Cinque Stelle, il Partito democratico si ritroverà da solo alle prossime elezione. Renzi, invece, sembra aver bisogno proprio di un Alfano “di sinistra”, capace di diversificare l’offerta, marcare le differenze ma restare comunque all’intero della coalizione guidata dal Pd: chi meglio di Civati?
Lasciare il Pd e fondare fin da subito un nuovo partito – prima ancora della fiducia e di un periodo “di prova” del nuovo governo – per Civati sarebbe stato troppo prematuro ma è evidente come lo spazio di manovra ci sia, un vero e proprio campo aperto. Pippo dovrà solo aspettare eventuali passi falsi – eccessivamente “centrodestristi” – da parte del neopremier, in modo da rendere davvero insostenibile la propria presenza nel Pd, coagulare il malcontento dei “duri e puri” che poco possono soffrire l’attuale leadership, richiamando anche i grillini “epurati” o delusi dal comico e senza dimenticare gli attuali Sel, e il gioco sarà fatto. Già venerdì prossimo, in occasione della presentazione di un libro, ad esempio, Pippo incontrerà il sindaco pentastellato di Parma, Pizzarotti.
Come Alfano e la Meloni rispetto a Berlusconi – la cui coalizione è ormai prossima al 37%, soglia limite prevista dall’Italicum per il premio di maggioranza – così Civati saprà intercettare quell’elettorato che andrebbe perso con un Pd a guida Renzi, riunendolo in un nuovo movimento ufficialmente “altro” dall’attuale Partito democratico ma strategicamente coalizzato sotto elezioni. E’ solo questione di tempo.