La rivoluzione tradita, in Siria esecuzioni e massacri di civili
Le atrocità dei jihadisti in Siria continuano senza sosta. Qualche giorno fa ha iniziato a circolare in rete un agghiacciante filmato nel quale una donna viene strangolata a morte da un jihadista in una delle tante esecuzioni di piazza, sempre più frequenti nel paese, con tanto di “spettatori” in mimetica e cappucci neri, armati fino ai denti e con cameramen a riprendere lo “spettacolo”.
Stragi senza fine. Il fatto è avvenuto il 10 febbraio a Maan, nei pressi di Aleppo, teatro di un vero e proprio massacro. Gruppi di jihadisti, molti dei quali stranieri, sono entrati nel villaggio alawita e, dopo aver radunato indiscriminatamente uomini e donne accusati di essere “collaboratori” del regime, li hanno trucidati pubblicamente. Secondo alcune stime i morti sarebbero una quarantina.
Massacri nei villaggi. Un altro filmato mostra poi i militanti prendere d’assalto il villaggio al grido “Allah Akbar” e strappare la bandiera siriana da un tetto per sostituirla con quella jihadista. Purtroppo non si tratta del primo massacro di civili messo in atto da queste fazioni, basta ricordare quello avvenuto nel villaggio di Adra l’11 dicembre 2013, 40km a nord-est di Damasco, dove persero la vita 32 persone, uomini donne e minori, cristiani, alawiti ma anche sunniti; tutti trucidati con machete e con colpi di arma da fuoco.
Motivi religiosi. Secondo Syrian Truth la maggior parte delle vittime è stata assassinata per motivi religiosi o perché dipendenti pubblici, dunque considerati “uomini del regime”. Testimonianze raccolte dall’emittente Russia Today parlano di un massacro da tempo premeditato:
“Avevano le liste dei dipendenti pubblici con loro… Questo significa che avevano programmato tutto in anticipo e sapevano chi lavorava nelle agenzie governative. Si sono presentati agli indirizzi che avevano sulla loro lista costringendo la gente ad uscire fuori e sottoporli alle cosiddette prove della Sharia. Penso che le chiamino così. Li hanno condannati a morte per decapitazione”.
Un medico siriano sfuggito al massacro, Mazhar Ibrahim, ha raccontato all’emittente russa che gran parte dei jihadisti non erano siriani ma stranieri. Non risulta ancora chiaro chi siano gli autori della carneficina, per alcuni si tratterebbe dei miliziani Jaish el-Islam, sostenuti dall’Arabia Saudita assieme a membri di Jabhat al-Nusra. La Syrian Observatory for Human Rights ha invece parlato di una rivendicazione da parte dello Stato Islamico di Iraq e il Levante.
Anche dall’estero. Due episodi che mettono nuovamente in primo piano l’estrema crudeltà messa in atto da fazioni jihadiste composte in prevalenza da elementi provenienti da fuori. Secondo il Washington Institute sarebbero tra i 3.400 e gli 11.000 i combattenti stranieri entrati in Siria dall’inizio della guerra. Alcuni di loro sono stati arrestati, altri uccisi e altri sono tornati a casa, anche se risulta estremamente difficile avere dati precisi al riguardo. Sempre secondo l’organizzazione statunitense gran parte dei jihadisti morti e accertati, ben 267, sono di nazionalità saudita; la Libia è al secondo posto con 201 caduti e la Tunisia terza con 182.
Fine di una rivoluzione. Una rivoluzione in nome della libertà strappata al popolo siriano e trasformata in una lotta jihadista verosimilmente finanziata e supportata dall’estero. Un caos totale nel quale persino i vari gruppi islamisti radicali hanno iniziato una lotta intestina tra loro per il controllo del paese, come dimostrano i recenti scontri tra ISI e Jabhat al-Nusra.
Se qualcuno rimpiange Assad. Per molti oggi Assad sembra essere diventato il “male minore” se non l’unico in grado di mantenere ancora un po’ di ordine e di contrapporsi efficacemente al pericolo jihadista. Un dramma nel dramma per il popolo siriano che ha ormai smesso di fare affidamento su una comunità internazionale immobile e molto più preoccupata dai meccanismi geopolitici dell’area che dalla terribile condizione della popolazione, allo stremo dopo tre anni di guerra civile.
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“E c’è chi rimpiange Assad.”
E svegliarsi prima?
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