Ma ai mercati la "staffetta" piace
Il governo traballa, ma lo spread non sale. Anzi, scende. I bot decennali vanno a ruba e il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi scende 198 punti con un tasso del 3,68%, mai così basso dal gennaio 2006. Si tratta di un segnale importante da parte dei mercati: la possibile fine del governo Letta non spaventa gli investitori che probabilmente vedono positivamente, al contrario della maggioranza degli elettori, una eventuale staffetta tra Enrico Letta e Matteo Renzi.
Letta, un magro bottino. D’altronde di tutti gli annunci fatti, il bottino di Letta a quasi un anno dal suo insediamento a Palazzo Chigi è stato piuttosto magro. Soprattutto sul tema della disoccupazione giovanile, il premier non è riuscito da dare quella decisiva sterzata. Il governo che oggi traballa non ha mai avuto una vera leadership. Ma, forse a causa dell’eterogeneità della coalizione che lo sostiene, questo governo e il premier si sono sempre dovuti barcamenare tra le richieste che giungevano di volta in volta dai vari partiti. Non un programma vero da portare avanti a tappe serrate; solo quel minimo indispensabile per sopravvivere accontentando tutti, quasi una transizione senza riforme. Non basta e non è bastato cercare di contenere la spesa pubblica per frenare il debito pubblico. Perché la spesa pubblica è solo la concausa (e in parte anche l’effetto) di una situazione non più sostenibile. Sarà forse vero che la crisi sta finendo, ma la crescita prevista per il secondo semestre 2014 si avrà nonostante le riforme mancate.
I mercati vogliono Renzi. Così, i mercati aspettano fiduciosi Matteo Renzi. Piace forse la sua spinta riformatrice, il suo job act, il suo decisionismo sulla legge elettorale. Sta di fatto che sono lontani quei sussulti dello spread ad ogni scricchiolio del governo, da Berlusconi fino a Letta, passando per Mario Monti. Ma, al di là della fiducia che gli investitori possano avere nel sindaco di Firenze, è chiaro che la staffetta allontana le elezioni anticipate e la possibilità che “la bestia nera” Silvio Berlusconi (o chissà, Beppe Grillo) possa riconquistare a breve Palazzo Chigi. Poi l’età anagrafica farà il resto.
Ma a Renzi conviene? Ma la scelta di Renzi dovrà tener conto anche di altri aspetti, a partire da quello politico. Conviene ad una figura come la sua salire ora a Palazzo Chigi con una maggioranza così eterogenea (anche se con l’uscita del Cav, più compatta)? Probabilmente no. Meglio per lui (e forse anche per il Partito democratico) passare per le urne, una possibilità che non piace a Napolitano il quale punta alla continuità. Così per Renzi la strada si fa in salita. Soprattutto perché sono molti nel partito che lo vorrebbero a Palazzo Chigi subito, senza valutare il rischio di bruciare il proprio leader che si potrebbe ritrovare impantanato e schiacciato tra la disgregazione di Scelta Civica, gli ultimi rantoli di Ncd e le imboscate della minoranza Pd (che non è minoranza in Parlamento).
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