Ma uscire dall'euro sarebbe un disastro. Ecco perché - Diritto di critica
L’ANALISI – Da Grillo alla Lega, alcuni partiti chiedono di uscire dalla moneta unica. Ma se davvero si tornasse alla lira cosa accadrebbe? Le conseguenze – visto l’allineamento generale degli altri Paesi proprio all’euro – sarebbero disastrose e immediate eppure i partiti più populisti si guardano bene dal sottolineare questi aspetti, nella consapevolezza che mai l’Italia uscirà dall’euro.
Iniziamo dall’inflazione che schizzerebbe a valori a doppia cifra, una circostanza che metterebbe in grossa difficoltà cittadini e governo. A questo si aggiunge il valore dei risparmi bancari degli italiani, dei beni mobili e immobili che – a causa di una svalutazione tra il 20% e il 30% – crollerebbe improvvisamente, lasciando i proprietari con case e appartamenti di ben poco valore. Per non parlare dei costi energetici, settore per cui siamo quasi completamente dipendenti dall’estero. Anche in questo caso pagheremmo costi altissimi per bollette e gestione. C’è poi la questione delle banche e dei prestiti già risicati che queste concedono ai cittadini: con un ritorno alla lira e una svalutazione rispetto all’euro, il flusso del credito si fermerebbe completamente.
E non è nemmeno così vero che una svalutazione porterebbe a far rialzare le esportazioni e alla crescita del Pil. Tutt’altro. In un contesto globalizzato e con le imprese italiane che arrancano, il nostro sistema avrebbe difficoltà a reggere una eventuale (e non certa) maggiore richiesta di produzione – per cui comunque, come ha sottolineato di recente anche Confindustria, servirebbe il sostegno attivo di quelle banche che si troverebbero però con le mani legate. I costi di gestione e di approvvigionamento per le nostre aziende resterebbero alti – come in generale il costo delle importazioni, pagate in euro -, a fronte di prezzi al cliente decisamente più bassi. L’intero sistema produttivo italiano, quindi, con un sistema bancario incapace di sostenerlo e fiaccato dalla recessione di questi anni, si rivelerebbe inadatto per rispondere all’improvvisa svalutazione della moneta. E in un contesto simile sarebbe ancora più difficile sostenere i costi sociali della crisi economica: cassa integrazione, sussidi alla disoccupazione, forniture agli ospedali, scuole, ecc…
Il Paese a questo punto diventerebbe facile preda di investitori stranieri con grandi liquidità che farebbero man bassa del know how italiano per poche lire, il tutto insieme agli speculatori che già hanno dato prova delle loro capacità negli anni passati.
Per avere un termine di paragone, basti pensare che, se la Francia uscisse dall’euro – secondo l’economista Nicolas Baverez – avrebbe un calo del Pil del 20% e la perdita secca di un milione di posti di lavoro. E si sta parlando dell’economia francese, attualmente ben più solida che non la nostra. Se invece a collassare fosse il mercato unico, infine, a livello europeo – sempre secondo le stime di Bavarez – ci sarebbe un crollo generale del Pil del 5% e del reddito procapite di circa 4-5.000 euro all’anno.
Tutti calcoli che i populisti non fanno. O forse tacciono.
Twitter@emilioftorsello
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certo che vista la sua laurea, sarebbe meglio si occupasse di letteratura piuttosto che di economia. ha scritto le solite banalità main-stream, ciò che lei asserisce non ha nessun supporto scientifico. se ne è in grado ed ha dimestichezza con un poco di matematica basta solo che legga qualsiasi libro di testo universitario di economia del primo anno e dico primo anno. vede è come se lei (laureato in letteratura moderna) volesse fare una lezione sul carcinoma ad un professore di medicina. non so se mi spiego!
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