Il pasticciaccio degli F35, il Pentagono: "prestazioni immature". Ma ci costeranno miliardi - Diritto di critica
L’ANALISI – Abbiamo acquistato delle ciofeche. Ormai è il caso di dirlo. Gli F-35 che in Italia hanno causato tanta bagarre a livello politico, non piacciono più nemmeno agli americani che li bocciano sotto il profilo tecnico e dell’affidabilità. E’ di ieri, infatti, l’ennesima stroncatura che viene proprio dal Pentagono, secondo cui “le prestazioni sull’operatività complessiva continuano ad essere immature” e rendono necessarie “soluzioni industriali con assistenza e lavori inaccettabili per operazioni di combattimento”. La fusoliera, in particolare, è soggetta a crepe che richiedono continua assistenza, circostanza che – in caso di guerra o conflitto – rischierebbe di comprometterne in modo pesante l’operatività. E sempre sul fronte dell’affidabilità della fusoliera, già un anno fa la Difesa statunitense aveva sottolineato come, nel tentativo di ridurre il peso del velivolo (è stato infatti quasi raggiunto il peso massimo prima di compromettere le capacità tecniche previste per contratto), lo si era reso talmente fragile che – se colpito da un fulmine – poteva esplodere. Risultato: il cacciabombardiere non può volare a meno di 45 km da un temporale. Per non parlare della scarsa visibilità posteriore e del sistema radar incapace di inquadrare gli obiettivi.
E sarebbero proprio gli F-35 nella versione a decollo verticale su pista corta – che secondo le intenzioni della Difesa italiana dovrebbero sostituire i Sea-Harrier sulla Garibaldi – ad avere il software più difettoso. L’Italia ha già finanziato l’acquisto di 90 caccia F-35 (inizialmente erano 131) per l’aviazione e per la Marina: due terzi sono modelli ‘tradizionali’ Lightning 2; un terzo invece F-35B a decollo corto ed atterraggio verticale.
L’intera operazione dovrebbe costare circa 12 miliardi di euro ma l’incertezza suo costi finali è alta, tanto che diversi Paesi si sono già tirati indietro. Non l’Italia, che invece va avanti, nonostante i costi e le incertezze tecniche. L’adesione al programma è stata decisa oltre dieci anni fa, nel 2002, dall’allora esecutivo targato Silvio Berlusconi, una scelta confermata poi nel 2012 dal governo Monti che ha però ridotto l’ordine di 41 esemplari per un risparmio di oltre 3 miliardi di euro. E se negli USA si è aperta una discussione sugli F-35, in Italia si procede a tappe forzate: le decisioni prese dalla Difesa non si discutono, si eseguono. Con buona pace di una decina di miliardi di euro di soldi pubblici.