Italicum, ecco la nuova legge elettorale che vuole Renzi
Spagnolo, sì. Ma all’italiana. Il nuovo sistema elettorale che potrebbe trovare d’accordo Pd e Forza Italia, senza affossare Sel e Ncd è quasi pronto. Si chiama “Italicum”. Il modello di riferimento è quello “spagnolo”, pur se temperato per venire incontro alle esigenze di Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Si tratta di un sistema elettorale proporzionale (come il Porcellum) che prevede, però, collegi elettorali di dimensioni ridotte, un premio di maggioranza variabile e, forse, un ballottaggio di coalizione.
Una questione di collegi. L’attuale legge elettorale prevede collegi relativamente grandi, pari a territori provinciali e, talvolta, regionali, dove risiedono anche 3 milioni di cittadini (come nel caso dei collegi di Roma e Milano). In ogni singolo collegio i partiti presentano la propria lista, composta da un numero variabile (ma in genere ampio) di candidati, per un numero relativamente ampio di seggi. Il sistema spagnolo, invece, prevede collegi territorialmente piuttosto piccoli (un quartiere di Roma o Milano, o quattro-cinque comuni di provincia) per un numero piuttosto esiguo di seggi.
Cosa cambia con il proporzionale “spagnolo”? L’effetto prodotto è quello di creare a livello locale una soglia di sbarramento implicita. Infatti, con il modello spagnolo, supponendo di dover assegnare in un collegio cinque seggi alla Camera, e supponendo che su quel determinato territorio il Pd ha conquistato il 38%, M5S il 30%, Forza Italia il 20% e NCD il 7%, Sel il 5%, il Pd conquisterà due dei cinque seggi come il M5S, mentre Forza Italia uno. Rimarrebbero a secco NCD e Sel. Con l’attuale legge elettorale, invece, supponendo di aver a disposizione in un collegio 20 seggi da assegnare e supponendo di avere lo stesso risultato elettorale, il Pd conquisterebbe 8 seggi, M5S 6, Forza Italia 4, NCD 1, Sel 1 (il metodo di calcolo usato è quello D’Hondt). È facile capire come, al di là della soglia di sbarramento che si vorrebbe porre all’8% per le liste non coalizzate a livello nazionale, questo sistema sul quale sembra ci sia accordo tra Berlusconi e Renzi semplifica decisamente il quadro politico, favorendo i partiti più grandi e penalizzando anche partiti di dimensioni medie come Scelta Civica e Ncd di Alfano. Proprio per questo, sembra si sia arrivati all’accordo per un riparto dei seggi non a livello di collegio, bensì a livello nazionale, con una soglia di sbarramento al 4% per i partiti in coalizione e all’8% per chi decide di correre da solo. L’effetto “spagnolo”, quindi, risulterebbe attenuato.
Un premio variabile. Per quanto riguarda il premio di maggioranza, l’orientamento è quello di fissare al 35% la soglia minima di coalizione per far in modo che scatti un premio del 20%, venendo così in contro alle osservazioni avanzate dalla Corte Costituzionale. Ma è probabile che il premio sia variabile, in modo da garantire alla coalizione vincente il 53-55% dei seggi.
Ancora le liste bloccate. Invece, potrebbero venir mantenute le liste bloccate. Infatti, secondo la Corte, non sono incostituzionali. È incostituzionale una lista eccessivamente lunga che non permetta all’elettore di identificare chiaramente quali candidati sono presenti nella lista stessa. Con il modello spagnolo questo problema di costituzionalità verrebbe a mancare in quando ogni lista sarebbe composta da un massimo di 5-6 candidati.
Ballottaggio di coalizione. Proprio poche ore fa Berlusconi sembra aver cambiato idea sulla proposta di Renzi di una clausola di salvataggio nel caso in cui nessuna coalizione non riuscisse a raggiungere la soglia per ottenere il premio di maggioranza. Il Cavaliere sembra sia ora disponibile anche su questo punto. Secondo Renzi, che si rifà alla proposta del prof. D’Alimonte, l’idea sarebbe quella di un ballottaggio tra le due coalizioni più votate per far scattare il premio che dovrebbe consentire alla coalizione vincitrice di ottenere il 53-55% dei seggi in Parlamento.
Alcune osservazioni. La scelta ti stemperare il sistema spagnolo di fatto non modifica sensibilmente la ripartizione dei seggi in Parlamento, rispetto al sistema attuale. Tuttavia, ha l’effetto positivo di riconnettere i candidati con il territorio anche se le liste bloccate rappresentano una scelta sbagliata sotto il profilo politico, sia perché rappresentano per Grillo un’arma in più in campagna elettorale, sia perché una sana competizione nel collegio (come avviene già oggi per l’elezione dei rappresentanti negli enti locali), potrebbe far bene alla politica tutta, in un momento di forte scollamento dalla società.
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