Adesso per gli insegnanti a rischio pensionamento e promozioni
Prima hanno bloccato le buste paga degli insegnanti, adesso hanno minacciato di riprendersi 150 euro lordi al mese dalla loro busta paga. Il tutto a norma di legge. Eppure, prima ancora che una questione di soldi – su cui pare che il governo sia intenzionato a fare marcia indietro – è un problema di dignità, in un Paese come il nostro che sulla cultura ha costruito tanta parte della sua storia e della sua fama.
E se i 150 euro non saranno trattenuti in busta paga, il governo non si è espresso sulla questione relativa alle promozioni ottenute e alle pensioni. Come spiegava la FLCgil il 30 dicembre scorso, infatti, alcuni insegnanti “saranno retrocessi” quanto a carriera, “ma la cosa ancora più grave è per chi, ad esempio, aveva programmato il pensionamento da settembre 2014 perché finalmente aveva maturato lo scatto. Questi lavoratori […] dovranno rimanere un altro anno per poter vantare, sia sul trattamento pensionistico che sulla buonuscita, lo scatto tanto agognato. Ma non è finita – aggiungono – qui gli immessi in ruolo degli ultimi tre anni potrebbero vedersi bloccate le ricostruzioni di carriera, dal momento che l’ulteriore blocco introdotto dal DPR 122/2013 mette in discussione la validità giuridica dell’anno 2013 a cui si aggiunge l’anno 2012, tuttora bloccato dalla manovora Tremonti (D.L. 78/2011)”. Le comunicazioni del governo uscite questa mattina si focalizzano sui 150 euro che non dovranno essere restituiti, si spera che – al di là del dato economico – quanto anticipato in questi giorni non impatti su promozioni e pensioni. Oltre al danno ci sarebbe anche la beffa. Mentre a tutti gli insegnanti si chiede professionalità e dedizione, salvo dimenticarsene appena passate le elezioni.