La battuta su Fassina, le proposte a Grillo e il doppio incarico: i passi falsi di Matteo Renzi
Per Matteo Renzi quelle appena trascorse sono state festività agitate, costellate da diverse mosse sbagliate sotto il profilo sia mediatico che politico. Le dimissioni del viceministro Fassina, infatti, hanno rischiato di trascinare nel gorgo delle polemiche sia il Partito democratico che il governo, il tutto – questa è stata l’impressione di molti – più per una battuta che per motivi politici, anche se il diretto interessato ha fatto sapere che le motivazioni delle dimissioni “irrevocabili” non erano personali.
Il caso Fassina. E se sul web hanno impazzato per ore i commenti e le ironie pro o contro Renzi e Fassina, resta un dato di stile da cui non si può prescindere: le parole di Matteo Renzi adesso hanno un peso diverso, sono quelle di un Segretario di partito e non più di un candidato sfidante alle primarie. Il tono della battuta che ha fatto scaturire l’ilarità dei giornalisti (quel “chi?” seguito al nome di Fassina citato da un cronista), infatti, aveva un retrogusto amaro, quasi grillino, un qualcosa di già visto e sentito ma non nel Pd. E non da parte di un segretario che dovrebbe tenere conto equamente di tutti, cosa che – battute a parte – bisogna riconoscere che Renzi fin qui si è comunque impegnato a fare. A maggior ragione, allora, le scuse da parte del sindaco di Firenze sarebbero state la miglior risposta a quanti lo criticavano. E invece niente: sia il neosegretario che il suo staff hanno rilanciato e attaccato, nessun passo indietro nelle ore successive a quel “Fassina […] Chi?”.
I Cinque Stelle. Ma Matteo Renzi sta commettendo un altro errore che fu di Bersani: rilanciare e rimettere in posizione di estrema visibilità Beppe Grillo. I precedenti dicono che si tratta quasi sempre di tentatvi destinati al fallimento. Pare quasi che – una volta eletto – il neosegretario abbia abbracciato il programma che fu di Pippo Civati, con aperture a quel gruppo che silurò ogni intesa con Bersani.
Il doppio incarico. E che dire del proposito di Renzi di ricandidarsi a sindaco di Firenze? Con un’opinione pubblica che mal tollera quei politici che mantengono più incarichi e giocano su più fronti, la scelta di Renzi cozza con un sentiment generale ostile a una decisione di questo tipo. Senza contare che offrirebbe argomenti a sostegno di una retorica grillina populista e capace di premere l’acceleratore proprio su queste notizie. E il precedente di Ignazio Marino – che si è dimesso da senatore una volta eletto sindaco di Roma – racconta un modus operandi ormai cambiato. Matteo Renzi spiega che è solo un problema di organizzazione. La realtà è più complessa: si tratta di una questione relativa alla percezione pubblica del segretario/sindaco, oltre che di spese che il partito – o la città di Firenze – dovranno sostenere per coprire le trasferte del sindaco-segretario (e viceversa).
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forse è il caso di attenersi ai fatti.
Fassina non ha mai perso occasione di attaccare Renzi, anche in modo pesante, vedi intervista a Radio 24 (La zanzara) durante le primarie precedenti, quando ha definito Renzi “un porta borse diventato sindaco di Firenze solo perché c’erano dei problemi all’interno del PD” cosa falsa, perchè vinse le primarie, anzi stravinse le primarie contro il candidato indicato dalla segreteria. Sempre dal gruppo di Fassina, la vice capo gruppo alla camera, non ricordo il nome, durante la presentazione del libro sull’elezione mancata di Prodi, gli ha dato del traditore accusandolo di essere stato lui l’artefice della mancata elezione di Prodi. Tralascio quanti gli hanno dato del fascista e della persona senza cervello definendolo l’Ambra della politica. Sul secondo punto, non credo che stia commettendo un’errore, in quanto al contrario di quanto fatto da Bersani (auguri di cuore) che andò in una posizione d’inferiorità a chiedere aiuto ai 5 stelle, questa operazione vuole stanarli su proposte concrete, e i primi risultati si vedono, alcuni deputati di Grillo non stanno accettando la decisione inviata dal capo gruppo con sms di non rispondere a Renzi, in quanto sanno che non è giusto dire no a prescindere anche quando le proposte che arrivano sono condivisibili. Sul doppio incarico, sinceramente non capisco come si possa paragonare la posizione di Marino con quella di Renzi, il sindaco di Roma, era Senatore (con compenso) divenuto sindaco di Roma (con compenso) e quindi doveva dimettersi per forza, (esiste anche una legge), mentre Renzi è sindaco di Firenze (con compenso) e segretario del PD (senza alcun compenso)…di cosa parliamo???
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