L'Arabia Saudita dietro gli attentati in Russia e Libano? - Diritto di critica
L’ANALISI – Stanno emergendo particolari sconcertanti dopo gli attacchi terroristici che hanno bersagliato Russia e Libano. Tra il 29 e il 30 gennaio 2013 due bombe hanno colpito Volgograd, rispettivamente la stazione dei treni e un autobus di linea, causando la morte di 34 persone e il ferimento di più di 70. Pochi dubbi sui mandanti: gli estremisti islamici dell’Emirato del Caucaso, guidati da Dokka Umarov, che nel giugno 2013 in un video messaggio aveva minacciato attacchi contro la Russia per boicottare le olimpiadi invernali di Sochi del 2014.
Il 2 gennaio 2014 un’autobomba è poi esplosa nel distretto Harei Hreik di Beirut, quartiere sciita e roccaforte di Hizbullah; un bilancio di 5 morti e 60 feriti. Il 19 novembre 2013 altre due bombe avevano colpito l’esterno dell’ambasciata iraniana sempre a Beirut, facendo 23 morti e più di 160 feriti. Gli attentati all’ambasciata sono stati rivendicati dalle Brigate Abdullah Azzam, gruppo jihadista sunnita formato nel 2009 dal saudita Saleh al-Qaraawi, attualmente in carcere, ma le autorità libanesi hanno pochi dubbi sul fatto che anche l’attentato del 2 gennaio sia opera loro.
A Capodanno 2014 le forze di sicurezza libanesi avevano arrestato un altro saudita, Maged al-Maged, attuale leader delle Brigate Azzam e ricercato proprio per l’attentato del 19 novembre scorso, deceduto nella giornata di sabato a causa delle pessime condizioni di salute. Venerdì 3 gennaio Aleddin Borujerdi, presidente del Comitato per la Sicurezza Nazionale e la Politica Estera del governo iraniano, ha puntato il dito contro l’Arabia Saudita, spiegando che Maged al-Maged avrebbe goduto dell’appoggio di Bandar Bin-Sultan, capo dell’intelligence saudita.
Dilshod Achilov, analista e professore di Scienze Politiche alla East Tennesee State University ha spiegato che, pur ritenendo improbabile che Bin-Sultan abbia orchestrato gli attacchi, non ha dubbi sul fatto che l’Arabia Saudita possa aver contribuito dal punto di vista finanziario. Ciò è dovuto al fatto che il regime saudita ha tutto l’interesse affinchè Hizbullah venga indebolito in quanto alleato dell’Iran e di un Bashir al-Assad che, a quasi tre anni dall’inizio della guerra civile, sembra sempre più forte, grazie all’appoggio di russi e iraniani. Mentre Alex Vatanka, analista della Jamestown Foundation, ricorda che l’Arabia Saudita è ben nota per i finanziamenti a vari gruppi estremisti di stampo sunnita presenti in varie aree del Medio Oriente, tra cui Siria e Libano.
Anche per quanto riguarda gli attentati di Volgograd tutte le strade portano al contesto siriano, ma in tal caso la faccenda rischia di diventare alquanto compromettente per Bandar Bin-Sultan e proprio a causa di alcune dichiarazioni fatte da egli stesso durante un colloquio con il presidente russo Vladimir Putin, avuto luogo a luglio del 2013. Secondo al-Monitor infatti Bin-Sultan avrebbe ammesso che i gruppi terroristi nel Caucaso sarebbero controllati dall’Arabia Saudita e non si muoverebbero senza un loro ordine, come documentato da una trascrizione del colloquio: “Posso fornire garanzie per la protezione delle Olimpiadi invernali nella città di Sochi, sul Mar Nero, il prossimo anno. I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono controllati da noi….”.
La risposta di Putin sarebbe stata chiara e decisa: sostenere i terroristi del Caucaso risulta totalmente incompatibile con gli obiettivi comuni di lotta al terrorismo globale, al quale anche l’Arabia Saudita aderirebbe. Sono in molti gli analisti che ritengono questa “offerta” una vera e propria minaccia nel caso in cui la Russia non avesse interrotto il proprio appoggio ad Assad in Siria e i fatti degli ultimi giorni non aiutano certo a indebolire tali sospetti. Capi di gruppi terroristi sunniti presumibilmente al soldo dei sauditi, offerte di collaborazione che suonano tanto come quelle “offerte che non si possono rifiutare” ben note in ambito “Cosa Nostra”.
Un vero e proprio braccio di ferro tra le varie super-potenze per il controllo sulla Siria e ancora una volta sono i civili ad andarci di mezzo.
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