L’antimafia ridotta a marketing: le parole di Impastato per pubblicizzare occhiali
“Se si insegnasse la bellezza alla gente le si fornirebbe di un’arma contro la paura, l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi ci si abitua, ogni cosa pare che debba essere così da sempre e per sempre. Insegniamo la bellezza alla gente. Così non avremo più abitudine, rassegnazione, ma curiosità e stupore”. Le parole sono di Peppino Impastato, giovane volto simbolo della lotta alla criminalità organizzata, ma le inquadrature mostrano un giovane modello che indossa occhiali alla moda. Ha fatto fin da subito discutere la controversa campagna della Glassing, azienda comense produttrice di occhiali vintage, che ha scelto di utilizzare le parole di uno dei principali volti dell’antimafia per pubblicizzare l’ultimo modello di occhiali della casa: una decisione presa senza consultare i familiari, che trasforma in pubblicità parole, invece, che rappresentano il simbolo di un impegno contro la criminalità organizzata, impegno che il giovane Giuseppe ha pagato con la vita.
Pubblicità e polemica. La polemica è montata fin da subito e sui social network si sono moltiplicati i messaggi di indignazione e le petizioni per chiedere il ritiro immediato dello spot: su Facebook c’è chi propone di boicottare la marca, chi esorta a scuse immediate, chi esprime il proprio sdegno per la violazione della memoria. La stessa famiglia di Impastato ha dato mandato al proprio legale per chiedere il ritiro della pubblicità che, nonostante tutto, continua a girare sui principali network televisivi. «Peppino non può essere utilizzato per una pubblicità, come testimonial che invita ad acquistare qualcosa – ha dichiarato a Repubblica Giovanni Impastato, fratello del giovane militante dell’antimafia ucciso a Cinisi il 9 maggio 1978 -. Lui era contro il consumismo, l’avrei detto chiaramente agli autori di questa iniziativa se mi avessero contattato. Quella pubblicità offende il concetto di bellezza che Peppino voleva esprimere quando faceva le sue battaglie contro la speculazione edilizia che stava distruggendo il suo paese, Cinisi». Tutt’altra storia, sostiene, che promuovere un nuovo paio di occhiali da sole accostando le parole forti di un personaggio simbolo ad uno slogan pubblicitario, in quella che è stato definita dalla famiglia “una sorta di tradimento”. Il problema sta nel fatto che «in questi ultimi tempi, in troppi vogliono mettersi al petto la coccarda dell’antimafia, per fare carriera, o anche per arricchirsi», dimenticandosi che la bellezza di cui parlava Peppino era fatta «di spontaneità e non di marketing, di impegno civile e non di mercificazione».
La risposta dell’azienda. La Glassing è un’azienda nata nel 2005 dall’idea di tre giovani imprenditori (Alessandro Forte, Matteo Maragnano e Stefano Ottone) che hanno iniziato a raccogliere occhiali vintage in Spagna per poi lanciare nel 2008 la loro prima collezione “Glassing”. Dello spot in oggetto si è occupata l’agenzia Special Team, che a seguito della polemica ha specificato come l’intento fosse quello di «rilanciare le idee e le parole di Peppino Impastato, che troppo spesso vengono dimenticate nella nostra società», perché «la pubblicità può anche essere uno strumento per far riflettere».
La memoria di Peppino Impastato. Anche il presidente del Centro di documentazione siciliano Peppino Impastato, Umberto Santino, si è espresso con durezza nei confronti della pubblicità, per cui i creatori non hanno consultato né la famiglia, né i compagni di militanza di Peppino, né chi da anni si batte per «salvare la memoria di Peppino Impastato, ritenuto un terrorista-suicida dagli investigatori, dai magistrati, dai giornalisti, con poche eccezioni». Giuseppe Impastato è stato un giornalista, attivista e poeta italiano: nato nel 1948 da una famiglia mafiosa, già da ragazzo rompe i rapporti con il padre e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa di stampo socialista e comunista. Tra gli anni Sessanta e Settanta costituisce il gruppo Musica e Cultura per la promozione di attività culturali e nel 1976 fonda Radio Aut, radio libera e autofinanziata con cui denuncia gli affari mafiosi tra Cinisi e Terrasini.Candidato nella lista Democrazia Proletaria alle elezioni comunali del 1978, viene ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio dello stesso anno e con il suo cadavere viene inscenato un attentato. L’omicidio di Impastato, di cui sia stampa che forze dell’ordine parlarono come atto terroristico, passa quasi inosservato perché il 9 maggio 1978 viene restituito anche il corpo senza vita di Aldo Moro, a Roma.
Twitter:@balduzzierica
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provate a spiegarlo a Diaferia, il direttore della campagna, … per lui chi non è d’accordo con lui ha solo torto
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