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Diritto di critica | December 30, 2024

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USA e GB sospendono gli aiuti ai ribelli siriani, l'interventismo è acqua passata - Diritto di critica

Guerra-in-SiriaStati Uniti e Gran Bretagna hanno annunciato la sospensione dei così detti “aiuti non-letali” ai ribelli nel nord della Siria. E quindi niente più computer, radio, telefoni satellitari. Il blocco non avrà alcun effetto sugli aiuti di tipo umanitario come cibo e vestiario. La decisione è arrivata dopo che a inizio settimana un nuovo gruppo jihadista, il Fronte Islamico, ha attaccato alcune basi dell’Esercito Libero Siriano nel nord del paese, nei pressi di Baab al-Hawa, al confine con la Turchia, impadronendosi di alcuni capannoni dove erano custodite armi e apparecchiature elettroniche di vario genere. Le basi erano del Consiglio Militare Supreno dell’ELS, comandato dal Generale Salim Idris.

La Casa Bianca ha fatto sapere di essere molto preoccupata per l’assalto e di essere in contatto con il Consiglio Militare Supremo siriano per stabilire quanto del materiale fornito dagli Stati Uniti sia stato trafugato”. La Turchia nel frattempo ha risposto sigillando i confini visto che la parte siriana del varco di Baab al-Hawa è ora nelle mani dei jihadisti.

Il Fronte Islamico, o al-Jabhat al-Islamiyyah, è stato formato alla fine di novembre 2013 ed è composto da sei principali gruppi islamisti di stampo jihadista: Liwa al-Tawhid, Ahrar al-Sham, Liwa al-Haqq, Suqoor al-Sham, Ansar al-Sham e Jaysh al-Islam. Un gruppo che comprende diverse anime dell’islamismo radicale tra cui quella salafita e dei Fratelli Musulmani. Il suo leader sarebbe noto come Ahmed Abu Issa e il Fronte da lui guidato, considerato da molti analisti come una delle più insidiose, non sarebbe direttamente legata ad altri gruppi jihadisti di stampo qaedista come Jabhat al-Nusra e Islamic State of Iraq.

Ennesimo duro colpo dunque per l’Esercito Libero Siriano, ormai pesantemente indebolito, internamente frammentato e sempre meno influente sulla scena siriana rispetto ai gruppi di stampo jihadista. Fonti della Casa Bianca hanno dichiarato che il Fronte Islamico non è considerato come un gruppo terrorista ma allo stesso tempo neanche moderato in quanto ha l’obiettivo di instaurare in Siria uno stato islamico. Vi sono inoltre timori che alcuni membri del gruppo siano in contatto con ambienti legati ad al-Qaeda.

Il PM britannico David Cameron ha invece lanciato un monito affinchè non tutta l’opposizione siriana venga stigmatizzata come estremista, esprimendo la volontà di continuare a lavorare con gli ambienti moderati siriani. Una linea sempre più vicina alla schizofrenia quella messa in atto da Usa e Gran Bretagna. In pochi mesi si è infatti passati da un eventuale attacco militare contro Assad per il presunto utilizzo di armi chimiche, alla sospensione degli aiuti ai ribelli siriani. Barack Obama pare essersi reso improvvisamente conto che la Siria è divenuta un covo di fazioni jihadiste vicine ad al-Qaeda e non precisamente “moderate”; un termine che lascia tra l’altro molte perplessità visto che in un contesto come quello siriano, dove gli orrori vengono messi in atto da quasi tutte le fazioni, utilizzare il termine “moderato” risulta alquanto difficile. Eppure è stato lo stesso Esercito Libero Siriano, inizialmente alleato con fazioni jihadiste come al-Nusra, a lanciare l’allarme per quanto riguarda le infiltrazioni di stampo jihadista che stavano cercando di dirottare la rivoluzione siriana verso altri obiettivi. Possibile che solo ora Stati Uniti e Gran Bretagna si siano resi conto di tali pericolose interferenze?

Il blocco degli aiuti giunge poi in concomitanza con gli accordi tra Iran e le potenze del 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) sul nucleare iraniano. Obama aveva parlato di un primo passo verso un accordo generale e una nuova strada per un mondo più sicuro. Tutto ciò chiaramente sotto gli occhi allarmati di Israele e Arabia Saudita. Il governo iraniano, da sempre alleato del regime siriano, pur dichiaratosi disponibile a qualunque tipo di iniziativa che serva a portare la stabilità nella regione, aveva affermato la necessità di espellere tutti i gruppi jihadisti presenti in Siria, tra cui al-Nusra, ISI e Ahrar al-Sham.

Risulta evidente come lo scenario geo-politico nell’area mediorientale stia mutando; le “Primavere Arabe” e il crackdown dei Fratelli Musulmani in Egitto hanno pesantemente alterato gli equilibri in Medio Oriente; gli Stati Uniti sono diventati meno dipendenti dal petrolio saudita grazie alla maggior produzione interna. In aggiunta Washington e Londra sembrano sempre meno intenzionati a prendere posizione nella lotta nel mondo musulmano tra sunniti e sciiti, guidati rispettivamente da Arabia Saudita e Iran, tutto a vantaggio di Israele che non è più visto come il nemico numero uno in Medio Oriente.

 

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