Nucleare iraniano, Firmato un accordo preliminare
E’ stata firmata a Teheran un’intesa preliminare tra governo iraniano e Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica per quanto riguarda le ispezioni al programma nucleare iraniano; ciò dopo l’incontro preliminare a Ginevra dello scorso fine settimana tra i paesi del 5+1 (Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania) e l’Iran. Il direttore generale dell’AIEA Yukiya Amano e il capo dell’Organizzazione Atomica Iraniana hanno così compiuto il primo passo verso un accordo che potrebbe mettere fine ad anni di sanzioni economiche che hanno messo in ginocchio l’economia del paese.
Accordo raggiunto. L’Iran garantirà dunque entro tre mesi accesso controllato agli ispettori dell’Onu i quali avranno il compito di assicurarsi che il programma nucleare non abbia fini militari. Le ispezioni dovrebbero includere una miniera di uranio di Glochin e anche la controversa centrale atomica ad acqua pesante di Arak, un impianto potenzialmente utile alla costruzione di bombe atomiche mentre, almeno per ora, non riguarderanno la base militare convenzionale di Parchin.
“Rafforzare la cooperazione”. In un comunicato congiunto le due parti hanno espresso la volontà di rafforzare la cooperazione e il dialogo col fine di garantire la natura esclusivamente pacifica del nucleare iraniano. L’Alto rappresentante della politica estera Ue, Catherine Ashton ha fatto sapere che i 5+1 e l’Iran riprenderanno le trattative il 20 novembre.
L’Iran non vuole rinunciare all’uranio. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha però ricordato che esistono “linee rosse” che Teheran non potrà oltrepassare facendo concessioni all’Occidente; fra queste spicca quella del diritto all’arricchimento dell’uranio. L’iniziale ottimismo era però svanito già nella mattinata di lunedì, quando i rappresentanti francesi avevano parlato di evidenti elementi di divisione. In particolare, Fabius aveva sottolineato la necessità di tener conto delle preoccupazioni di Israele, chiedendo rassicurazioni sul reattore di Arak e sulle giacenze e l’arricchimento dell’uranio.
Israele insoddisfatta. Dura opposizione di Israele con il premier Benjamin Netanyahu che ha tuonato contro qualunque tipo di intesa: “Non dobbiamo fidarci dell’Iran, dobbiamo assicurarci che Teheran si muova nella giusta direzione”. Più ottimisti Usa e Gran Bretagna che, pur volendo tranquillizzare Israele sul fatto che l’Iran non si doterà di ordigni nucleari, spingono affinché si giunga al più presto a un accordo, come dichiarato dal Ministro degli Esteri britannico William Hague: “Dobbiamo cogliere l’occasione per arrivare a un accordo. Di sicuro, tra le priorità da definire ci sono la sospensione delle operazioni al reattore al plutonio di Arak durante la fase negoziale e cosa fare dello stock di uranio già arricchito al 20 per cento da Teheran”.
Distensione con la Gran Bretagna. Nel frattempo la Gran Bretagna riallaccia i rapporti diplomatici con l’Iran, interrotti dopo il saccheggio dell’ambasciata britannica a Teheran nel 2011; i due paesi hanno infatti reciprocamente nominato dei “charges d’affaires” nelle rispettive capitali compiendo così un primo passo verso la normalizzazione dei rapporti.
Il ritorno dei falchi israliani. In Israele intanto, dopo una pausa di dieci mesi, torna a ricoprire la carica di Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, falco del partito della destra radicale “Israel Beitenu”. Lieberman è stato infatti prosciolto con formula piena dall’accusa di frode ed abuso d’ufficio. Un fatto che preoccupa alcuni a causa delle drastiche posizioni del Ministro nei confronti di Teheran.
Un mistero a Teheran. Nel frattempo un mistero avvolge la capitale iraniana, ovvero l’omicidio del ministro dell’Industria Safdar Rahmat Abadi, freddato a colpi di arma da fuoco in una zona ad est di Teheran mentre era in procinto di salire in auto. L’uomo è deceduto in seguito a ferite alla testa e al petto; una vera e propria esecuzione. Le dinamiche non sono ancora chiare ma sembra che alcuni bossoli siano stati rinvenuti all’interno dell’auto di Abadi, portando gli inquirenti a pensare che il killer si trovasse all’interno della vettura del Ministro. Per gli investigatori tutte le piste restano aperte, incluse possibili responsabilità internazionali o legate a gruppi terroristi sunniti, anche se le indagini pare si stiano orientando verso alcune questioni personali dell’ex Ministro.
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