Le donne d'Arabia contro il divieto di guida, ma in poche sfidano l'autorità - Diritto di critica
Se sei donna in Arabia Saudita non puoi guidare l’auto, né andare in bicicletta. A distanza di due anni dall’ultima iniziativa, le donne di Rijadh e di altre città del Paese hanno deciso di mettersi al volante sfidando il divieto del governo. La protesta è partita da Twitter: migliaia le adesioni on-line, solo poche decine, però, quelle che hanno effettivamente partecipato, filmandosi e diffondendo i video su Youtube. Le autorità arabe avevano infatti minacciato sanzioni ed arresti, mentre alcune ragazze hanno dichiarato alla Bbc di aver ricevuto telefonate intimidatorie da uomini che si spacciavano per funzionari del Ministero dell’Interno. I media locali riferiscono oggi di una ventina di donne multate (fino ad 80 dollari) in varie zone dello Stato.
Nonostante i diktat del governo, comunque, c’è chi si dice ottimista ed è convinto che il divieto di guida avrà vita breve: «Sono andata al negozio di alimentari vicino casa – così ha raccontato la sua protesta alla Bbc la giovane Mai al-Sawyan – e c’era un giornalista con me. Conosco altre donne che hanno guidato come me, e nessuna di noi ha ricevuto minacce. Sono sicura che presto il divieto sarà eliminato». La docente universitaria Aziza al-Yousef, invece, ha dichiarato di non aver preso parte alla contestazione dopo una telefonata delle autorità.
Quale sia la situazione attuale, è difficile capirlo. Fonti all’interno del movimento attivista femminile assicurano che il clima in Arabia stia cambiando, e che anche il governo stesso sia diviso al suo interno sulla misura che di fatto impedisce (come molte altre leggi) l’indipendenza delle donne. Ma resta il fatto che le frange più conservatrici del Paese rimangono agguerrite, ed è impossibile ignorarle: solo qualche giorno fa un centinaio di estremisti religiosi hanno chiesto udienza alla corte reale per denunciare l’iniziativa come una «cospirazione» e una «minaccia» per tutta l’Arabia. E non è passato molto tempo dalle dichiarazioni shock dello sceicco Saleh al-Lohaidan, religioso notoriamente contrario all’emancipazione femminile: «Le donne che guidano corrono il rischio di danneggiare le ovaie e di avere bambini con problemi clinici; alcuni studi dimostrano che se una donna guida, non per necessità pura, potrebbe avere effetti fisiologici negativi sull’apparato riproduttivo».
Da tempo le donne d’Arabia, che costituiscono il 52% della popolazione, tentano di farsi sentire per migliorare la propria situazione. Riguardo all’impossibilità di mettersi al volante, è stata resa pubblica una petizione (finora hanno firmato oltre 17mila persone) che chiede al governo di ritirare l’editto o quantomeno di spiegare perché il divieto debba rimanere in vigore. E non è la prima volta che gruppi di attiviste organizzano una giornata di protesta. Nel 1990, anno di approvazione del divieto di condurre la macchina (che non è nemmeno una legge effettiva, ma una fatwa, ovvero un editto non vincolante), molte di loro finirono in manette e alcune persero addirittura il lavoro. Due anni fa, poi, si svolse la “Grande giornata” promossa dal gruppo attivista “Women2drive”, con migliaia di ragazze che guidarono per le strade della capitale munite di patente internazionale.
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