In Russia torna il terrorismo, una donna si fa esplodere a Volgograd
Sei morti e trentasette feriti, è questo il bilancio dell’attentato di ieri a Volgograd, nella Russia meridionale (VIDEO). Alle 14:05 ora locale una donna è salita su un autobus di linea che a quell’ora era pieno di studenti dell’università di Volgograd e ha attivato l’ordigno che teneva addosso, dilaniando così i passeggeri. Poco dopo si sono inoltre diffuse voci non confermate della presenza di una seconda attentatrice.
Un video diffuso dai media locali ha colto il momento dell’esplosione avvenuta mentre il veicolo stava procedendo su una strada di periferia. Otto dei feriti sono in condizioni critiche, tra cui un bambino di 20 mesi. Il Primo Ministro russo Dmitry Medvedev ha disposto un piano di emergenza per le vittime, ha messo a disposizione un aereo governativo per il trasporto a Mosca dei feriti più gravi mentre nella regione di Volgograd sono stati dichiarati tre giorni di lutto.
L’attentatrice si chiamava Nadia Asiyalova, nota anche come “Amaturahman “, cittadina daghestana, recentemente convertita all’Islam radicale e moglie del ventunenne moscovita Dmitry Sokolov, che lei stessa aveva “reclutato” all’Università di Mosca; il ragazzo, anche lui convertito, aveva lasciato la capitale russa nel luglio 2012 per recarsi a Makhachkala, in Daghestan, dove era diventato esperto di esplosivi tanto da essere noto all’interno degli ambienti terroristi daghestani e ceceni.
Anche la Asiyalova era ben conosciuta, si recava spesso in varie città del Daghestan per far visita alle così dette “vedove nere”, le mogli dei militanti uccisi ed aveva accesso alla raccolta fondi per finanziare le “jamia”, gruppi che si ritrovano per predicare l’Islam.
I servizi di sicurezza russi erano da tempo in allerta in quanto temevano che i due, assieme ad altri due jihadisti, Ruslan Kazanbiyev e Kurban Omarov, stessero preparando un attentato a Mosca. Non risulta ancora chiaro per quale motivo la donna abbia dunque deciso di farsi saltare in aria a Volgograd.
L’attacco di lunedì vede ancora una volta protagonisti i terroristi legati all’ “Emirato del Caucaso”, gruppo legato ad al-Qaeda facente base in Daghestan e guidato dal ricercato numero uno in Russia, Doku Umarov.
La strategia dei militanti risulta però cambiata, le recenti operazioni anti-terrorismo dell’esercito russo nella zona del Caucaso hanno obbligato i jihadisti alla latitanza e se in precedenza colpivano prevalentemente nelle loro zone e con gruppi numerosi ora si attivano in piccole cellule di tre o quattro persone spostandosi verso nord per cercare di colpire la capitale e le zone limitrofe per “portare il terrore nel cuore della Russia”.
Secondo gli esperti russi l’estremismo islamico nel paese è in crescita e non soltanto nel Caucaso ma anche nelle zone di Mosca e Stavropol, come dimostrano i recenti arresti di alcuni jihadisti e il problema sarebbe la propagazione del radicalismo di stampo wahabita e salafita, inizialmente estraneo al contesto islamico caucasico ed importato dalla penisola araba nel periodo della Prima Guerra cecena, quando molti jihadisti provenienti dal Medio Oriente raggiunsero la zona per unirsi ai separatisti. Un’intromissione che continua a causare gravi problemi all’interno della stessa comunità islamica locale, con i sufi costantemente bersagliati dagli estremisti. Dall’inizio del 2013 sono già tre i leader sufi uccisi dai jihadisti in Daghestan[1], l’ultimo dei quali, Ilyas Ilyasov, lo scorso luglio.
La carneficina di Volvograd accresce i timori delle autorità russe in vista dei prossimi giochi invernali a Sochi che potrebbero diventare bersaglio dei terroristi; come spiega l’analista del Moscow Carnegie Center Alexei Malashenko, questo potrebbe essere il primo di una serie di attentati con l’obiettivo di danneggiare i giochi olimpici, come dichiarato dallo stesso Doku Umarov in un video messaggio dello scorso giugno dove ordina ai suoi uomini di usare” la maggior forza possibile per fare i modo che i giochi non abbiano luogo”.
Le forze di sicurezza russe hanno da tempo messo in atto delle contromisure preventive per stanare i terroristi sia in Caucaso che in Russia e garantire la sicurezza di tutti, ma la situazione risulta estremamente complessa proprio a causa di queste piccole cellule difficili da individuare e neutralizzare.