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Diritto di critica | November 19, 2024

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“In Europa troppa ipocrisia sul tema immigrazione” - Diritto di critica

migrantiLa tragedia di Lampedusa ha riacceso il dibattito sulle politiche italiane per l’immigrazione. Una discussione spesso ideologica, confusa e distorta da troppi “falsi miti”. Secondo Berardino Guarino, responsabile progetti del Centro Astalli, uno dei soggetti più attivi nel campo del sostegno ai rifugiati, siamo ancora in alto mare.

Partiamo dall’ultimo tragico episodio. E’ giusto dire che a Lampedusa sono sbarcati oltre 500 clandestini?

No. Quelle donne e quegli uomini non sono clandestini ma rifugiati politici, come stabilisce la Convenzione di Ginevra, perché fuggono da un paese in guerra (l’Eritrea, ndr). L’Italia non deve “concedergli” lo status di rifugiato, ma semplicemente riconoscerglielo.

Quando un rifugiato politico arriva nel nostro paese come viene accolto? Quale trafila burocratica lo attende?

Inizialmente viene ospitato in un Cara (Centro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, ndr), in attesa di essere ascoltato dalla commissione che provvederà a riconoscergli lo status di rifugiato, con conseguente rilascio del permesso di soggiorno. In teoria questa fase transitoria dovrebbe durare al massimo 30 giorni, in realtà si prolunga per 5-6 mesi. A questo punto inizia la parte più difficile del lavoro, ovvero inserire questa persona nel tessuto economico e sociale del nostro paese. Un compito che va oltre il semplice vitto e alloggio: significa accompagnarlo nella ricerca di un lavoro, nell’apprendimento della lingua, e molto altro. E’ quello che si cerca di fare con lo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Il problema sono le risorse a disposizione.

Troppo scarse?

Consideri che attualmente lo Sprar ha in dotazione 8mila posti, che si sta cercando di aumentare fino a 16mila, che possono essere eccezionalmente integrati in caso di emergenza. Ma, solo negli ultimi anni, l’Italia ha accolto 30mila profughi libici e circa 10mila profughi siriani.

Allora ha ragione chi dice che l’Italia è costretta a sopportare un peso eccessivo, un numero troppo alto di rifugiati?

Se guardiamo le cifre in rapporto a quante sono le persone fuggite da quei conflitti la risposta è “no”. La guerra in Libia ha prodotto circa un milione di profughi; altrettanti il conflitto siriano. Il numero di quelli che sono arrivati da noi, in percentuale, è esiguo. Molti hanno trovato rifugio nei paesi confinanti. Diciamo che l’Italia e più in generale l’Europa dovrebbero cominciare a prendersi seriamente la loro parte di responsabilità, soprattutto di fronte alle conseguenze di conflitti in cui sono direttamente coinvolti (soprattutto quello libico, ndr).

Un’Europa assente, quindi, che ci lascia soli ad affrontare il problema…è così?

C’è molta ipocrisia su questo tema da parte dell’Europa. Per prima cosa l’Italia ha sbagliato a firmare la Convenzione di Dublino, che stabilisce che il rifugiato debba chiedere asilo politico nel primo paese in cui arriva. E’ una norma che effettivamente ci grava di un peso eccessivo, visto che siamo uno degli stati più facili da raggiungere. Soprattutto, però, l’UE dovrebbe ideare un sistema che permetta a chi fugge da una guerra di arrivare regolamente nel nostro continente. Una cosa che attualmente è impossibile, e questo è molto grave.

Avete qualche proposta in tal senso?

Bisogna attivare canali umanitari tra l’Europa e i paesi in conflitto, che passino attraverso le ambasciate o le strutture dell’UNHCR (l’Alto commissariato ONU per i rifugiati, ndr). Inoltre si dovrebbe ripensare il ruolo di Frontex (l’agenzia europea che si occupa di gestire i flussi di migranti alle frontiere, ndr): oggi si occupa di respingimenti, potrebbe invece occuparsi di accompagnamento dei rifugiati, che almeno attraverserebbero il Mediterraneo in condizioni di sicurezza.

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