Attacco all'ambasciata russa in Libia. Forse un assalto jihadista
Tentato assalto all’ambasciata russa in Libia. Nella giornata di martedì un gruppo composto da una decina di uomini armati di fucili automatici e granate è giunto davanti alla sede diplomatica russa a bordo di due veicoli e dopo aver strappato una bandiera russa dal balcone, ha aperto il fuoco contro un’auto dell’ambasciata e contro uno degli edifici.
L’assalto. Gli assalitori hanno poi cercato di penetrare all’interno dell’ambasciata ma sono stati messi in fuga dall’arrivo delle forze di sicurezza libiche che sono riuscite a uccidere un terrorista e a ferirne altri quattro. Nessun ferito tra il personale diplomatico ma l’ambasciata è successivamente stata evacuata. Il Ministero degli Esteri russo ha annunciato che saranno i diplomatici presenti a Tunisi ad occuparsi delle relazioni con la Libia.
Il retroscena. Non è ancora chiaro il movente dell’attacco. Fonti libiche parlano di una vendetta in seguito all’omicidio di un ufficiale dell’esercito libico che avrebbe svolto un ruolo di primo piano nella rivolta anti-Gheddafi del 2011; la responsabile sarebbe infatti una donna russa che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere la moglie, ma la faccenda non è ancora stata chiarita. Secondo fonti della Bbc la donna sarebbe stata bloccata da alcune milizie mentre cercava di allontanarsi dalla scena del delitto.
Non è la prima volta. Il Cremlino ha fatto sapere di non ritenere attendibile la possibilità di un attacco per motivi politici anche se restano ancora molti dubbi sulla faccenda. Non è la prima volta che l’ambasciata russa in Libia viene presa di mira. Infatti, nel febbraio 2012 ebbe luogo un altro attacco in seguito alla decisione di Russia e Cina di porre il veto nei confronti della risoluzione Onu contro il governo siriano. Un episodio che tra l’altro fa pensare ad un altro assalto, quello del settembre 2012 al consolato Usa di Bengasi, dove rimase ucciso l’ex ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens e altri tre americani.
La Libia instabile. A due anni dalla caduta del regime di Gheddafi la Libia continua ad essere in una situazione drammatica; il paese è infatti diventato un centro nevralgico per il traffico di armi e un nascondiglio perfetto per vari gruppi armati e milizie, tra cui parecchie di stampo jihadista provenienti dal sud-est dell’Algeria e dal Sahel e rifugiatesi in Libia in seguito all’attacco francese in Mali dello scorso inverno. Il paese è in uno stato di anarchia tale che nell’estate del 2013 un gruppo di jihadisti è riuscito a prendere d’assalto una base militare americana nei pressi di Tripoli e a rubare persino alcuni veicoli da ricognizione Humvee e visori notturni.
Si preparano attentati alle ambasciate occidentali. A metà settembre un gruppo dal nome “Emirato Islamico di Libia” aveva minacciato di attaccare sedi diplomatiche occidentali e a causa di ciò le varie ambasciate erano state poste in stato di massima allerta. Il gruppo aveva inoltre postato su Facebook tre possibili obiettivi chiedendo ai propri simpatizzanti di votarne uno tra il Congresso Nazionale libico, le ambasciate o una caserma delle forze speciali a Bengasi. Il gruppo aveva poi fatto esplodere un ordigno nell’edificio dove ha sede il Ministero degli Esteri libico, fortunatamente l’attacco non aveva causato morti.
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