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Diritto di critica | November 15, 2024

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Appalti truccati, l'Italia è maglia nera in Europa

corruzione

Scritto da Francesco Rossi

Un macigno sull’economia. L’Agenzia Europea Antifrode (Olaf) ha reso note le cifre sulla diffusione della corruzione negli appalti pubblici nei paesi europei, raccolte con la collaborazione di Price&Waterhouse. Il rapporto ha (purtroppo) confermato ciò che già si sapeva: l’Italia, in questa poco onorevole classifica, fa la parte del leone. Se nel vecchio continente le gare pubbliche “truccate” sottraggono all’economia reale circa 120 miliardi, ben 60 di questi pesano sul bilancio italiano. Una rilevazione che combacia perfettamente con quella fatta, qualche mese fa, dalla Corte dei Conti. Si tratta di un macigno che vale il 3% del Pil, e che aggrava i problemi di un’economia affossata da alti tassi di disoccupazione e pressione fiscale alle stelle.

Corruzione endemica. Tra i big continentali siamo il paese messo peggio, quello in cui la corruzione è ormai endemica, dietro di noi, in termini di trasparenza delle procedure, ci sono solo Ungheria e Romania. Sempre secondo l’Olaf, in Italia, una gara pubblica ogni dieci è viziata dalla presenza di una tangente. In Francia il dato scende al 3%, in Olanda precipita addirittura all’1%. In un’ideale scala di valutazione, dove 100 è la perfezione, noi totalizziamo 57 punti, francesi e olandesi ne portano a casa rispettivamente 91 e 97. In più, ulteriore aggravante, quasi il 40% delle frodi a danno del bilancio comunitario hanno il nostro marchio. Il fenomeno più diffuso è quello delle “gare fittizie” (il 63% di tutte le violazioni rilevate), dove il vincitore è già stabilito in partenza e gli altri concorrenti partecipano solo pro forma. Al secondo posto ci sono le assegnazioni in conflitto d’interesse, con l’appalto che finisce in mano ad amici o parenti. Il settore più colpito, sia a livello europeo che italiano, è quello dei corsi di formazione, dove il rischio corruzione sale al 28%, seguito dalle oepre idriche e da quelle stradali.

Radici profonde. Oltre a fotografare la situazione, nel rapporto l’Agenzia Europea Antifrode prova anche a identificarne le cause. La prima imputata è la burocrazia tentacolare che da sempre affligge l’apparato pubblico italiano. La moltiplicazione delle autorizzazioni, dei permessi, degli uffici competenti, non fa che diminuire la trasparenza dei procedimenti. Poi c’è l’atavica debolezza delle attività di controllo e repressione delle frodi, dovuta anche alla scarsità delle risorse destinate allo scopo; una scarsa incisività che impedisce di intercettare la maggior parte delle tangenti. Infine, secondo l’Olaf, i dirigenti pubblici italiani sono tra i meno preparati e competenti quando si tratta di gestire strutture e procedure complesse, e questo ne aumenta la vulnerabilità. Ed in questo non aiuta il moltiplicarsi dei consulenti esterni, un fenomeno che alimenta la dispersione delle responsabilità e quindi del controllo. La corruzione in Italia, quindi, ha radici profonde, che affondano in alcuni dei più radicati “vizi” del nostro paese. In un momento di grave crisi economica, però, riuscire a recuperare parte del “tesoro” che le tangenti sottraggono all’economia reale equivarrebbe ad una vitale boccata d’ossigeno.

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