La maggioranza c'è, Berlusconi è isolato
Sconfitto. Questo è l’unico aggettivo che oggi si può attribuire a Silvio Berlusconi. Sconfitto nel proprio partito. Il Pdl, quindi, ha votato la fiducia e poi forse imploderà. Mentre i dissidenti rimarranno comunque a fianco del governo.
Troppo tardi. Questa mattina sembrava che il Cav puntasse a prendere tempo e a tentare di tenere unito il partito. Poi lo strappo con la dichiarazione della sfiducia. Roberto Formigoni e altri parlamentari sembrano intenzionati ad abbandonare il Capo e a fondare un nuovo gruppo che dovrebbe chiamarsi “i Popolari”. Poi il Capo ci ripensa e in extremis vota la fiducia. Quindi, se di scissione per ora non si può parlare, manca veramente poco. Ed è tardiva la mossa di Berlusconi di cercare oggi di ricucire lo strappo scegliendo di adeguarsi al volere di Alfano e Cicchitto. La frattura c’è e difficilmente guarirà.
La vittoria di Letta. L’isolamento dei berlusconiani rafforzerà il governo, in primo luogo Enrico Letta che ha giocato magistralmente le sue carte, facendo uscire allo scoperto le contraddizioni del Pdl, il partito che più di tutti finora ha rappresentato una spina nel fianco all’interno della maggioranza. Berlusconi isolato non rappresenterebbe più un problema.
Normalizzare il centro-destra. Insomma, oggi termina il berlusconismo e nascono le (vere) larghe intese. Il centro-destra, dopo il bluff dello scorso anno quando annunciò le primarie (con tanto di regolamento) che mai si fecero, ora ha l’occasione di normalizzarsi e diventare un vero partito di ispirazione popolare sul modello europeo, con un grado di democraticità interna che finora non c’è mai stato. Ad Alfano il compito di guidare quindi il centro-destra fuori dal guado. È certo che non ci saranno Micaela Biancofiore, Daniela Santanché e Renato Brunetta in questa nuova compagine. Seguiranno il Capo fino alla morte (politica).
Ci vuole coraggio. Senza Berlusconi – uomo che raccoglie intorno a sé ancora un forte consenso popolare – il centro-destra dovrà affrontare un lungo travaglio. Ci vuole coraggio e soprattutto ci vuole pazienza perché tutto va ricostruito nel momento in cui anche il proprio elettorato di riferimento dopo vent’anni cerca la figura del Capo. Ma i partiti – quelli veri – vivono di principi e valori, non di persone.
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alla fine tutta questa commedia di sfiducia e fiducia al governo, sembra sempre più che sia stata fatta per prendere tempo. Quante parole parole parole.
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FUORI TUTTI, basta contini inciuci, cosa pensate che cambiando il nome cambia qualcosa, siete dei ignoranti, ormai la gente non può più…..
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Alla fine mente come sempre e ha dato la fiducia, perché ha capito che il governo si poteva fare anche senza di lui.
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