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Diritto di critica | November 21, 2024

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Cresce la febbre del gioco. E la mafia ne approfitta

gioco-azzardoUna ogni 150 abitanti, per un totale di 415 mila. Tante sono nel 2012 le new slot machine autorizzate dai Monopoli di Stato sul territorio italiano. Più dei posti letto presenti negli ospedali. Un numero al quale si aggiungono poi quello del SuperEnalotto, delle video-lotterie telematiche, dei casinò, degli sportelli per le scommesse sportive e dei vari gratta-e-vinci, in un circolo del rischio e della dipendenza nel quale a lucrare sono in pochi e a rimetterci in molti.

Lo studio di Libera. A tornare a parlare di gioco d’azzardo è Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie in Lombardia con “Giocati dall’azzardo, tra mafie, illusioni e povertà”, il primo di una serie di quaderni tematici in programma per il prossimo triennio, nel quale l’autrice Maria Cristina Perilli affronta l’argomento delle dipendenze del gioco da una prospettiva sociale, politica e sanitaria, evidenziando come si tratti di un fenomeno sempre più attuale.

Aumentano gli italiani che giocano. E pericoloso: numeri aggiornati alla mano, il panorama che se ne evince non è dei migliori. Nell’arco di una decina d’anni, dal 2001 al 2012, la spesa media pro capite in gioco d’azzardo nel nostro Paese è infatti passata da 335 euro a 1.400 euro. Non solo: il nostro Paese è primo in Europa terzo al mondo (preceduto solo da USA e Giappone) per numero di giocate e il gioco d’azzardo copre il 3-4% del PIL nazionale, classificandosi come la terza azienda per fatturato dopo Eni e Enel. Secondo dati ISTAT aggiornati al 2011, l’anno scorso gli italiani hanno speso per giocare d’azzardo circa 80 miliardi di euro, ma «nel contempo le spese per le cure mediche sono diminuite del 32% e quelle per l’istruzione sono state di circa otto volte inferiori a quella per il gioco d’azzardo». In Italia, inoltre, il gioco d’azzardo sarebbe un fenomeno trasversale: nel 2011 ha giocato il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato, l’80,2% di chi ha un lavoro precario o saltuario e l’86,7% dei cassintegrati; stando ai dati emersi dalla ricerca nazionale sulle abitudini di gioco degli italiani curata dall’associazione Centro Sociale Papa Giovanni XXIII in collaborazione con il CoNaGGA e il CNCA, nello stesso anno avrebbero giocato il 61% delle persone laureate, il 70,4% di chi ha un diploma e l’80,3% di chi ha invece la licenza media.

Riciclo di denaro sporco. Il quaderno, reperibile presso a sede milanese del coordinamento lombardo di Libera, illustra anche la stringente partecipazione al mercato del gioco d’azzardo da parte delle mafie, da sempre coinvolte in questo ramo d’affari. Accanto quindi al controllo di forme di gioco “alterative” a quelle statali come le bische o le corse clandestine, si sono sviluppate negli anni forme di penetrazione anche nel gioco cosiddetto legale. Ad esempio, si è andato creando un traffico di riciclo di denaro sporco attraverso l’acquisto con sovraprezzo dei biglietti vincenti di gratta-e-vinci e lotterie: «da un punto di vista strettamente giuridico, l’escamotage è praticamente inattaccabile – spiega Daniele Poto di Libera, intervistato dalla Perilli -: nel caso di sequestri patrimoniali – e in particolare quelli fatti come misura di prevenzione, derivazione di norme antimafia allargate – l’accusa non ha l’onere della prova per dimostrare l’illecita accumulazione di capitali». Una recente e inedita finestra di infiltrazione delle mafie nel gioco d’azzardo è invece costituita dalle slot machine e dalle video-lotterie telematiche: grazie a prestanome i clan si intesterebbero società che ne gestiscono all’installazione, garantendosi campo libero per eventuali contraffazioni, e utilizzerebbero le vlt per riciclare denaro sporco. Prova di tali penetrazioni sono anche i dati della Guardia di Finanza: nel 2012, su 9.000 controlli effettuati, il 35% ha riscontrato irregolarità, tra slot machine abusive, punti di raccolta clandestini e siti non autorizzati d gioco on-line.

Le infiltrazioni mafiose. Le infiltrazioni mafiose legate al gioco d’azzardo allungherebbero poi i loro tentacoli nella società civile anche in modo indiretto, con l’ingaggio mafioso conseguente ai debiti di gioco contratti con le cosche mafiose oppure con l’usura: secondo la Consulta Nazionale Antiusura, nel 2000 il gioco d’azzardo era l’ottava causa di usura in Italia. Nel 2012 è diventata la terza.

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