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Diritto di critica | November 5, 2024

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Anche i benestanti piangono. La crisi morde il reddito dei professionisti

NOTAIONon solo operai, giovani e la classe media. La crisi sta iniziando ad intaccare anche il reddito dei professionisti. Avvocati, architetti, ingegneri e addirittura i notai hanno visto crollare il loro potere d’acquisto, secondo uno studio pubblicato sul giornale economico Italia Oggi.

Dalla crisi delle case alla crisi dei notai. I notai sono la categoria più colpita pur partendo da livelli di reddito elevati. Secondo i dati di Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati), questa categoria ha visto più che dimezzarsi i guadagni negli ultimi sei anni. La colpa è certamente legata alla drastica contrazione del mercato immobiliare anche a causa della stretta sul credito da parte delle banche che rende difficile – a chi vuole acquistare casa – ottenere un mutuo. Ma a questo si aggiunge anche l’effetto delle liberalizzazioni messe in campo dal governo Monti che ha previsto l’innalzamento del tetto massimo di notai in Italia dal 5.700 a 6.200 entro il 2016.

Architetti e ingegneri in difficoltà. Non va molto meglio nemmeno ad ingegneri e architetti. I primi, negli ultimi sei anni, hanno visto calare il proprio reddito da 33.037 a 28.444 euro. Gli architetti, invece, se nel 2007 guadagnavano mediamente 27.139 l’anno, nel 2013 poco più di 22.400. Parallelamente cala sensibilmente anche il volume d’affari.

Si salvano gli avvocati. Tra le professioni più ambite, solo gli avvocati mantengono il proprio potere d’acquisto invariato nonostante una maggiore richiesta di prestazioni. Più che per la crisi, la mancata crescita può essere attribuita all’aumento degli iscritti alla Cassa forense, quadruplicati dal 1990 ad oggi. Nella sola Roma ci sono tanti avvocati quanto in tutta la Francia.

La drammatica situazione degli psicologi. Discorso a parte, invece, per gli psicologi. Questa categoria sta vivendo non da oggi una situazione drammatica solo peggiorata – ma non causata – dalla crisi. Il livello delle retribuzioni si attesta poco sopra le 600 euro al mese, mentre la metà dei giovani iscritti all’albo degli psicologi è disoccupato. Il problema è da rintracciare in primo luogo nei numeri: infatti, la sola Italia ospita un terzo del numero totale degli psicologi europei.

Solo i commercialisti ridono. Ma non per tutti i professionisti la situazione è difficile. Negli ultimi dieci anni, quelli nei settori economici hanno visto crescere il proprio reddito, in primo luogo commercialisti, ragionieri, e consulenti del lavoro.