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Diritto di critica | November 23, 2024

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Pdl, Pd, M5S: una complicata partita a Risico

RenziQualcuno festeggerà. Pochi piangeranno. Gli altri continueranno a guardare attoniti il delirio che ha investito la politica italiana. Il governo Letta rischia grosso sulla decadenza di Berlusconi. Mentre i parlamentari del MoVimento 5 Stelle si scannano tra chi vorrebbe (e potrebbe) chiudere definitivamente la storia politica e civile di Berlusconi e gli oltranzisti “rivoluzionari”, il Pdl vive un travaglio più silenzioso ma non certo meno drammatico. È una guerra, anche lì, tra chi vuole un reale cambiamento e una “normalizzazione” del centro-destra e chi teme che lasciar scivolare Berlusconi nel baratro rappresenti un rischio troppo elevato, come hanno dimostrato più volte i sondaggi.

Le turbolenze del Pdl che strapazzano il Pd. E le varie lacerazioni non fanno altro che contagiare anche il Pd, partito lacerato per antonomasia. I democratici sanno che si trovano di fronte ad una partita a scacchi che si gioca in tre e non più in due come qualche anno fa. Cosa faranno i grillini o parte di loro è importante per comprendere quali prospettive ci siano nel tenere in vita un governo Letta bis e allontanare lo spauracchio della scalata di Matteo Renzi al partito. Se la scissione a 5 stelle dovesse esserci, si potrebbe immaginare un governo Letta spostato a sinistra senza il Pdl. Ma, al di là della fantapolitica, le larghe intese scricchiolano e lasciar precipitare la situazione può voler dire spalancare le porte al sindaco di Firenze. E questo fa paura ai bersaniani e a Massimo D’Alema che non ha mai nascosto una certa difficoltà ad immaginare Renzi alla guida del Pd pur riconoscendogli doti di leader di un nuovo centro-sinistra.

Renzi fa paura a tutti. Così Berlusconi guadagna tempo e cerca di ritrovare l’unanimità all’interno del Pdl per lanciare la sfida finale. In fondo non conviene a Letta, né a B., né tantomeno alla combriccola bersaniana gettarsi in una sfida elettorale dalla quale potrebbe emergere un solo vincitore: Matteo Renzi. Né partiti, né coalizioni: a trionfare potrebbe essere un uomo solo, il “Berlusconi di centro-sinistra”, l’unico in grado di comunicare tra i democratici.

La comunicazione, (ancora) questa sconosciuta. A proposito di comunicazione, possiamo constatare dopo nove mesi dal termine delle primarie del centro-sinistra che nel Pd c’è ancora qualche serio problema. Nella scorsa campagna elettorale Berlusconi aveva promesso che, non solo avrebbe abolito l’Imu sulla prima casa, ma che avrebbe restituito quella pagata nel 2012. Il Pd, invece, aveva promesso di modificarla o addirittura di cancellarla per le famiglie meno abbienti. Il risultato finora ottenuto dal governo Letta ripercorre la promessa elettorale dei democratici in quanto l’abolizione dell’Imu non ha riguardato le abitazioni definite “di lusso”. Si tratta di 39 mila case contro circa 20 milioni su tutto il territorio nazionale. E nessun rimborso. Eppure il Pd lascia che sia Berlusconi a vantarsi del risultato ottenuto. Forse perché si tratta di una promessa alla quale la dirigenza del Pd non ha mai creduto per davvero, consapevole che per quest’Italia serve ben altro. Servono risorse per l’occupazione e per stimolare la ripresa. E siamo ancora qui ad attendere che il Cavaliere si faccia da parte e che l’Imu sparisca dal linguaggio della politica.

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