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Diritto di critica | November 22, 2024

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Liceo Socrate, una bocciatura ha causato il rogo doloso

C’è quasi stupore, nelle parole dei quattro incendiari del Liceo Socrate: “non credevamo di fare tanti danni”. Eppure non era difficile immaginare che bottiglie molotov avrebbero devastato le aule piene di banchi, di cartine e di armadietti – per un totale di 200mila euro di danni. Il lato peggiore della vicenda è  l’idea di vendetta verso la bocciatura subita. Come se la promozione fosse un diritto scontato, e lo studente fosse “ingiudicabile”.

Si sono costituiti nel pomeriggio di ieri i quattro studenti del liceo Socrate di Roma (zona Garbatella), rei di aver causato l’incendio di alcune aule del primo piano nella notte tra il 12 e il 13 luglio. Un atto di vandalismo motivato da una vendetta per la bocciatura di tre di loro: in due casi, è la seconda consecutiva. Volevano punire la scuola bruciando qualche banco: non avevano previsto di dar fuoco all’intero primo piano, per un danno complessivo di circa 200mila euro. Le bottiglie molotov usate erano solo una ragazzata poco ponderata.

Eppure, non averci pensato non è una giustificazione. La decisione, presa dopo una notte alcolica sulla spiaggia di Torvajanica, non metteva in conto le conseguenze: l’importante era “farla pagare” alla scuola per la bocciatura. Cioè punire chi li aveva valutati non idonei, diversi, chi si era arrogato l’inusitato diritto di giudicarli. Il punto è tutto qui. Ma non prendiamocela solo con gli studenti che danno fuoco ai banchi dopo una sbronza. Pensiamo alla rabbia, divenuta consuetudine, con cui vengono messi in discussione i voti dei docenti da genitori e studenti: pensiamo al paradigma nuovo dei ruoli d’insegnamento; se il ragazzo va male è colpa dell’insegnante, sempre.

Siamo di fronte all’eccesso di una prassi ormai diffusa: l’annullamento del ruolo docente. L’insegnante – agli occhi di studenti e genitori – non ha il diritto di decidere se il ragazzo studia o no, se può prendere 3 o essere bocciato. Non è nessuno per farlo. Screditarne il ruolo ne ha minato il senso di rispetto. Ecco perché gli incendiari si sono sentiti in diritto di “punire” la scuola. Si aspettavano la promozione “di diritto”, gli è stato opposto un giudizio negativo. L’impunità scontata, concetto ormai di moda in Italia, si è estesa anche alla scuola, insieme alla ritorsione.