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Diritto di critica | November 5, 2024

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Siria, così la resistenza rischia di fallire - Diritto di critica

SYRIAA più di due anni dall’inizio della guerra civile siriana la situazione risulta ben lontana da una soluzione a breve termine.

Il regime di Assad non sembra dare significativi segnali di cedimento; l’esercito regolare siriano, col supporto delle milizie sciite di Hizbullah, ha riconquistato numerosi siti di importanza strategica tra cui la città di Qusayr e, secondo fonti statunitensi, si sta preparando per un assalto finale alle città di Homs e Aleppo. Due obiettivi estremamente difficili a causa della forte presenza delle milizie anti-Assad ma che, in caso di conquista da parte dell’esercito regolare siriano, porterebbe il conflitto verso una nuova fase, ponendo il regime in una posizione estremamente vantaggiosa non soltanto militarmente, ma anche sotto il profilo politico-diplomatico, con Assad che acquisirebbe maggior peso al tavolo delle trattative.

Questo potrebbe dunque essere il momento giusto per un violento assalto da parte delle truppe governative, ben consapevoli che la resistenza siriana si trova forse nel momento più difficile dall’inizio del conflitto: le armi scarseggiano, i rifornimenti sono limitati, il morale è basso a seguito alla controffensiva sciita-alawita che ha portato alla riconquista da parte del regime delle zone al confine col Libano. Ma l’elemento che sta seriamente devastando la resistenza siriana è senza dubbio la sua frammentazione interna, sia da un punto di vista politico che militare e vero tallone d’Achille della coalizione anti-regime, nonchè punto di forza di Assad.

Sotto il profilo militare la situazione risulta però particolarmente grave, come dimostra l’assassinio di Kamal al-Hamami, alto ufficiale dell’Esercito Libero Siriano, ucciso la scorsa settimana nel porto di Latakia da membri jihadisti di al-Qaeda Iraq, alleati di Jabhat al-Nusra.

Secondo la ricostruzione dei fatti, Hamami si era recato con alcuni suoi uomini al porto della città siriana per consegnare alcune razioni di Ramadan quando sono stati bloccati da un gruppo di qaedisti che hanno rimproverato Hamami di aver pianificato operazioni senza averli consultati, facendo riferimento anche ad alcuni posti di blocco; a questo punto Hamami e il comandante dello “Stato Islamico”, Abu Ayman al-Iraqi, avrebbero iniziato a litigare e al-Iraqi avrebbe freddato il leader dell’ELS con alcuni colpi di arma da fuoco.

Secondo Qassem Saadeddine, portavoce dell’ELS, Hamami si sarebbe invece recato al porto di Latakia per discutere alcuni piani di battaglia con altri esponenti della resistenza; Saeddine ha dichiarato: ”Membri dello Stato Islamico mi hanno contattato al telefono dicendo che avevano appena ucciso Hamami e che avrebbero eliminato anche tutti gli altri membri del Consiglio Supremo Militare”. Hamami, noto anche come Abu Bassel al-Ladkani, era infatti un alto membro del Consiglio Supremo Militare dell’ELS.

Questo è l’unico caso in cui jihadisti legati ad al-Qaeda hanno preso di mira membri dell’ELS; nelle settimane precedenti infatti due altri ufficiali erano stati uccisi e decapitati dai terroristi. Una situazione che preoccupa i vertici dell’ELS, ben consapevoli dei danni che i jihadisti stanno provocando alla resistenza siriana, favorendo così una rimonta da parte del regime. Lo scorso venerdì i vertici dell’ELS si sono incontrati per consultarsi sugli ultimi eventi e prendere eventuali provvedimenti.

Un portavoce dell’ELS, Louay Almokdad, ha dichiarato:” Dobbiamo prendere le misure necessarie a tutti i livelli; le brigate dello Stato Islamico d’Iraq e il Levante devono consegnarci i responsabili dell’assassinio di Hammami”. Il portavoce ha inoltre definito i qaedisti “forze malefiche”.

Il ruolo dannoso dei qaedisti in Siria non risulta particolarmente sorprendente; Jabhat al-Nusra e i sui alleati dello Stato Islamico di Iraq sono di gran lunga la fazione più forte e meglio equipaggiata all’interno della resistenza siriana, con ingenti fondi provenienti da quei paese che supportano l’ideologia salafita.

Jabhat al-Nusra e SII sono un vero e proprio corpo estraneo al contesto siriano, con gran parte dei propri miliziani provenienti da Iraq, Libia, Egitto, Tunisia, Giordania e Cecenia; hanno un obiettivo totalmente differente dall’ELS in quanto il loro reale interesse è far piazza pulita sia degli alawiti che della resistenza siriana per instaurare un regime di stampo teocratico-salafita, andando contro la volontà della popolazione siriana la quale non vuole certo passare dal regime di Assad a uno di stampo integralista.

Inizialmente l’ELS aveva cercato di minimizzare le differenza ideologiche all’interno del vasto e caotico schieramento anti-regime, affermando che l’unico reale intento delle varie milizie di resistenza era la disfatta di Assad, indipendentemente dalle differenti ideologie. Dichiarazioni legate principalmente a una situazione di necessità in quanto, come precedentemente illustrato, le brigate al-Nusra sono risultate le uniche in grado di mettere in seria difficoltà l’esercito di Assad.

Compromessi di comodo che rischiano però di presentare un conto amaro.