"Metodo Stamina": terapia miracolosa o truffa?
Sul tavolo del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, c’è un dossier esplosivo: il “caso Stamina”. La terapia a base di cellule staminali, ideata dalla Stamina Foundation di Davide Vannoni, è nell’occhio del ciclone. La comunità scientifica la considera una truffa priva di fondamento medico. Il fronte dei pazienti è spaccato tra chi la ritiene efficace e chi l’ha provata senza trarne giovamento.
La vicenda. Il “caso Stamina” si è acceso nel novembre 2012, quando Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e Tribunale di Brescia hanno bloccato la terapia, praticata presso gli Ospedali Civici del capoluogo lombardo. Allo stop hanno fatto seguito le proteste dei pazienti, soprattutto genitori di bambini affetti da patologie neurodegenerative incurabili, che avevano trovato nel metodo del professor Vannoni un motivo di speranza. Il caso è montato rapidamente. Giulio Golia, inviato del programma “Le Iene”, ha dedicato numerosi servizi a Stamina e ai piccoli pazienti. Obiettivo: convincere il Ministero della Salute ad autorizzarne l’uso provvisorio e ad avviare la sperimentazione. All’appello si sono aggiunte voci note, come quelle di Adriano Celentano, Jovanotti ed altri personaggi dello spettacolo. Così, il 25 marzo 2013, con un decreto, il governo ha permesso l’uso di Stamina e stabiliti tempi e modi dei test.
Metodo e dubbi. In cosa consiste il metodo Stamina? Dirlo è difficile, perchè, ad oggi, non esistono brevetti e mancano quasi del tutto dati certi. La terapia si fonda su un cocktail di cellule mesenchimali, coltivate in laboratorio ed iniettate nei pazienti. Queste cellule, secondo i ricercatori della Stamina Foundation, sarebbero in grado di trasformarsi, in tempi rapidissimi, in neuroni. Tutto ciò per la scienza “ufficiale” è impossibile, e la comunità internazionale accusa Vannoni di non portare alcun dato a supporto delle sue tesi. Il professore stesso è stato bollato come un ciarlatano senza competenze, in quanto psicologo e non medico (lui si è difeso dicendo di essere un semplice “portavoce” della fondazione). Anche un recente articolo della rivista Nature ha stroncato la terapia definendola una frode basata su dati manipolati ed in parte copiati da altri infruttuosi studi.
Le opinioni dei pazienti. Nel fulcro della diatriba scientifica ci sono esseri umani in carne ed ossa, ovvero i pazienti sottoposti (o che vorrebbero sottoporsi) al metodo Stamina. Anche tra di loro, però, le opinioni sull’efficacia della terapia divergono. Tra i più battaglieri difensori del professor Vannoni ci sono i genitori di Sofia, una bambina affetta da leucodistrofia monocromatica, divenuta suo malgrado simbolo di questa vicenda. La mamma ha reso pubblici, pochi giorni fa, due video che attesterebbero i suoi progressi (confermati dalla logopedista che la segue), dovuti, secondo lei, proprio a Stamina. Nelle ultime settimane, però, sono emerse molte storie di persone (soprattutto pazienti adulti) che si sono affidate alle cure di Vannoni, pagando anche 20-30 mila euro, senza trarne alcun giovamento. Anzi: la terapia gli avrebbe causato crisi epilettiche ed altri forti disturbi.
La sperimentazione. A fugare ogni dubbio dovrebbe pensarci la sperimentazione predisposta dal Ministero della Salute. Anche su questo fronte, però, le crepe non mancano. Vannoni ha chiesto garanzie e condizioni particolari che il Ministero non ha voluto concedergli. Inoltre, secondo il professore, le metodologie tradizionali di sperimentazione sarebbero inadatte a testare Stamina, che è una terapia modellata sui singoli pazienti, impossibile da incasellare in procedure rigide. Per questo la Stamina Foundation non ha ancora presentato il protocollo e i test, che sarebbero dovuti partire il 1° luglio, sono ancora fermi. La speranza è che lo stallo si sblocchi presto e si arrivi a risposte certe. Trascinare oltre dubbi e chiasso mediatico non gioverebbe a nessuno.
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