Immigrazione, la riforma Obama conquista la Silicon Valley
Scritto da Francesco Rossi
Dopo l‘approvazione da parte del Senato, la riforma dell’immigrazione fortemente voluta da Barak Obama si appresta ad affrontare il passaggio in Congresso. I repubblicani “duri e puri” promettono battaglia, ma il Presidente degli Stati Uniti può contare su sostenitori “pesanti”: Zuckerberg, Gates ed altri grossi nomi della Silicon Valley sono pronti a mettere sul piatto 50 milioni di dollari per sostenere la riforma, attraverso la fondazione Fwd.us
L’approvazione in senato. Il primo scoglio è superato, ed il Presidente americano può tirare un sospiro di sollievo: il senato USA ha dato il via libera alla riforma sull’immigrazione. Il testo a raccolto 68 voti a favore e 32 contrari, pescando anche in campo repubblicano grazie all’accordo bipartisan mediato dal senatore McCain. Per Obama, che ha fatto di questa proposta un cavallo di battaglia della sua campagna elettorale, è un risultato importante. L’obiettivo principale della riforma è la regolarizzazione, a seguito di un percorso lungo 13 anni, di oltre 11 milioni di immigrati presenti clandestinamente sul territorio americano.
La mediazione con i repubblicani. Il provvedimento voluto dall’amministrazione democratica è piuttosto indigesto per i repubblicani, che lo considerano un’enorme “sanatoria”. Al senato l’accordo è stato possibile solo grazie al lavoro diplomatico di McCain, che ha ottenuto, in cambio del via libera, un inasprimento dei controlli sulla frontiera messicana: 40 miliardi di investimenti in 10 anni, con l’assunzione di 20mila nuovi agenti e l’allungamento di 1000 chilometri dell’area di controllo.
Immigrazione e PIL. Archiviato il senato, ora la riforma deve passare per il voto del congresso, dove la battaglia si annuncia molto più aspra. Obama, però, ha ancora qualche buona carta da giocare. Una mano gliel’hanno data le cifre diffuse dal Congressional Budget Office, sull’impatto economico della riforma. Secondo l’organismo indipendente, una nuova regolamentazione dell’immigrazione avrebbe effetti positivi sul PIL americano: +3,3% entro il 2023, e + 5,4% nel decennio successivo.
La lobby della Silicon Valley. L’altro asso nella manica del Presidente americano si chiama Fwd.us, un gruppo di pressione pro-riforma che riunisce alcuni grandi nomi della Silicon Valley. Alla testa di questa “lobby” ci sono nomi del calibro di Bill Gates e Mark Zuckerberg, insieme ad esponenti di società come Linkedin o Dropbox. L’elite del business tecnologico è pronta a mettere sul piatto 50 milioni per una campagna di sensibilizzazione a sostegno della riforma. Gates e compagni chiedono una maggior sicurezza dei confini (richiesta che strizza l’occhio ai repubblicani) ma anche norme capaci di attrarre lavoratori stranieri, convincerli a rimanere e renderli cittadini americani. Insomma: gli USA devono tornare appetibili per gli immigrati, perchè questi sono una risorsa ed un sicuro volano per l’economia. Proprio ciò che pensa Obama, che così può contare su alleati “di peso”. L’america 2.0 vuole essere un paese sicuro ma accogliente.