Se Al Qaida si sgretola
Al Qaeda si sta sgretolando. E’ quanto emerge da alcuni rapporti di analisti israeliani e statunitensi che confermano come siano in corso vere e proprie dispute interne per la leadership. Sono dunque lontani i tempi di quando Usama Bin Laden e Ayman al-Zawahiri comparivano armati nei video e lanciavano minacce contro l’Occidente.
Una situazione di cui era ben consapevole lo stesso Bin Laden nel periodo precedente alla sua morte, tant’è che alcuni documenti sequestrati dai Navy Seals nel suo nascondiglio di Rawalpindi confermano le difficoltà da parte dell’ex leader di al-Qaeda nel tenere insieme una rete ormai troppo frammentata e difficile da controllare; un’organizzazione ben diversa rispetto a quella dei primi anni del 2000. In primis Bin Laden era insoddisfatto delle tattiche messe in atto da molti dei gruppi affiliati ad al-Qaeda che sembravano più interessati a combattere battaglie locali che ad attaccare gli Stati Uniti.
In una lettera ad al Qaeda nella Penisola Arabica, Osama bin Laden esortava i suoi seguaci a mettere da parte i loro obiettivi locali per concentrarsi sulla lotta contro il nemico americano. E invitava inoltre il gruppo jihadista somalo al-Shabaab a non dichiarare pubblicamente la propria appartenenza ad al-Qaeda per evitare una dura presa di posizione nei loro confronti da parte della comunità internazionale. In un’altra lettera Bin Laden criticava aspramente i Terik i-Taliban pakistani per le loro tattiche di guerriglia che spesso comportavano l’uccisione di molti musulmani che restano catturati nel fuoco incrociato.
Da una parte dunque Bin Laden e i suoi luogotenenti cercavano di diffondere il più possibile l’ideologia qaedista, dall’altra si trovavano a dover far fronte a una miriade di gruppi e sotto gruppi che, per lo più coinvolti in lotte locali e con comportamenti che in certi casi si discostavano dalle linee guida dell’organizzazione, rischiavano di compromettere le zone di reclutamento all’interno dello stesso mondo islamico, inimicandosi la popolazione.
In seguito allo scoppio delle Primavere Arabe e la guerra in Siria la situazione per al-Qaeda è ulteriormente degenerata.
In Iraq, in seguito alla caduta di Saddam Hussein, è nata “Al Qaeda Iraq”, che ha portato il paese nel mezzo di una vera e propria guerra civile tra sciiti e sunniti. Si sono successivamente creati nuovi gruppi filo al-Qaeda come l’AQMI (al-Qaeda nel Maghreb Islamico), legato ai gruppi salafiti algerini, responsabile dell’offensiva nel nord del Mali che ha portato a una dura repressione del popolazione nel 2012; i qaedisti sono poi fuggiti in Libia e Mauritania in seguito all’attacco francese dello scorso inverno. In Tunisia è invece comparso il gruppo Ansar al-Sharia, che ha creato notevoli problemi di ordine pubblico al governo Ennahda. Vi sono poi le brigate Jabhat al Nusra che combattono tutt’oggi il regime alawita in Siria, composte in prevalenza da siriani, iracheni, sauditi, libici, ceceni ma con discreta presenza di combattenti musulmani provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. L’obiettivo di al-Nusra sembra essere quello di liberare il paese da Assad per instaurare uno stato islamico; cosa per niente gradita da gran parte dei siriani.
Gli ultimi avvenimenti dimostrano come sono proprio al-Qaeda Iraq e Jabhat al-Nusra a creare i maggiori grattacapi alla leadership qaedista; infatti il leader del gruppo iracheno, Abu Bakr al-Baghdadi ha recentemente rifiutato gli ordini del nuovo leader di al-Qaeda e successore di Bin Laden, Ayman al-Zawahiri, il quale aveva esortato al-Baghdadi a smentire la presunta unione di al-Qaeda Iraq con Jabhat al-Nusra. Lo scorso aprile lo stesso al-Baghdadi aveva dichiarato la fusione del gruppo iracheno con le milizie jihadiste siriane, facendo riferimento allo “Stato islamico di Iraq e del Levante”.
Dichiarazione puntualmente smentita dal leader di Jabhat al-Nusra, Abu Mohammed al-Jawlani, il quale ha confermato i rapporti tra i due gruppi ma ha negato la presunta fusione, rinnovando invece l’alleanza con Zawahiri, il quale aveva a suo tempo più volte ordinato che i due gruppi operassero distintamente. Una scelta obbligata in quanto la dichiarazione di al-Baghdadi rischiava di mettere a repentaglio la reputazione di al-Nusra in Siria, considerato che il popolo siriano non vede di buon occhio i qaedisti, ben consapevole delle atrocità da loro commesse in Iraq. Sempre secondo Zawahiri, Abu Bakr al-Baghdadi avrebbe commesso un grosso errore nell’annunciare tale fusione senza consultarsi prima con il direttivo centrale in quanto si tratta di un’unione dannosa per tutti i jihadisti.
Al Qaeda non è più dunque soltanto in preda a una dispersione per quanto riguarda i gruppi interni che la compongono e i loro obiettivi, ma è in corso una vera e propria frammentazione strutturale di tipo verticale; Ayman al-Zawahiri non viene più riconosciuto come leader legittimo, i suoi ordini vengono rifiutati e messi in discussione da un al-Baghdadi che evidentemente ha un’agenda ben diversa dai vertici organizzativi.
Una situazione prevedibile in quanto Zawahiri non ha mai avuto il carisma e la reputazione di Usama Bin Laden ed è ben noto cosa succede il più delle volte quando il leader carismatico di un gruppo viene meno: inizia a mancare il collante che teneva uniti i vari membri, con le prevedibili divisioni interne che portano alla disgregazione del gruppo. Bin Laden faceva già fatica a mantenere uniti i vari gruppi nel rispetto delle linee guida di al-Qaeda; la successione di Ayman al-Zawahiri non poteva fare altro che portare alla fase successiva, quella dello sfaldamento.
A questo punto è lecito porsi una domanda: all’interno di un contesto mediorientale profondamente mutato in seguito alle rivolte, dove sciiti e sunniti sono oggi acerrimi nemici, come dimostra la fatwa del prominente religioso Qaradawi il quale all’inizio di giugno ha dichiarato aperte le porte della jihad in Siria ed ha definito “infedeli” e “nemici dell’Islam” Hizbullah e l’Iran in quanto alleati di Assad , chi è oggi il vero nemico di al-Qaeda? Gli Stati Uniti? L’Occidente? Israele? L’Iran sciita e i suoi alleati? O forse bisognerebbe chiedersi, esiste ancora al-Qaeda?