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Diritto di critica | November 5, 2024

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Ad Istanbul la rivolta continua, è "caccia" anche negli ospedali

La rivolta dei garofani a Istanbuldi RadioIstanbul

Sabato sera. Mentre in Italia andava in onda la partita Italia-Brasile e i tg parlavano solo delle rivolte nel paese carioca, tramite Twitter la popolazione di Istanbul si è data appuntamento a Piazza Taksim per manifestare in memoria dei quattro ragazzi uccisi e per chiedere la liberazione delle persone ancora in carcere, manifestando tutti con garofani rossi.

Nella notte l’inferno. La polizia fino a quando c’era luce diurna è sembrata relativamente tranquilla, anche se ha comunque utilizzato gli idranti e i gas al peperoncino contro le persone e fatto alcuni annunci intimando alla popolazione di sgomberare la piazza. Ma, appena è sceso il buio sono di nuovo iniziate le cariche della polizia con idranti, gas, lacrimogeni e tanta violenza nelle vie più piccole e nascoste, lontane dagli occhi della stampa internazionale. Hanno sequestrato le videocamere ai giornalisti delle reti tv che trasmettevano in diretta per evitare che potessero trasmettere le immagini dell’attacco.

Una protesta pacifica. Prima dell’attacco della polizia la gente gridava slogan come, “Erdogan dimettiti”, alla polizia “Polizia non tradire il tuo popolo”, “vendi Simit (che è un pane turco che viene venduto per le strade) ma vivi con onore” offrendo garofani ai poliziotti e sempre tutto in maniera esemplarmente pacifica. C’erano donne in prima fila che chiedevano: “Siamo in 75 milioni di persone perché non possiamo vivere in pace tutti insieme? Diteci quale reato stiamo commettendo per essere attaccati?”. Alcuni hanno anche cercato di fermare i toma (i camion blindati con gli idranti) mettendosi davanti e rischiando la loro vita.

La rivolta anche ad Ankara. Anche ad Ankara ci sono scontri con una repressione molto più violenta, se possibile, che ad Istanbul. La polizia ha sparato proiettili di gomma sulle persone e picchiato anche bambini con manganelli, secondo alcuni testimoni. Il sindaco di Ankara, Melih Gokcek, è il più fanatico sostenitore di Erdogan e continuamente minaccia e attacca anche su Twitter la popolazione. Anche nei giorni scorsi, durante il funerale del ragazzo ucciso dalla polizia, le forze dell’ordine hanno disperso il corteo funebre e attaccato i portantini della bara con idranti e lacrimogeni, non permettendo neanche lo svolgimento della precessione e alle persone di piangere i propri morti.

La repressione anche negli ospedali. In questi giorni oltre a tutto ciò, la polizia ha iniziato dei rastrellamenti a tappeto nelle case arrestando alcuni giovani che hanno partecipato alle manifestazioni con l’accusa di vandalismo e provocazione e terrorismo. Stanno inoltre indagando centinaia di utenti Twitter per arrivare a capire chi sono le persone che hanno Twitter per fomentare la rivolta. Il governo ha richiesto agli ospedali e ai pronto soccorso di comunicare i nomi delle persone che vanno a farsi curare per poi arrestarle. Quindi avviene che chi rimane ferito nelle manifestazioni non si reca in ospedale e cerca di curarsi in casa, chiedendo aiuto ad amici medici.

Erdogan alla ricerca del consenso. Erdogan sta girando il paese con comizi e obbligando i membri del partito e gli impiegati statali a partecipare con le loro famiglie, mettendo a disposizione mezzi di trasporto riservati e gratuiti del comune e pagando 50 lire turche a testa più un pacco con viveri a chi partecipa. Sembra che il tentativo di questi comizi sia quello di raccogliere consenso, come in una campagna elettorale.

Le bande armate. Da giorni poi bande armate di bastoni e coltelli sostenitori di Erdogan, stanno attaccando i manifestanti, durante le manifestazioni, nelle case e per strada, con minacce di morte su Twitter.