L'estate calda di Silvio Berlusconi, in arrivo una slavina di sentenze e processi - Diritto di critica
Con il solstizio d’estate oggi inizia anche la stagione più rovente degli ultimi anni per Silvio Berlusconi, con un’ondata di sentenze e processi in arrivo che potrebbero compromettere la tenuta del governo Letta o, al contrario, essere la più potente assicurazione sulla vita delle “larghe intese”. La decisione sul legittimo impedimento che tanto ha fatto infuriare i parlamentari Pdl, infatti, rischia di essere acqua fresca rispetto a quanto potrebbe accadere lunedì, giorno in cui è atteso il verdetto sul caso Ruby, un processo che inizierà a farsi sentire da oggi, con un’udienza del procedimento “Ruby2”, a carico di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora. Per Berlusconi, invece, l’accusa ha chiesto 6 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Ma non è tutto. Per giovedì 27, infatti, è prevista l’udienza preliminare dell’inchiesta sulla presunta compravendita di senatori che avrebbe fatto cadere il governo Prodi. Insieme al Cavaliere, sono imputati l’ex senatore Sergio De Gregorio e il faccendiere Valter Lavitola. E il 27 sarà una giornata ad alto rischio anche per la sentenza della Cassazione, chiamata a confermare o meno il pronunciamento per cui la Fininvest ha dovuto pagare 564 milioni di euro alla CIR di De Benedetti, nell’ambito del procedimento Mondadori.
Il tutto mentre, dopo la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, va avanti il processo Mediaset per cui la sentenza della Cassazione è attesa dopo l’estate.
Sul fronte politico, invece, il 9 luglio è stata calendarizzata (su proposta grillina) la seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, per l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi (già “salvato nel ’94,m nel ’96 e nel 2001), ma in questo caso il governo “delle larghe intese” potrebbe essere un baluardo a qualsiasi rischio. Con il paradosso di un voto che andrebbe a scontrarsi con il pronunciamento della magistratura.
E’ evidente come, in un contesto simile, un governo a larga maggioranza convenga al Cavaliere, pedina fondamentale dell’asse Pd-Pdl, un’alleanza capace – in caso di emergenza – di arginare l’esito dei processi per preservare se stessa, nella consapevolezza dell’impossibilità di tenere l’Italia in un regime di continua crisi di governo. Ben si spiegano, allora, da parte di Berlusconi, toni concilianti e rassicurazioni all’esecutivo Letta, anche in vista del voto del 9 luglio. Se Berlusconi facesse cadere il governo sulla Giustizia – a fronte di un Paese sull’orlo del baratro – il rischio sarebbe quello di una debacle in caso di nuove votazioni, con lo spettro – a quel punto diventerebbe un rischio concreto – di un’alleanza Pd-M5S, con i grillini che mormorano, già stufi di essere stati relegati nell’angolo di un’opposizione per ora sostanzialmente improduttiva.
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