Addio alle note "rivoluzionarie" di piazza Taksim, la polizia turca sequestra il Pianoforte
La sua musica risuonava nella piazza in rivolta, stranamente silenziosa. Era la notte tra il 13 e 14 giugno quando Sky ha mandato in onda le immagini di piazza Taksim dove tutti, giovani e giovanissimi, protetti all’esterno da un cordone di madri, ascoltavano rivolti verso il centro. Un piccolo palco, un pianoforte a coda. E lui con la sua musica, un tedesco di origini italiane protagonista della rivolta turca. Si chiama Davide Martello, 31 anni. Quella notte suonava il suo pianoforte: da “Hey Jude” dei Beatles a “Felicità” di Al Bano. La musica della protesta, la musica contro la violenza.
Un pianoforte confiscato. Adesso Martello è disperato. La polizia ha requisito il suo 88 tasti, “tutta la mia vita”. Due sere fa era a poche decine di metri da Gezi Park. Una nuova carica della polizia lo convince a spostare il suo strumento lontano dagli scontri. Ma “era impossibile respirare, così non ho potuto far altro che scappare tra la folla. Quando la situazione è tornata sotto controllo, sono immediatamente tornato dal mio pianoforte: era ancora al suo posto, fermo e silenzioso in mezzo alla strada. Mi è sembrato normale sedermi e iniziare a suonarlo. Subito si è avvicinata tanta gente, ancora stordita da quello che era appena accaduto, ma felice di poter ascoltare le mie note”. Ma poco dopo la polizia lo ha circondato e gli ha requisito tutto, pianoforte compreso, e senza alcuna motivazione.
Addio note “rivoluzionarie”. Così, quelle note “rivoluzionarie” non suoneranno più a piazza Taksim. Non saranno più la colonna sonora di una rivolta contro la restaurazione. “Sono vuoto: quella è la mia vita, io non possiedo nient’altro. Hanno spento la mia musica. Ora ho solo bisogno di aiuto: non so proprio cosa fare, si dispera Martello. Ma chi glielo ha fatto fare? “Ero a Sofia, in Bulgaria, e quando in televisione ho visto quello che stava succedendo in Turchia non ci ho pensato due volte: ho caricato il mio strumento e sono partito, perché solo la musica poteva portare un po’ di serenità”, spiega in un’intervista rilasciata a La Stampa di Torino. “All’inizio avevo una paura pazza: ero nel cuore della rivolta, si respirava paura e rabbia ovunque. Ma i corpi delle persone che lentamente si sono avvicinate mi hanno dato protezione e sicurezza: l’energia e le vibrazioni che mi hanno trasmesso sono indescrivibili, il vigore di questi giovani è contagioso e commovente”.
Un lungo viaggio musicale. Davide Martello gira l’Europa per portare la sua musica in piazza. Fino ad oggi ha girato molte delle capitali europee a bordo della sua auto alla quale ha attacco un carrello per trasportare il suo pianoforte, con una copertura di pannelli fotovoltaici per alimentare gli amplificatori. Il suo è un viaggio itinerante nel quale connettere la musica all’architettura delle varie piazze e realizzare una fusione. Per ora non vuole lasciare Instanbul, ma non sa più se potrà proseguire il suo viaggio musicale. “Da Istanbul non so quando me ne andrò: sento che per ora il mio posto è qua. In questa piazza che può e deve essere una culla per la libertà”.
Twitter: @PaoloRibichini