La ‘‘maglia-cam’’, quando lo sport cede il passo al business - Diritto di critica
Una telecamera posta sopra la traversa di una porta di calcio, per scongiurare il gol fantasma. La tecnologia al servizio dello sport per dirimere l’antica questione del ‘‘gol-non gol’’. Una telecamera posta all’altezza del petto per calciatore al servizio dello show, del business del calcio che sembra non conoscere crisi in tutto il pianeta. A proporla è l’emittente globale per eccellenza, Sky, già innovatrice in altri sport come la formula 1. Lo stato maggiore di Sky, attualmente, è a Rio de Janeiro per la Confederations Cup, la competizione internazionale che vede anche la partecipazione dell’Italia.
Sky sembra voler aggredire tutti gli sport a livello mondiale, con offerte mirate a suon di milioni di euro. Da aprile 2014, infatti, la MotoGp replicherà il modulo della Formula1, ovvero metà delle gare in diretta esclusiva Sky e ad Italia 1 le repliche delle stesse. In contemporanea, come accade anche con la Rai, le restanti corse. Ma la novità più ghiotta, come detto, riguarda il calcio. Dopo aver violato l’ambiente più privato dei calciatori, gli spogliatoi nel pre-gara, le microcamere sul petto dei calciatori aprono nuovi scenari e promettono immagini mozzafiato per gli appassionati. Resta il dibattito, se la tecnologia e il business debbano condizionare lo sport in tutti i suoi aspetti, da quelli agonistici a quelli valoriali.
Il presidente dell’Aic Damiano Tommasi si è mostrato entusiasta all’idea: “Quella della tele camerina sulla maglietta dei giocatori è un’idea che nasce dalla voglia di far entrare gli spettatori sempre più in campo al centro dell’evento. E’ una cosa di cui ho già sentito parlare, so che si sta valutando la fattibilità, ma esiste un problema di ricezione. Poi – ha aggiunto l’ex giocatore della Roma – credo che bisognerà valutare il discorso regolamentare”. Nella Formula 1 già da una stagione è stata introdotta la camera sul casco del pilota e gli appassionati hanno mostrato di gradire molto. Ora sarà la volta del calcio, ma lo sport ancora una volta sembra piegarsi alle logiche del business, soprattutto in un momento di crisi come questo.