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Diritto di critica | November 19, 2024

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"Spazio ai disoccupati". Ma alla fine ai seggi ci vanno i dipendenti pubblici

Al seggioSi era detto: “Priorità ai disoccupati”. Molti partiti avevano invitato i comitati elettorali a selezionare gli scrutatori dando la precedenza a disoccupati, inoccupati e giovani. Come non detto. A Roma il servizio del trasporto pubblico sabato, domenica e oggi è rallentato a causa dell’assenza dal posto di lavoro di ben 1.000 dipendenti scelti come scrutatori, anche a questo turno elettorale, come a quello delle precedenti elezioni politiche. Nulla di grave se non fosse che gli scrutatori percepiscono un indennizzo cospicuo per due giorni (e qualche ora il sabato) di lavoro ai seggi. Insomma, chi è disoccupato non ha avuto modo di guadagnare nemmeno quei 120-130 euro (il doppio nei comuni dove si stanno tenendo i ballottaggi), mentre molti di coloro che un lavoro ce lo hanno, tra permessi e domeniche recuperate, si tengono il proprio stipendio mensile e l’indennità di scrutatore.

Un reddito in più. In alcuni enti pubblici, infatti, sono molte le persone che, in caso di elezioni, vengono chiamate a fare gli scrutatori. Un caso, o forse no. A sentire qualcuno ai seggi sembra anzi che per ritrovarsi a contare le schede bisogna avere una “segnalazione”. A questo, poi, si aggiunge anche il fatto che il turn over è praticamente quasi del tutto assente. Chi viene chiamato oggi, sarà richiamato anche domani, fra un anno, fra tre anni, fra cinque anni.

Non perdono nemmeno il giorno di riposo. Gran parte dei dipendenti pubblici chiamati ai seggi non perde un euro del proprio stipendio e nemmeno il riposo domenicale. Infatti, per il sabato chiedono un permesso, la domenica viene recuperata come giorno di riposo nella settimana successiva e il lunedì vale come permesso straordinario, cioè un giorno di assenza dal lavoro che non viene decurtato dalle ferie.

Inefficienza sociale e spreco di risorse. Il risultato è che il voto costa allo Stato il doppio. Non solo viene pagata l’indennità di scrutatore, ma molti dei dipendenti pubblici impiegati si assentano dal posto di lavoro per due giorni, senza alcuna decurtazione dallo stipendio. Rimane quindi incomprensibile la selezione fatta dai vari comitati elettorali, se non per logiche che hanno poco a che fare con meritocrazia e soprattutto con la migliore utilità sociale. Il fatto che sia a Roma che a Napoli siano migliaia i dipendenti delle agezie alla mobilità impegnati ai seggi, rallentando un servizio pubblico essenziale, la dice lunga sulle scelte dei comitati. Quasi uno sfregio nei confronti di chi vive senza reddito e che vorrebbe sentirsi utile per la società, almeno un weekend l’anno.