A Taranto arriva la marea nera - Diritto di critica
A Taranto non c’è solo l’Ilva, con le sue polveri sottili: in Mar Grande il depuratore comunale sversa liquami e fanghi pericolosi senza alcun filtro. Impianti vecchi e manutenzione zero, da abbandono completo: la Procura ha sequestrato l’intera struttura, affidandola in custodia al Comune.
La marea nera a Taranto. Non è la prima volta che il depuratore Gennarini non fa il suo lavoro. L’anno scorso, a marzo, provocò una abbondante fuoriuscita di fanghi dalle vasche di depurazione e il conseguente sversamento in mare, attraverso la condotta, di acque non depurate. Uno sversamento individuato dalla Guardia Costiera in una macchia galleggiante di 100 metri per 50, poi approdata sulla battigia con il suo fetore (e pericolosità) pestilenziale.
Senza controlli e manutenzione. I sigilli sono stati disposti per “inquinamento marino causato da mal funzionamenti dello stesso impianto”. “La prolungata attività di monitoraggio da parte degli uomini della Guardia costiera – si legge in una nota – ha consentito di accertare lo stato di totale degrado ed abbandono in cui versavano tutte le strutture, con assenza della pur minima attività di manutenzione e conseguente grave malfunzionamento dello stesso impianto, che in tal modo non era più in grado di assolvere alla funzione alla quale è preposto”.
Il rischio è grave anche per la salute, perché la marea nera non depurata approda a riva e costituisce una potenziale minaccia per i cittadini. La Procura ha già disposto il sequestro su tutta l’area: dall’intero impianto di sollevamento del depuratore (5.600 metri quadrati con annesso scarico di troppo pieno), alla condotta interrata che porta in mare i liquami, lungo 4 chilometri.
Le ipotesi di reato accertate vanno da interruzione di pubblico servizio a danneggiamento aggravato di bene pubblico: tutte ipotesi contemplate dal vigente Codice penale.