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Diritto di critica | November 21, 2024

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Assad riconquista Qusayr (grazie a Hizbollah) - Diritto di critica

syria_31[1]La zona di Qusayr è tornata nelle mani dell’esercito di Assad; dopo una battaglia durata tre settimane i ribelli dell’Esercito Libero Siriano hanno abbandonato la cittadina, da circa un anno sotto il loro controllo e punto strategico per il passaggio di rifornimenti in quanto collega la zona costiera all’interno del paese.

Il merito della riconquista non è però dell’esercito regolare siriano quanto piuttosto delle milizie sciite libanesi di Hizbullah, le quali hanno fornito un diretto appoggio partecipando attivamente all’assalto con migliaia di uomini; è evidente che senza tale supporto l’esercito di Assad non sarebbe riuscito a riprenderne il controllo.

Fonti vicine ai ribelli hanno denunciato la presenza di militari iraniani al fianco di Hizbullah ed esercito regolare siriano.

Nulla di nuovo, che Teheran e il suo alleato sciita libanese supportassero logisticamente, economicamente e militarmente il regime di Damasco era ben noto a tutti; il conflitto siriano ha però raggiunto una nuova fase in cui Hizbullah e persino il governo libanese non hanno più remore nell’ammettere il proprio diretto coinvolgimento in appoggio al regime.

Giorni prima dell’assalto a Qusayr il leader di Hizbullah, Hassan Nasrallah, aveva dichiarato che il suo “partito” non avrebbe permesso la caduta del regime di Assad e che sarebbe andato fino in fondo per difenderlo. Naji Malaeb, analista militare all’Inegma Center di Dubai spiega come sia evidente che Nasrallah non stia facendo altro che portare avanti ordini ricevuti da Teheran.

Dal Cairo è poi intervenuto il Ministro degli Esteri libanese il quale, durante una riunione della Lega Araba, ha difeso l’intervento di Hizbullah in Siria accusando gli “estremisti” di colpire il nervo del patrimonio storico siriano-libanese presente nella zona di Qusayr e nei villaggi adiacenti il confine con il Libano. Egli ha inoltre ribadito che l’espandersi del conflitto siriano in territorio libanese non sarebbe stato tollerato dal governo di Beirut.

Sempre secondo il Ministro i ribelli avrebbero saccheggiato villaggi, distrutto moschee e chiese e messo in atto ogni tipo di violenza nei confronti degli abitanti della zona.

Durissima invece la condanna da parte della Lega Araba nei confronti dell’ingerenza esterna di Hizbullah. Il governo egiziano, tramite il responsabile alla sicurezza nazionale Essam el-Haddad, ha definito l’intervento un “crimine” e “un grave errore”. Il Bahrein ha invece denunciato pubblicamente Hizbullah come “organizzazione terrorista”.

Nel frattempo la Russia continua a minacciare di accelerare il processo di vendita di missili S-300 al regime di Assad il quale, secondo fonti russe, ne avrebbe acquistato una fornitura per il valore di circa un miliardo di dollari. Dunque se da una parte l’asse sciita appoggiato dalla Russia assume un atteggiamento sfacciatamente aggressivo, dall’altro Stati Uniti e Unione Europea faticano a trovare una linea comune sulla situazione siriana.Solo pochi giorni fa Gran Bretagna e Francia sono riuscite a far ritirare l’embargo posto dall’Unione Europea che proibiva la vendita di armi ai ribelli siriani, ma non senza una decisa opposizione di alcuni stati membri come Austria, Svezia e Repubblica Ceca e dopo una riunione durata più di tredici ore.Il Segretario per gli Affari Esteri britannico William Hague ha dichiarato :”Anche se non abbiamo piani immediati per l’invio di armi alla Siria, ora abbiamo una flessibilità che in futuro ci permetterà di rispondere in caso di un peggioramento della situazione”. Non risulta chiaro in che modo la situazione possa ulteriormente peggiorare visto e considerato che la guerra civile siriana va ormai avanti da più di due anni, con conseguenze devastanti per la popolazione.

Una “guerra civile” che non è più questione interna siriana da molto tempo e forse non lo è mai stata in quanto vi sono in ballo interessi economici, politici e strategici che vanno ben oltre i confini nazionali e gli interessi della popolazione. Secondo alcuni analisti una delle principali ragioni per cui EU e Stati Uniti risultano incapaci di prendere una posizione chiara e diretta nel conflitto è legata alla frammentazione interna dall’opposizione siriana.

Le brigate jihadiste Jabhat al-Nusra risultano essere le uniche in grado di mettere in difficoltà l’esercito regolare siriano, ma si tratta di un gruppo “esterno”, composto principalmente da guerriglieri non siriani vicini ad al-Qaeda in Iraq e con un obiettivo ben diverso dall’ELS, ovvero l’instaurazione di uno stato islamico in Siria. Non è un caso che in più occasioni sono stati segnalati contrasti tra vari gruppi legati all’Esercito Libero Siriano e le milizie jihadiste.Anche a livello politico l’opposizione è divisa e fa fatica a trovare una linea comune di intesa, come dimostrano le recenti dimissioni dell’ ex presidente della Coalizione Nazionale delle Forze di Opposizione Siriane, Muaz al-Khatib.Un’opposizione frammentata, lo spettro dei jihadisti legati ad al-Qaeda e l’indecisione occidentale non fanno dunque altro che rafforzare l’asse sciita e la Russia, facendo riemergere lo spettro di un Assad più volte dato per spacciato.

 

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