Londra, il terrorismo è sempre più "fai da te"
Trascinato a terra, preso a colpi di machete e decapitato. Non siamo in un villaggio sperduto dell’Africa ma a Londra, nel trafficato quartiere di Woolwich, sulla riva meridionale del Tamigi. La vittima si chiamava Lee Rigby, aveva 25 anni, era un militare in servizio al 2° Battaglione del Royal Regiment of Fusiliers e padre di un bambino di due anni. I due attentatori l’hanno affiancato mentre stava rientrando alla vicina base, al grido “Allahu akbar” (Dio è grande), e l’hanno assalito colpendolo più volte con due grosse armi da taglio, decapitandolo.
Poco dopo i due attentatori, invece di scappare, sono rimasti sul luogo dell’assalto facendosi filmare dai passanti mentre, con le mani ancora insanguinate, sbraitavano il loro messaggio delirante: “mi dispiace che le donne hanno dovuto assistere a questa scena, ma nelle nostre terre le nostre donne devono assistere alle stesse scene! Voi non sarete mai al sicuro! Sbarazzatevi del vostro governo, a loro non importa di voi!”. Pochi minuti e i due terroristi hanno tentato di assalire anche le pattuglie della polizia giunte sul posto, che hanno aperto il fuoco ferendo entrambi gli assalitori che sono poi stati trasferiti all’ospedale con un elicottero.
Nella serata di giovedì sarebbero inoltre state arrestate altre due persone, un uomo e una donna, entrambi ventinovenni, in relazione all’attentato.
Uno dei due aggressori, quello della dichiarazione in video, Michael “Mujahid” Adebajo, 28 anni, cittadino britannico di origine nigeriani è cresciuto a East London. Nato in una famiglia cristiana e convertitosi all’Islam nel 2007, per un certo periodo risulta aver frequentato “al-Muhajiroun”, una nota organizzazione islamista radicale attiva nel Regno Unito dal 1986 e bandita dal governo britannico nel 2005. L’organizzazione è stata guidata per un certo periodo da Anjem Coudary, un controverso predicatore il quale, secondo quanto riportato dal Guardian nel 2005, avrebbe definito gli attentatori dell’11 settembre 2001 “magnifici martiri”. In un’intervista alla BBC radio 4 egli avrebbe poi elogiato attacchi terroristici portati a termine da musulmani britannici dichiarando che al-Muhajiroun incoraggia le persone a portare a termine i propri doveri e responsabilità, aggiungendo però che il gruppo era prettamente politico e non si assumeva responsabilità per quanto riguarda le azioni individuali. Choudary si sarebbe inoltre rifiutato di condannare gli attentati di Londra del 2005.
Per una strana coincidenza Adebajo appare in un filmato proprio alle spalle di Chaudary durante una manifestazione contro i cristiani del 2007 (video). Chaudary ha ammesso di conoscere Adebajo in quanto frequentatore di al-Mouhajiroun, ma ha anche aggiunto di non averlo più visto da almeno due anni. Il predicatore non ha esitato ad attribuire la colpa di quanto accaduto “alla politica estera britannica”, aggiungendo però che episodi del genere sono da condannare.
Al di là del gesto atroce, di una crudeltà e una barbarie atroci, vi è un ulteriore aspetto inquietante nella vicenda: il fatto che i due attentatori non siano fuggiti dopo l’attacco, ma si siano trattenuti sul luogo dell’aggressione, in tutta tranquillità, per farsi filmare. In questo modo il video diventa uno strumento di propaganda, un invito per altri potenziali criminali a emulare il folle gesto.
E’ l’ennesimo allarmante segnale di come la strategia del terrorismo di matrice islamica stia cambiando; gli attentati non vengono più ideati e portati a termine da organizzazioni strutturate in un direttivo centrale e varie ramificazioni e cellule operative in contatto più o meno costante con la base. Non richiedono più l’utilizzo di determinati armamenti, un attento studio di obiettivi specifici come aerei, navi, autobus, sedi diplomatiche ed istituzionali.
Con la nuova era del “jihadismo individuale” chiunque può addestrarsi da solo grazie al più disparato materiale disponibile su internet dove si insegna a utilizzare quello che si ha a portata di mano nella vita quotidiana e ad utilizzarlo per attaccare qualunque tipo di obiettivo che sia facilmente raggiungibile. Cani sciolti influenzati dall’estremismo di predicatori che troppo spesso vengono lasciati liberi di fomentare odio e che, grazie alla “preparazione fai da te”, riescono a mettere in atto la loro folle strategia del terrore; se poi hanno accesso ad armi da fuoco meglio ancora.
Quello di ieri è soltanto l’ennesimo di una serie di attentati “individuali” che, in alcuni casi sono stati fermati in tempo o non hanno prodotto gli effetti sperati dagli attentatori, ma in altri casi hanno purtroppo avuto un triste esito.
Nel 2007 quattro uomini tra cui l’organizzatore, Parviz Khan, vennero arrestati nella zona di Birmingham per aver progettato il sequestro e la decapitazione di un militare inglese; il gruppo venne intercettato in tempo.
Nel 2009 Nidal Hasan, militare americano di origine palestinese, uccise tredici suoi commilitoni nella base di Fort Hood, in Texas.
Sempre nello stesso anno il libico Mohamed Game costruì insieme ad alcuni complici un ordigno rudimentale preparato proprio grazie all’ausilio di istruzioni reperite su internet e cercò di farsi esplodere all’ingresso della caserma dei Carabinieri “Santa Barbara”, a Milano. Fortunatamente l’ordigno non si risultò sufficientemente potente e l’unico a restare gravemente ferito fu l’attentatore, il quale perse la vista e una mano. Nello scoppio restò pero lievemente ferito anche un militare.
Nel 2012 Mohamed Merah, francese di origine algerina, uccise tre militari francesi , un rabbino e tre bambini di una scuola ebraica nella zona di Tolosa prima di essere ucciso in un conflitto a fuoco con le teste di cuoio.
Sempre nello stesso periodo a Milano venne arrestato Mohamed Jarmoune, mentre si preparava a colpire la sinagoga meneghina di via Guastalla.
Anche l’attentato di Boston dello scorso aprile fu portato a termine da due “cani sciolti” di origine cecena che si sarebbero istruiti autonomamente.
Il “jihadismo solitario” è dunque una nuova tipologia di terrorismo, molto più difficile da controllare e contrastare in quanto individui o piccolissimi gruppi risultano maggiormente imprevedibili e difficili da monitorare e prevenire rispetto a organizzazioni più o meno strutturate.
Al di là dell’addestramento autonomo in rete, non bisogna però commettere l’errore di credere che questi personaggi non abbiano comunque dei contatti con qualche rete o gruppo, magari di dimensioni molto ristrette; che non abbiano accesso a materiale ideologico di predicatori fai da te che utilizzano spazi privati o internet per divulgare le loro posizioni di matrice estremista. Internet in particolar modo, con i suoi canali video come YouTube e i vari social networks e forum, possono diventare luoghi di predicazione e incitamento alla violenza.
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