Siria, la battaglia di Qusayr
Lo scorso fine settimana la cittadina siriana di Qusayr, vicina al confine con il Libano, è stata teatro di scontri violentissimi tra forze filo-Assad ed Esercito Libero Siriano. Qusayr è stata attaccata con una manovra di accerchiamento, con l’esercito regolare siriano che procedeva da nord e da est con carri armati e aviazione, mentre da sud e da est giungeva un continuo e costante bombardamento a colpi di mortaio da parte delle milizie sciite libanesi di Hizbullah.
Le forze filo-Assad sembrano aver dunque ripreso il controllo della città, principalmente abitata da alawiti e di vitale importanza strategica in quanto principale luogo di transito per i rinforzi provenienti dal Libano. Perdere il controllo della zona significherebbe per il regime perdere rifornimenti e, in aggiunta, comporterebbe un’interruzione dei collegamenti con la zona costiera siriana, limitando così l’accesso ai porti di Latakia e Tartus. E’ indubbio come l’offensiva su Qusayr, al di là dell’intervento di Hizbullah, sia stata resa possibile grazie all’appoggio logistico, economico e militare fornito ad Assad da Iran e Russia, in gran parte proprio dai porti sopra citati.
E’ fondamentale tener presente che a Tartus è presente l’unica base navale russa sul Mediterraneo, risalente al periodo sovietico e costruita in seguito a un accordo tra Mosca e Damasco stipulato nel 1971. In aggiunta, sempre grazie ad aiuti esterni, il regime di Assad è stato in grado di costituire una nuova milizia, la National Defense Force, addestrata in modo rapido e relativamente efficace da militari iraniani e da Hizbullah. La NDF ha conseguentemente rafforzato le file dell’esercito regolare siriano, ormai da tempo in seria difficoltà, nonostante i media di regime cerchino di far credere il contrario.
Risulta ormai palese come la guerra di Assad sia in realtà una guerra in gran parte legata agli interessi iraniani e russi. L’appoggio dei due paesi diventa sempre più sfacciato, forse anche a causa delle timide reazioni da parte della comunità internazionale, nonché da una evidente immobilità da parte di un’amministrazione Obama che sembra impietrita e confusa, incapace di gestire una situazione altamente drammatica che si protrae ormai da più di due anni.
E’ importante però tenere presente un elemento: il fatto che gli aiuti esterni ad Assad siano in crescendo potrebbe essere un segnale che mette in evidenza le difficoltà di un esercito di regime; gli aiuti ricevuti in precedenza sembrano non essere sufficienti. I ribelli, inoltre, hanno dimostrato più volte grandi capacità nel ritirarsi dalle zone messe alle strette dall’esercito di Assad, evitando di essere intercettati, per poi attaccare e riconquistare altre aree sotto il controllo del regime, come accaduto la scorsa settimana a Otaybah.
Fino a che punto, dunque,Iran e Hizbullah potranno continuare a intervenire in aiuto del loro vitale alleato?
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La guerra è stata attivata per mezzo dei contras, il cui scopo era solo quello di innescare un intervento “umanitario” della NATO.
Il piano è fallito già dall’operazione “Vulcano di Damasco e Terremoti in Siria”, molto strombazzata mediaticamente, ma operativamente rivelatasi un grande flop.
Non c’è, comunque, alternativa all’intervento della NATO, perché Washington non vuole altri a governare a Damasco che non sia un burattino direttamente insediato sulla punta delle baionette USA e/o delle mazzette in $.
Poiché l’intervento militare della NATO non può non essere che basato sulle forze USA nel Vicino Oriente, è estemamente improbabile che esso possa aver luogo. L’amministrazione Obama è troppo impegnata a confrontarsi con la crescente potenza cinese in Estremo Oriente per potersi far distrarre da una Siria.
Se gli USA hanno deciso di porre fine all’agressione alla Siria, Ginevra 2 arriverà là dove Ginevra 1 non è pervenuta. Al tempo della Clinton , infatti, c’erano ancora residue speranze di un intervento militare NATO.
Conseguentemente, il Governo siriano cercherà di realizzare il massimo dei successi sul campo prima dell’inizio di Ginevra 2, per trattare da una posizione dominante. -
non sono d’accordo!
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